Photo Credit: Stefano Petitti - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Nuovo appuntamento con “Viste da vicino” il nuovo format di interviste gialloblù in cui le protagoniste sono le ragazze della Prima squadra dell’Hellas Verona Women.
Sesta puntata dedicata a Martyna Duchnowska, attaccante polacca classe 2004. Nata a Bialystok, cresciuta calcisticamente nel Gornik Leczna, Martyna ci ha raccontato della suo arrivo in gialloblù, del suo rapporto con l’Italia e dei suoi obiettivi futuri.

Come hai iniziato a giocare a calcio?
“Ho iniziato a giocare circa 12 anni fa, un po’ anche per seguire le orme di mio fratello maggiore, di due anni più grande di me, e dei suoi amici. A quell’epoca facevo danza e mia mamma avrebbe preferito che continuassi a ballare, sperava diventassi una ballerina professionista, ma grazie a mio padre sono riuscita a fare quel provino e a iniziare poi a giocare. Ricordo che tornando a casa dal primo allenamento ho detto a mia mamma che non volevo più ballare ma solo giocare a calcio come mio fratello. Così è da quando ho 8 anni che mi dedico solo al calcio”.

Cosa ti piaceva di più del calcio rispetto alla danza?
“Ero stimolata dal fatto che, pur essendo una bambina, potevo e volevo giocare a calcio come un bambino. Quando ho iniziato a confrontarmi con i ragazzi della prima squadra maschile in cui ho giocato mi ripetevo sempre di poter giocare al loro livello”.

Qual è stata la tua prima squadra?
Ho iniziato a giocare nella formazione maschile della mia città, (Talent Bialystok ndr). Poi, a 15 anni, ho deciso di allontanarmi da casa per la prima volta per aggregarmi alla Primavera di una squadra di Serie A polacca (Gornik Leczna ndr) e spesso mi allenavo proprio con la Prima squadra. Abitavo lontano dalla mia famiglia insieme a sei compagne di squadra in Primavera. Ci svegliavamo tutti i giorni alle 7, andavamo a scuola, tornavamo a casa e poi ci dirigevamo all’allenamento. Tutti i giorni così per quattro anni“.

Ci racconti com’è il calcio femminile polacco?
È molto diverso da quello italiano. In Italia si corre di più e la palla va più veloce, in Polonia forse è un più tecnico. Quando sono arrivata qui volevo confrontarmi con questo nuovo tipo di calcio e ad oggi posso confermare che mi piace molto, ecco perché sono rimasta a giocare in Italia. Mi piace perché il livello in generale è più alto e perché ogni giorno posso confrontarmi con nuove sfide”.

Quando sei arrivata in Italia?
Al quarto anno di permanenza nel Gornik Leczna mi ha scritto un manager, chiedendomi se avessi voluto continuare la restante parte della stagione al Matera, in Serie C. Io ho accettato subito. Quando in Polonia dalla Primavera sono passata alla Prima squadra giocavo con ragazze molto forti e la concorrenza era tanta, tanto che alcune di quelle calciatrici adesso giocano al Milan e al Wolfsburg. Io non avevo spazio per giocare. Ho colto la palla al balzo e sono andata a giocare in Serie C. In Basilicata ho giocato per metà stagione e mi sono innamorata subito del calcio italiano e ho deciso di restare. La mia intenzione però era quelle di migliorarmi, così a gennaio mi sono trasferita in Serie B alla Res Roma, dove il livello era ancora più alto. Alla Res ho giocato ancora più minuti e ho conosciuto persone nuove. Ora sono qui a Verona e sento che sto crescendo sempre di più. Mi piace giocare per l’Hellas: la squadra è giovane, ma c’è anche tanta esperienza. Ad esempio, giocare accanto a Rachele (Peretti ndr), mi permette di imparare tanto essendo lei un attaccante come me, è l’esempio perfetto da seguire. Mi sta insegnando tanto tecnicamente: ha una grande visione di gioco e sa sempre a chi dare palla. Voglio imparare questo da lei, è una caratteristica che ancora non mi appartiene al 100%“.

