Nel consiglio federale delle scorse settimane la Federazione calcistica italiana (FIGC) ha completato il passaggio al professionismo del movimento femminile. Dal primo luglio la Serie A — il massimo campionato nazionale — diventerà quindi un torneo professionistico a tutti gli effetti e si verrà a creare una vera e propria professione a norma di legge, quella di calciatrice. Per la prima volta nella storia dello sport italiano, ci saranno delle atlete professioniste.
Evelyn Vicchiarello, centrocampista 35enne dell’Arezzo Femminile, ha rilasciato su “La Nazione” queste sue riflessioni in merito all’importante traguardo:
“Finalmente siamo arrivati a questo passaggio. Con le calciatrici della mia generazione o che hanno già smesso abbiamo combattuto per anni per questo tipo di riforma: la avvertivamo come una priorità. Sono contenta che sia arrivata, anche se con troppi anni di ritardo. Mi ripeto sempre che sono nata nell’epoca sbagliata: ho giocato una ventina d’anni nella massima serie ma in quanto dilettante non mi è stato mai versato alcun contributo, anche se mi allenavo tutti i giorni ed era paragonabile ad un lavoro a tutti gli effetti. E anche in serie C è un bell’impegno: noi ci alleniamo almeno quattro volte alla settimana e ognuna poi ha la sua occupazione. Io vivo e lavoro come barista a Sesto Fiorentino: quando stacco parto per venire ad Arezzo ad allenarmi”.
“Sono convinta che questo passaggio promuoverà un’ulteriore crescita del movimento anche grazie agli sponsor e ai diritti televisivi. Soprattutto ritengo che sia importante per dotare le società di professionisti competenti al suo interno. Rischio di costi aumentati? Effettivamente c’è. Penso alle società attualmente in serie A che non si appoggiano a una società di calcio maschile, come il Pomigliano o il Napoli. Queste potrebbero trovarsi in difficoltà, così come tante di serie B che potrebbero non riuscire a permettersi un eventuale salto nella massima serie sia a livello economico che di strutture, visto che un requisito parla anche di stadi con una capienza minima di 500 posti. Per altre realtà, invece, l’impatto non sarà rilevante: squadre come Fiorentina, Juventus o Inter hanno un’organizzazione semiprofessionistica già da anni e sono preparate a questa evoluzione”.