Photo Credit: Stefano Petitti - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Nuovo appuntamento con ‘Viste da vicino” il nuovo format di interviste gialloblù in cui le protagoniste sono le ragazze della Prima squadra dell’Hellas Verona Women.
Settima puntata dedicata a Nicole Croin, difensore classe 2003. Nata a Legnago, cresciuta calcisticamente nel Vangadizza e nel Mozzecane, Nicole ci ha raccontato cosa significhi per lei vestire la maglia del Verona, la sua esperienza in prestito a Ravenna e dei suoi obiettivi futuri tra pallone e biologia.

Come hai iniziato a giocare a calcio?
“È sempre stato lo sport che mi ha colpita di più da bambina, anche perché tutta la mia famiglia ha sempre seguito il calcio. Ricordo che già da piccolissima andavo al campetto con i miei amici a Legnago ma poi, anche per emulare mia cugina che già giocava, ho ufficialmente iniziato iscrivendomi in una squadra. Ho iniziato a giocare con i maschi, nella squadra del mio paese, il Vangadizza, dove sono rimasta fino ai 14 anni. Poi, per tre anni, ho giocato alla Fortitudo Mozzecane, e infine sono arrivata qui a Verona, all’Hellas, aggregandomi alla squadra Under 17. Ormai sono cinque anni che sono qui”.

Hai seguito quindi i passi di tua cugina?
“Mia cugina Desirè è sempre stata il mio idolo, soprattutto per la sua grande forza di volontà. La sua carriera, complicatasi per tre consecutive rotture del crociato, mi ha dimostrato che tutto è possibile: ha fatto tutta la trafila, passando dalla AGSM e giocando in tutte le categorie inferiori, sempre con la volontà di restare in campo. Oggi gioca in Eccellenza”.

Come è stato iniziare a giocare qui, a Verona?
“Ho sempre voluto giocare qui, perché sento che da sempre l’Hellas Verona sia la mia squadra. Anche ora, dopo cinque anni trascorsi qui, sento sempre la voglia di continuare con questi colori. Giocare con lo stemma del Verona sulla maglia, per il valore che gli attribuisco, è diverso rispetto al giocare indossando quello di altre squadre per me”.

Com’è stata l’esperienza dello scorso anno in prestito al Ravenna?
“È stato difficile, ma la voglia di giocare, fare minuti e esperienza, alla fine ha prevalso. Ho vissuto alcuni momenti di difficoltà, ma ho giocato tanto da titolare, e questo era ciò che contava. Alla fine è stata un’esperienza positiva, anche perché ho trovato un ottimo gruppo di ragazze. In ogni caso già prima di partire sapevo che la mia volontà era quella di tornare dopo un anno a Verona, perché l’Hellas era dove volevo essere. Per me l’anno scorso ha significato anche vivere per la prima volta fuori casa. Ho provato un nuovo senso di libertà, ma anche il peso delle responsabilità, dovendomi arrangiare da sola. In fin dei conti però l’ho vissuta bene ed è stato bello. Certo, verso la fine della stagione mi mancava molto casa e tutta la mia famiglia, nonostante fossi relativamente lontana. Ho vissuto con altre sei mie compagne e non è stato semplice adattarsi in così tante persone, ognuna con le sue abitudini. Alla fine comunque mi sono trovata bene e siamo riuscite a conciliare i nostri caratteri: adattarmi anche a questo tipo di situazione penso mi abbia fatta crescere”.

E come calciatrice? Cosa ti ha lasciato questa stagione in prestito?
“Mi sono responsabilizzata molto, imparando anche a concentrami di più sulle scelte da fare in campo, provando a migliorarle. Sono cresciuta anche dal punto di vista mentale, facendo a mio parere un bel passo in avanti. Oggi mi sento più sicura di quello che faccio in campo e delle mie scelte di gioco”.