Com’è stato l’impatto con l’Italia?
Ero già stata in Italia in vacanza dalla sorella di mio papà che abita a Palmi, in Calabria, ci siamo stati spesso d’estate in vacanza con tutta la mia famiglia. Ovviamente non conoscevo la lingua, ma ora sono quattro mesi che sto provando ad impararla. A Roma parlavo in inglese, ma quando sono arrivata a Verona ho deciso di iniziare a studiare l’italiano. Veronica (Bernardi ndr) mi ha aiutata a prendere questa decisione. Lei è una mia compagna di reparto con cui devo riuscire a comunicare. Lei capisce l’inglese ma non lo parla molto, quindi ho deciso di imparare l’italiano per riuscire a comunicare meglio sia con lei ma anche con tutte le mie compagne. Veronica mi sta aiutando tanto da questo punto di vista e alla fine sto imparando la lingua, anche grazie all’aiuto delle mie compagne che abitano con me, sentendole parlare a casa”.

Com’è il tuo rapporto con Veronica?
Molto bello. Quando sono arrivata il primo giorno ho pensato che magari ci sarebbe potuta essere una rivalità, perché giochiamo nello stesso ruolo. Invece lei mi ha aiutata molto a entrare in sintonia con la squadra. Mi spiega come studiare italiano e non c’è rivalità tra noi. Ci aiutiamo. Quando gioca lei e io la aiuto e viceversa, e siamo molto felici quando giochiamo insieme. Siamo due attaccanti ma abbiamo caratteristiche diverse: lei è una punta che fa salire la squadra, prende palla e la tiene alta per giocarla, io sono più una giocatrice che corre negli spazi in verticale”.

Com’è il rapporto con le altre compagne?
Bello, parlo con tutte e sono contenta di aver trovato delle compagne del genere. Quando sono arrivata avevo un po’ il timore che per via della lingua avrei fatto fatica, invece ho buoni rapporti con tutte e questo mi fa felice. Ovviamente ho un rapporto più intimo con le ragazze con cui abito (Sofia Rosolen, Veronica Bernardi, Aurora Manzetti, Laura Capucci e Chiara Barro ndr). In casa c’è un ottimo clima, siamo sempre insieme, siamo tutte giovani e ci troviamo bene”.

Cosa pensi della città di Verona?
È una città molto bella, anche se non troppo grande. Mi piace in particolare Castel San Pietro, perché da lì si può vedere dall’alto tutta la città, mi ci hanno portata spesso. In città tutte le persone parlano di calcio e di Hellas Verona, perché il calcio qui si vive e si respira ovunque. In Polonia non è così, il calcio non si vive in questo modo e sicuramente non con lo stesso calore. Allo stadio la gente arriva solo per la partita, non canta così, è proprio qualcosa di diverso”.

La tua famiglia ti manca?
Mi mancano molto, ma ora devo pensare alla squadra e a me stessa: non voglio tornare per il momento a casaOgni volta che vado in Polonia in vacanza tutti sono felici di vedermi e ogni tanto la mia famiglia viene qui a trovarmi per qualche giorno”.

Come sei diventata un’attaccante?
Ho sempre giocato lì. Mio fratello è un difensore centrale e così, quando andavamo al campetto, io attaccavo sempre e lui difendeva, ci allenavamo così. Ancora oggi, quando siamo in vacanza in Polonia, ci divertiamo a giocare a calcio insieme. Anche mio papà giocava, anche se non a livello professionistico”.

Hai un giocatore modello a cui magari ti ispiri?
Sicuramente Vinicius, perché adoro la sua velocità e i suoi movimenti. La prima volta che l’ho visto giocare ho notato il suo dribbling e ho visto come se la prende quando magari non gli viene fischiato qualche fallo. Anche io mi arrabbio molto quando mi capitano quelle situazioni, e così i miei amici mi hanno fatto notare il nostro caratterino (ride ndr). Mi piacerebbe sicuramente avere la sua tecnica, ma non ho scelto di indossare il numero 7 per lui. Ho sempre giocato con l’8, era il mio numero anche in Nazionale, ma per questa stagione mia mamma mi ha consigliato di prendere il 7, visto che è il giorno in cui sono nata (7 gennaio ndr). Secondo lei mi avrebbe portato fortuna e l’ho ascoltata; per me significa anche aver iniziato un nuovo capitolo della mia vita”.

