Deborah Salvatori Rinaldi, attaccante della Ternana Femminile, è stata sottoposta ad un intervento di resezione endoscopica con svuotamento dei seni paranasali monolaterale in seguito al riscontro di un addensamento di origine tumorale. La centravanti, purtroppo, non potrà tornare in campo prima del termine della stagione e sul suo profilo Instagram ha speso delle emozionanti parole:
“Intervento chirurgico eseguito con tecnica endoscopica endonasale, craniectomia monolaterale sinistra e ricostruzione del basi cranio mediante fascia fata e flip-flap settale.” Questo è quello che dice la lettera di dimissione dell’ospedale. Questo è quello che i miei SUPEREROI con il camice hanno fatto. Lunedi 20 febbraio ero al parco con la mia famiglia. Eravamo li per il carnevale, per mia nipote. Quel pomeriggio, il vestito da pagliaccio che aveva messo il giorno prima, non l’ha mai indossato. Quel giorno tante cose sono cambiate. Quel giorno mi hanno chiamato e mi hanno detto “maligno”. Il giorno dopo ero a Terni per fare l’unica cosa che sarei riuscita a fare fino all’operazione. Giocare a calcio e stare con la squadra. NOI non siamo “civili”. lo chiamo così quelli che non giocano, perché non hanno le divise, non hanno le nostre regole, non mangiano come noi, non hanno una squadra, non vanno in trasferta… NOI siamo diversi. Facciamo sport e lo facciamo sempre e comunque. NOI siamo folli e a volte gli altri fanno fatica a capirci. Andare al campo non è stato un atto di coraggio o un voler coprire le mie emozioni. Semplicemente quella era l’unica routine che conoscevo. Tutti i giorni per 19 anni ho messo gli scarpini e ho vissuto la vita che mi sono scelta con dedizione. Tante volte noi sportivi ci alleniamo con i dolori, capita anche di avere poca voglia, ma ci alleniamo. L’unica cosa che sarei riuscita a fare per inerzia sarebbe stata questa. Giocare a calcio. Non è solo un gioco per me, è anche il mio lavoro, e questo lavoro è sia fisico che emotivo. Non sarebbe bastata però solo la mia volontà, sapevo che avrei dovuto farlo nel migliore dei modi, pochi pianti, tanta serenità e testa alla partita di Domenica contro la Lazio. Quando fai parte di un gruppo hai delle responsabilità è questa è stata la mia. Quella mattina prima di allenarmi ho parlato dentro lo spogliatoio. Avevo iniziato l’anno parlando alla squadra facendo un discorso sulla riconoscenza e ho finito l’anno parlando della stessa cosa, ma questa volta le parole erano più pesanti.
Questa volta stavo lasciando la nave per correre sulla mia scialuppa. Quella mattina dopo l’allenamento Paolo Tagliavento e Isabella Cardone erano nello spogliatoio con il rinnovo in mano. La Ternana quella mattina mi ha fatto piangere. (Scriverò ancora di tutti loro e delle mie compagne). ln quella partita ho subito un’ingiustizia che in quel momento non pensavo di meritare, ma nello sport non sempre tutto è giusto come ci fanno credere. Non ho scelto io di dovermi allontanare dal calcio per curarmi, ma avevo scelto di giocarla quella partita…e invece: rosso con 3 giornate di squalifica per atteggiamento violento. Per me le giornate saranno di più.. però che peccato finire cosi. Che peccato, io che la violenza neanche per lo sportello della macchina la uso. Quel giorno abbiamo pianto tutti, ma poi, quei tutti, mi hanno sollevato al cielo e mi hanno ricordato che io ad operarmi non ci sarei andata da sola. L’operazione è andata bene. Sarà un periodo difficile fatto di pochissimi sforzi, lentezza, pazienza, mal di testa, radioterapia, controlli e visite.
Per 31 anni ho disegnato il mio capolavoro ma poi un “mostro” mi ha bruciato la tela, non sarà mai uguale, ma con un bel respiro, alti e bassi, le persone che mi amano e la medicina, andremo a comprare un’altra tela per ricominciare da capo. Vi ringrazio con tutto il mio cuore, ora come Goku ho il potere della GENKIDAMA. La vostra energia è fortissima e quando alzate le mani al cielo con quel cerchiolino mi fate emozionare. Ma con quel “segui il sole” mi ricordate anche che alla fine ha senso perseguire i propri valori… vuol dire che guardare il lato bello della vita con autenticità, purezza ed educazione ad un certo punto può diventare contagioso. Grazie alle amicizie vere per avermi preso per mano. Per la mia famiglia le parole non saranno mai abbastanza. Vi amo con tutta me stessa”.