L’Arezzo guidato dal tecnico Luca Bonci è una delle squadre di Serie C in lizza per il salto in B. La formazione toscana, con otto reti subite, è la seconda miglior difesa del girone C e la quarta dell’intera terza serie. Per otto volte nelle tredici gare giocate in campionato le amaranto sono uscite dal campo senza subire reti. Addirittura nelle ultime sei partite in ben cinque occasioni le aretine hanno tenuto la porta inviolata. La squadra capitanata da Laura Verdi vede a difesa dei suoi pali Alice Valgimigli, estremo difensore fiorentino classe ’94 con il numero 1 sulle spalle, e Beatrice Trezza, portiere originario di Tivoli classe ’00 che ha scelto la casacca numero 88. Abbiamo raggiunto le due calciatrici seguite Alessio Dionigi, preparatore dei portieri dell’Arezzo, a poche ore dalla gara con il Ducato Spoleto.
Beatrice hai trovato una discreta continuità di rendimento in una squadra che punta al vertice del campionato. Pensavi inizialmente di trovare cosi spazio?
“Sono davvero contenta di poter dare il mio contributo in questa squadra con importanti obiettivi. Fin dall’inizio sapevo che avrei dovuto lavorare bene ogni settimana per trovare e meritare il mio spazio, e sono soddisfatta essere riuscita ad ottenerlo potendo così contribuire ai risultati che ci sono stati fino ad oggi”.
Alice dalla tua vanti esperienze sia nel calcio ad 11 che in quello a 5. Quali sono le principali differenze per un portiere?
“Beh differenze tra difendere una porta di calcio a 5 e una porta di calcio a 11 sicuramente sono importanti. Non contano soltanto le dimensioni ma appunto sono proprio stili diversi: c’è chi pensa che siano pressoché uguali ma in verità non lo sono. Il calcio a 5 è perlopiù reattività, sicuramente sei sempre al centro dell’azione. Il calcio a 11 si basa tanto sulla posizione e la concentrazione che va mantenuta alta anche in condizioni di off mentale: in una partita possono arrivare pochi tiri, anche solo uno, e probabilmente la preparazione e la bravura sta proprio nel farsi trovare pronto e parare anche alla fine di una gara, anche se in tutti i 90 minuti non hai toccato palla”.
Beatrice diversi anni nei settori giovanili sei approdata in una prima squadra. Quale reputi a tuo avviso la principale differenza che un portiere può trovare una volta giunta tra i grandi?
“Il passaggio da un settore giovanile, dove mi ritrovavo ad essere la più grande del gruppo, ad una prima squadra, dove sono tra le più piccole, è sicuramente un fattore che si fa sentire. Mi sono trovata a confrontarmi con giocatrici che hanno acquisito grande esperienza, avendo fatto parte di realtà molto importanti, e da ognuna di loro cerco di prendere il meglio, rispettandole e seguendo i loro consigli.
In una prima squadra di questo livello l’intensità in allenamento è sempre molto alta e non sono più concessi quegli errori che in un settore giovanile spesso erano giustificabili”.
Alice avete subito reti in una sola gara delle ultime sei disputate. Vi aspettavate di raggiungere una solidità difensiva cosi forte?
“Abbiamo lavorato molto sulla fase difensiva. Uno degli obiettivi era proprio quello: riuscire a mantenere la porta inviolata. Penso che lavoro ci stia ripagando. Se fossimo state una squadra che in tutto il campionato non avesse rivelato sorprese come questa probabilmente non saremmo cresciute invece, anche grazie a questo, la nostra crescita è evidente e sotto gli occhi di tutti”.
Beatrice seconda miglior difesa del campionato e quarta considerando tutte e quattro i gironi di Serie C. Quanto conta l’aspetto difensivo nella filosofia di gioco della vostra squadra?
“La difesa è di certo fondamentale nel gioco della nostra nostra squadra, ed è grazie alla qualità delle compagne che la compongono che spesso noi portieri siamo chiamati in causa poche volte durante le partite”.