Come ti descriveresti come giocatrice?
“Per tanti anni ho giocato come esterno alto d’attacco. Poi, la scorsa stagione, un po’ per necessità e un po’ per visione della mia ex allenatrice, sono diventata un terzino. All’inizio non ero molto contetnta di questo nuovo ruolo, perché per un attaccante diventare un difensore è abbastanza complesso, è un modo di giocare estremamente diverso. In realtà, con il tempo, ho cominciato ad apprezzare che ciò facevo. Mi piace partire dal basso, spingendomi sulla fascia palla al piede o provando a sovrappormi per ricevere palla alta. Sono sicuramente un terzino di spinta, anche se posso fare anche il quinto di centrocampo. In ogni caso sono una giocatrice che cerca sempre di lottare in campo, in ogni situazione e a prescindere dalla posizione”.

Il numero 24 ha un significato particolare?
“No, non ha alcun significato particolare, ma è il numero che mi hanno assegnato il primo anno che sono arrivata qui e l’ho tenuto. Ormai c’è anche un legame affettivo: è proprio il numero con cui ho esordito in Serie A”.

C’è un momento che ricordi particolarmente vissuto con la maglia del Verona?
“Sicuramente l’esordio in Serie A è uno di questi momenti. Un altro che ricordo particolarmente sono le partite giocate contro la Roma, al mio secondo anno di Primavera, per accedere alle Final Four: in quell’occasione ho fatto anche un bell’assist a Mancu (Giulia Mancuso ndr). Tra i miei ricordi c’è senza dubbio anche un altro bel momento, il mio primo gol in Serie B realizzato con la maglia del Verona contro il Trento due anni fa”.

Chi è Nicole fuori dal campo?
“Sto studiando Scienze Biologiche in una Università Telematica, sono al secondo anno. Mi piacerebbe laurearmi e diventare una biologa in futuro. Ho scelto di studiare biologia perché ho sempre avuto un debole per gli animali e per le scienze. L’Università e il calcio hanno la stessa importanza per me: mi piacerebbe continuare a giocare e vivere di calcio, ma vorrei anche lavorare con gli animali un domani. Come hobby invece posso dire che mi piace leggere”.

Hai un idolo o qualcuno a cui ti inspiri?
“Da bambina il mio idolo era Del Piero, ma se dovessi rifarmi a un calciatore in attività che gioca nel mio stesso ruolo devo dire che mi piace molto Cambiaso, il suo modo di giocare”.

Che parere hai del gruppo di quest’anno?
“Ho già vissuto un’esperienza simile la scorsa stagione, perché a Ravenna eravamo un gruppo di ragazze molto giovani. Anche quest’anno è così, ma abbiamo qualità e la dimostreremo in campo. Al momento ci manca quel qualcosa in più, qualcosa che dobbiamo portare sul terreno di gioco in termini di determinazione e cattiveria. Sono certa che riusciremo a fare un buon campionato alla lunga e sono contenta di poter lavorare con mister Venturi. Mi trovo molto bene con lui, apprezzo la sua filosofia di calcio e la libertà che ci lascia nelle scelte. Ci sprona a usare la nostra testa in campo, lasciandoci compiere le nostre scelte e credendo nelle nostre caratteristiche”.

Giochi nello stesso ruolo di Dallagiacoma, una ragazza di grande esperienza, può essere un riferimento per te?
“Stefania (Dallagiacoma ndr) mi dà molta sicurezza. Gioca veramente molto bene, lottando su ogni pallone e dando sempre il massimo. Provo sempre ad osservarla: quando ha palla la smista bene, è sempre nella posizione giusta, compie i giusti movimenti, sapendo sempre quando deve tornare in difesa o quando deve stare alta. Cerco di imparare osservandola, studiando il suo stile di gioco, provando a fare la scelta giusta in ogni situazione”.

Che propositi hai per te in questa stagione e per il futuro?
“Mi piacerebbe imparare, col tempo, a saper interpretare meglio il ruolo del quinto di centrocampo. Voglio migliorare sempre di più, sia dal punto di vista tecnico che da quello mentale, provando ad acquisire più sicurezza quando sono in campo. Il mio obiettivo è quello di poter arrivare il più in alto possibile con la squadra, perché so che è nelle nostre corde”.

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