“È una notizia che mi ha sconvolta. Non avendo mai subito problemi per via del mio orientamento sessuale, ogni volta che sento cose di questo tipo mi rendo conto che c’è una problematica di omofobia ancora molto forte in Italia. Non ho mai subito atti del genere da estranei o dalla mia famiglia. Anzi, la mia famiglia mi supporta molto e mi fa sentire circondata d’affetto. Nel 2021 l’omosessualità non dev’essere più un tabù”. Tuona Carolina Cosi, esterno difensivo dell’Arezzo Calcio Femminile nel corso dell’intervista realizzata con lei. L’argomento di partenza è piuttosto evidente; il caso della ragazza di Castel Fiorentino cacciata di casa e disconosciuta perché omosessuale: “Quegli audio della madre di Malika sono terrificanti. Purtroppo c’è chi ancora la rende demoniaca anche da un punto di vista politico. C’è ancora tanta strada da fare ma di una cosa sono contenta. La risposta mediatica che si è venuta a creare è stata impressionante. Penso che ormai si tratti di casi isolati e spero che, da qui in avanti, le persone che reagiscono in questo modo a questa forma d’amore diventino minoranza. Chiunque soffre per queste cose sappia che ha il mio pieno appoggio e non c’è nulla di cui vergognarsi”. Classe 1995 ha disputato una stagione in Serie A con la Florentia San Gimignano. Nel corso della chiacchierata con noi ci racconta quello che sarà il suo futuro senza distogliere il momento presente che sta vivendo con la maglia delle cittine amaranto.
Ti è mai capitato di essere discriminata come calciatrice?
Francamente no. Quando ho iniziato ed ero più piccola ho giocato con i maschi fino ad undici anni. Essendo l’unica ragazza in un gruppo di uomini sicuramente mi hanno identificato in malo modo ma non mi sono mai sentita discriminata in tal senso. Ovvio che mi domandavano cose strane ma io le ritenevo legittime. Non lo vedevo come un atto discriminatorio ma come semplice curiosità. Atti del genere che avvengono ai giorni nostri ho cominciato a guardarli con un occhio diverso, ma è perché ho un carattere forte. Io so chi voglio essere, quindi non mi pongo nessun problema.
Da dove nasce la tua voglia di giocare a calcio?
Ho iniziato nel Molinense. Il mio primo impatto col pallone è avvenuto a scuola, quando giocavo con i miei amici dopo le lezioni. Ho chiesto ai miei genitori di iscrivermi alla società e non hanno avuto nessun problema. Io ho un fratello ed una sorella e spesso giocavo anche con loro. Mio fratello si è fermato molto presto però ricordo che andavo a vederlo con mio padre. Penso sia guardando lui che mi sono innamorata del calcio. Ho giocato molto tempo assieme a mia sorella, poi si è ritirata anche lei. Ora sono rimasta l’unica calciatrice in famiglia. La mia passione è nata dai campi da gioco non guardando il calcio in televisione, ci tengo a sottolinearlo.
Che ricordi hai del periodo in cui giocavi nel Firenze Calcio Femminile?
Bellissimi perché è stata la prima squadra femminile nella quale ho militato. All’inizio ero timorosa, non pensavo ci fossero così tante ragazze con la mia stessa passione per il pallone. Ho sempre pensato che in questi centri sportivi avrei trovato il deserto ed invece sono contenta di essermi ricreduta. Molte di quelle bambine ora giocano in Serie A. C’erano Orlandi, Guagni, Linari, Fusini, era tutto molto stimolante. In quegli anni al Firenze vincemmo tutto quello che era possibile, eravamo fortissime. Ho fatto anche degli stage con la nazionale italiana poi ho messo il calcio un po’ da parte.
C’è una tua vecchia lettera in cui dicevi di essere “arrabbiata con il calcio”, mi descriveresti il motivo?
All’epoca la situazione in Italia era molto diversa rispetto ad oggi. Quando mi domandavo cosa avrei fatto del mio futuro non sapevo cosa rispondere. Volevo un futuro che mi desse solidità, basato sulle mie scelte. Per il me il calcio non doveva diventare un lavoro, volevo che restasse un passatempo. Mio padre dice sempre che se fossi nata maschio avrei raggiunto alti livelli. Io ho preso una decisione che mi ha allontanata dal calcio e forse oggi qualche rimpianto ce l’ho, ma va bene così.
E adesso…?
Dopo esser andata via da Firenze ho ritrovato il piacere di giocare a calcio. Devo ringraziare l’Arezzo per questo. Loro mi hanno fatto tornare la voglia. Consentimi di ringraziare il presidente Massimo Anselmi. Nella mia carriera ho incontrato tanti dirigenti ma quello che fa lui a livello umano e sportivo è incredibile. Ci sta mettendo nella miglior condizione possibile per fare meglio. E poi anche Emiliano Testini ci sta aiutando essendo da qualche settimana parte del nostro organico. Il presidente lo ha chiamato dopo le sconfitte con Jesina e Filecchio e lui ci ha risollevato a livello morale e calcistico.
Perché l’Arezzo?
Venivo da un anno in Serie A col Florentia poi interrotta a causa del Covid. È stata un’esperienza negativa però, anche per colpa mia. Il patron Becagli mi chiese di saliere con loro in A e di far parte del suo progetto. Mi sono lanciata sperando di dare il mio meglio ma credo di aver fatto un azzardo. Lo ringrazio comunque perché mi ha concesso una grande opportunità. Non sono riuscita però ad esprimermi al meglio. In quel momento mi è mancato qualcosa ed ero un po’ giù. Un giorno mi è arrivata la chiama del DS dell’Arezzo Simone Lelli. Avevo altre proposte ma ho percepito qualcosa in quella degli amaranto. Alla fine si è rivelata la scelta giusta, dettata anche dalla presenza di molte compagne che erano con me a Firenze.
Cosa vedi nel tuo futuro?
Sono una studentessa di design, in particolar modo di grafica e prodotto. Vorrei che fosse questo il mio futuro, quello per cui ho studiato. Il calcio non penso che ormai potrà esserlo. Credo che nel giro di un paio di anni smetterò per lasciar spazio al lavoro. A meno che non succeda qualcosa di eclatante sarà questo il mio futuro, condito comunque da un’altra mia grande passione.
Cosa ne pensi dell’avvento del professionismo?
Finalmente è quello che si aspettava ma, se non ho capito male, attualmente riguarderà solo la Serie A. Così mi sembra un contentino, tuttavia se comunque lo consideriamo il primo passo verso un cambiamento sostanziale è giusto che sia attuato. Intanto si ottengono maggiori diritti e una copertura televisiva più sostenibile. Lascio fuori la questione guadagni perché non penso sia a questo che puntano le calciatrici.
Cosa diresti a chi verrà dopo di te?
Direi loro che stanno giocando ad uno sport bellissimo che ora in Italia sta avendo il massimo riscontro. Il mio consiglio è quello che non fare le scelte che ho fatto io mettendo il calcio al margine. Ora ci sono le modalità per poterlo seguire in maniera permanente. Spero che si ricordino di coloro che hanno lavorato per far sì che questo movimento crescesse.
Credit Photo: Andrea Lisa Papini