Alice avete mantenuto inviolata la porta nel big match vinto contro il Bologna che ha riaperto un po’ i discorsi in chiave promozione. Che gara è stata?
“La partita contro il Bologna possiamo definirla un crocevia. Probabilmente avessimo perso quella partita la nostra corsa al nostro obiettivo sarebbe stata molto più difficile da raggiungere. Siamo arrivati a quella partita consapevoli che non potevamo più sbagliare: nessuno non sbaglia mai ma l’importante è ripartire dagli sbagli. Quel giorno c’era un clima sereno, sapevamo che ci giocavamo tutto, ma l’ansia non ci ha condizionato mentalmente tanto che siamo riuscite a portare a casa i tre punti. In quella partita c’è stato tutto: la forza del gruppo, la voglia di vincere, la voglia di dimostrare, la voglia di sacrificarsi per la compagna, ma anche la capacità di saper soffrire e, nonostante ciò, continuare ad andare tutte nella stessa direzione. Il Bologna non aveva mai perso ma noi eravamo più determinate: siamo partite subito bene, siamo passate in vantaggio e possiamo dire che abbiamo avuto il pallino del gioco tutta la partita. Dal canto mio ho fatto solo due interventi: un’uscita il primo tempo e una parata su un tiro in fuorigioco il secondo tempo, penso che questo possa dimostrare che partita è stata”.
In otto occasioni la porta aretina è rimasta inviolata in questo campionato. In cinque occasioni ad abbassare la saracinesca è stata Alice in tre Beatrice. Quanto appagamento prova un portiere nel non subire reti?
Beatrice: “Il non subire reti sicuramente permette ad un portiere di uscire dal campo con la consapevolezza e la soddisfazione di aver fatto il massimo, considerando che questo ruolo molte volte lascia spazio a rimorsi e sensi di colpa. Nonostante ciò è importante cancellare subito ciò che è successo e utilizzarlo per fare in modo di eliminare l’errore per la volta seguente”.
Alice: “Sicuramente per un portiere non subire reti è motivo di vanto. Mi sento in dovere però di dare il merito alla squadra: i miei interventi sono stati pochi, in alcune partite anche nulli. Tutta la squadra sta lavorando e al lavorato bene e appunto per questo siamo riusciti a mantenere la porta inviolata, quindi ecco, il merito sicuramente è di tutte. Mi è sempre piaciuto pensare che quando non si prenda goal è merito di tutte; gli attaccanti sono i primi difensori, poi ci sono i centrocampisti, e i difensori: i portieri è come se fossero il salvataggio in extremis, se non prendi goal è perché tutta la squadra ha lavorato per quello”.
Quale è stata la parata più difficile del campionato?
Beatrice: “Le parate più difficili sono arrivate nella gara giocata contro il Riccione. Sia per il valore delle avversarie ed anche perché era un periodo delicato per la nostra squadra, che si è ritrovata a dover fare a meno di un gran numero di giocatrici. È stata una partita tesa fino all’ultimo, ma che ha dato la assoluta dimostrazione che ogni singolo elemento di questa squadra è in grado di portare avanti i risultati positivi dell’Arezzo, che è una grande società con un sogno che stiamo cercando di rendere realtà”.
Alice: “Fortunatamente avendo una squadra solida e ben preparata, cresciuta tanto in questi ultimi mesi, i miei interventi sono stati pochi. Posso ricordare due parate importanti nel primo tempo contro il Filecchio ma non mi piace tenerle a mente perché quella partita non è andata come volevamo. Importante, per il cammino che stiamo facendo con il mio allenatore dei portieri, probabilmente è stata la parata contro la Pistoiese: era una cosa provato in allenamento, una modalità di parata studiata, cambiata e migliorata, quindi sicuramente l’aver messo in atto qualcosa provato in allenamento l’ha resa più importante che bella. La parata più importante e più bella è quella che ancora non ho mai fatto e che farò”.