Parlando di giocatori polacchi, conoscevi già Dawidowicz?
Mi piace come giocatore, anche se visto il mio ruolo faccio sempre più attenzione agli attaccanti. Tra i giocatori polacchi ovviamente il mio modello è Lewandowski”.

Hai mai giocato in Nazionale?
“Ho giocato nella Nazionale Under 19 polacca per tre anni. Ricordo l’orgoglio che ho provato la prima volta che ho indossato quella maglia. Ero molto orgogliosa di me perché era sempre stato il mio sogno. Ricordo che quando sono stata chiamata la prima volta, quando ho visto il mio nome sulla lista delle convocate mi sono emozionata molto. Ho giocato per tre anni in Nazionale Under 19, adesso aspetto la Prima squadra, spero un giorno di poterci giocare
“.

Hai già segnato cinque gol, di cui uno in Coppa Italia. Ti aspettavi di avere questo impatto da subito?
Sinceramente no. L’anno scorso a Roma ho segnato il mio primo gol dopo cinque o sei partite, e non è un bel dato per un attaccante perché vogliamo segnare sempre subito. A Verona, invece, alla mia seconda o terza partita sono andata in rete sbloccandomi. Da lì in poi sono riuscita a fare molti gol, siglando anche una doppietta contro il Pavia. Voglio continuare così, fare sempre di più e dare sempre il meglio”.

Com’è stato giocare contro la Juventus in Coppa?
È stata una bella esperienza. Abbiamo giocato contro una squadra difficile da affrontare, ma sono soddisfatta della partita che abbiamo fatto. Nel secondo tempo siamo riuscite a non subire alcun gol e già questo non è semplice contro una squadra così. Noi giochiamo bene e abbiamo giocato bene, anche se loro erano ovviamente più forti. Non conoscevo le loro giocatrici, ma vedere il loro livello è stato sicuramente una fonte di ispirazione e motivazione per me”.

Conosci altre calciatrici in Serie A?
Ho giocato in squadra, in Polonia, con Nikola Karczewska, attualmente al Milan. Mi piacerebbe arrivare a giocare in Serie A un giorno, poi chissà magari mi piacerebbe in futuro anche andare a giocare in un altro paese per tastare fin dove posso arrivare”.

Il tuo gol da centrocampo contro il Pavia è sicuramente uno dei più belli finora della stagione, ce lo racconti?
“Io provo sempre a pressare alte le avversarie. Grazie ad un errore sul primo tocco di un loro difensore sono riuscita a recuperare palla poco dopo la linea del centrocampo, ho visto il portiere fuori dai pali e allora ho calciato. Ho tirato bene ed è entrata, ma già mentre il pallone era in volo ero sicura che entrasse. Durante quella partita, in occasione del primo gol, ho esultato anche come Haaland (ride ndr). Anche lui è un modello di ispirazione di me, è un giocatore veloce e molto forte, ma l’ho fatto anche perché quando lascio crescere i capelli, biondi come i suoi, le mie compagne mi dicono che mi somiglia. Me lo dicevano anche a Roma l’anno scorso, dove è nata quella esultanza. Dopo averci pensato mi sono detta ‘Dai, facciamo l’esultanza proprio come la fa lui’. E così ho esultato in quel modo per la prima volta a Roma, e quando mi va esulto in quel modo ancora”.

Contro il Brescia hai disputato una prova di sostanza, andando ancora a pressare molto. Sei una che non molla mai…
Quando vedo la squadra soffrire, mi si accende la scintilla e mi ripeto che voglio vincere: ecco perché corro così tanto, per spronare la squadra e per aiutare le mie compagne. Voglio fare qualcosa di più, perché per me l’obiettivo è vincere sempre e questo non mi fa pensare alla stanchezza”.

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