Nella settimana dedicata alla pausa delle nazionali, Katia Ghioc si è raccontata in un’intervista esclusiva ai microfoni di Lorenzo Farneti, giornalista e redattore di UmbriaTag24. Di seguito, le dichiarazioni del portiere della Ternana rilasciate alla testata.
“La passione per il calcio me l’ha trasmessa mio padre, portandomi fin da piccola al parco dove avevo sempre un pallone tra i piedi. Da lì ho capito cosa avrei voluto fare da grande ovvero la calciatrice. La famiglia è stata importantissima per me, i miei genitori mi hanno sempre tenuta con i piedi a terra, accompagnandomi in un percorso lineare fatto di piccoli passi senza mai bruciare le tappe”.
“Ho iniziato all’età di 9 anni, dove dopo 6 mesi di diversi ruoli in mezzo al campo e il mio disaccordo sul correre, decisi di mettermi in porta e da lì ho iniziato ad avere i primi risultati”.
“Da quando ho iniziato a stare tra i pali mi sono sempre riconosciuta in Oliver Kahn e Joe Hart”.
“Il mondo Ternana Women è una famiglia. I membri della società sono dei punti di riferimento per tutta la squadra, sono persone disponibili per qualsiasi esigenza e problema, un aspetto fondamentale per noi ragazze”.
“Per un portiere moderno le qualità essenziali sono la visione di gioco, una buona podalica, un ottimo dominio per quanto riguarda la porta e lo spazio aereo e la comunicazione con la squadra, la più importante per me”.
“Gli errori purtroppo fanno parte del mestiere. Per quanto mi riguarda sono molto autocritica, non mi faccio passare neanche una minima sbavatura che sia in partita o in allenamento. Ogni post-partita studio ogni dettaglio della mia prestazione e ci lavoro subito in settimana per migliorare”.
“In spogliatoio mi reputo un leader silenzioso. Le mie compagne sanno che, qualunque cosa accada, io sono sempre lì dentro pronta ad aiutare la squadra”.
“Nel calcio di oggi ormai per un portiere è fondamentale avere un’ottima gestione podalica poiché diventa un’arma in più per la tutta la squadra”.
“La nostra arma è il gruppo, ognuno si sacrifica per l’altra, c’è una compattezza che i risultati dimostrano”.
“La tenuta psicologica è importantissima per i portieri soprattutto in gare come quella di domenica, dove in 90 minuti hai una sola conclusione nello specchio della porta e devi farti trovare pronta”.
“Al di fuori del campo la mia passione è la musica, sempre trasmessa da mio papà e che coltivo da sempre, mi piace ascoltarla h24 e ricercare pezzi vecchi e sentirne di nuovi; un altro modo in cui passo il tempo è studiando per l’università”.
“Katia ha molti di difetti ma fra tutti è quello di essere testarda, che considero anche un pregio perché se non fossi così non avrei mai raggiunto i miei obiettivi”.
“Il consiglio che darei è di non mollare, è un ruolo pieno di responsabilità e fatto di errori, anche io ne ho fatti tanti ma è proprio attraverso questi che si impara e si migliora”.
“Il desiderio principale è quello di tutta la squadra e che perseguiamo ormai da tre anni, il secondo è quello di rendere sempre orgoglioso Fabio, il terzo è di indossare un giorno la maglia azzurra”.