Photo Credit: Stefano Petitti - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

Spesso si associa la parola “documentario” agli aggettivi “lungo” e, soprattutto, “noioso”; la FIGC, per sfatare questo mito, ha rilasciato una serie di brevissimi video nel nuovo format B Inside, che affronta, di episodio in episodio, una squadra della serie cadetta italiana. Entra nel vivo, intervista alcune tra le protagoniste, mostra come funziona l’ambiente, i sogni delle ragazze, quelli della Società e di chi vi lavora anche dietro le quinte.

Anche la Freedom, quindi, è stata coinvolta nel progetto. La formazione cuneese, nata nel recentissimo 2021, ha già nel suo palmares una Coppa Italia e un Campionato d’Eccellenza. Pur essendo nata poche primavere fa, può permettersi di sognare in grande e di guardare lontano.

Il Presidente Danilo Merlo ha raccontato quanto la Società creda nel progetto e per quale motivo abbia scelto di puntare sul femminile, una decisione che, a detta di molti, potrebbe essere scellerata. A detta sua, invece, è una decisione che ha prospettive future molto concrete: «Eravamo già sponsor di una squadra maschile, il COVID ci ha chiusi negli uffici e abbiamo iniziato a pensare di fare una squadra maschile. Parlando con un amico comune, ci ha proposto di virare verso il femminile, perché secondo lui sarebbe stato un punto di partenza e dalla prospettiva abbastanza lunga.»
Merlo ha poi espresso tutta la propria gratitudine nei confronti delle ragazze coinvolte nel progetto, con cui ha sempre avuto un rapporto molto “familiare” è per niente freddo o statico: «Il primo anno è stato quello in cui abbiamo avuto più soddisfazioni, il più bello, perché non c’era nulla di scontato. Abbiamo fatto 120 gol, abbiamo vinto tutte le partite. Siamo giovani, tre anni e mezzo non fanno la Storia di un’azienda, ma ce la costruiremo. Il rapporto con le ragazze è sempre stato vicino. Ho una figlia di 24 anni, cerco di trattarle come se fossero delle figlie e non delle giocatrici per farle stare bene. La squadra femminile sarà il nostro punto d’arrivo, ma l’obiettivo dev’essere quello di costruire per mantenere nel tempo.»

Tra le calciatrici intervistate, Flavia Devoto è colei che porta la fascia da capitana al braccio. Costretta a stare lontana dal terreno di gioco per un brutto infortunio rimediato a stagione in corso, durante le riprese ha parlato del proprio legame affettivo con la Società cuneese, di cui si ritiene soddisfatta, e con cui condivide l’obiettivo di vincere il più possibile: «È una Società che ha grandi ambizioni, e un obiettivo importante, che è quello nel giro di poco di salire nella massima Serie. Credo che il Presidente ci metta tutte le sue forze per arrivarci. Ho cominciato a giocare a calcio da piccolina, avevo dei anni. Ho iniziato nella squadra del mio paese grazie ai miei fratellini. Come tutte le ragazze, ho lottato tanto, cerco di farlo ogni giorno per arrivare ai miei obiettivi e a dove posso arrivare.»
Il sogno della squadra è, neanche a dirlo, puntare con tutte le forze e le energie alla massima Serie e rimanerci il più a lungo possibile facendo leva sulla forza del gruppo, un insieme di ragazze unite e sempre presenti le une per le altre: «Siamo un bellissimo gruppo, siamo molto unite. L’obiettivo personale è quello di fare benissimo e quello di squadra è fare ancora meglio per arrivare a puntare in alto tutte insieme. Il mio sogno personale è quello di realizzarmi il più possibile, chiaramente quello di arrivare alla massima Serie e puntare a rimanerci.»

Margherita Brscic è un’altra giocatrice ad aver preso la parola nel documentario. Anche lei, come la capitana, ha parlato di un bellissimo ambiente in cui si arriva a sentirsi in famiglia e a vivere senza la pressione che solo un ambiente di lavoro potrebbe generare sulle sue dipendenti: «Ho trovato un bellissimo ambiente. Si può definire un po’ familiare in senso buono, il Presidente è vicino a tutte noi e al campo per rimanere sempre sul pezzo e darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno.»
La giovane calciatrice ha poi raccontato quali sono i suoi obiettivi e come ha fatto ad avvicinarsi al calcio, una passione che spera di poter coltivare ancora per molto tempo e che spera la porti, prima o poi, ai colori della Nazionale: «È una passione che è nata in casa, ho un fratello maggiore con cui spaccavo i vasi. La mia passione ha sempre superato la fatica. Questi sacrifici mi sono sempre risultati piccoli compromessi che hanno portato a tanta soddisfazione sul campo. La maglia azzurra è sempre un sogno che rimane lì, però il mio sogno è, ogni anno, costruire quel qualcosa in più per farmi diventare una giocatrice migliore.»

Dopo una lunga carriera in cui ha vestito le maglie, tra le altre, del Milan e del Como, il portiere della Freedom Mária Korenčiová ha accettato di cominciare una nuova avventura con il bianco e il blu della squadra di Cuneo. Nel suo cuore batte sempre più forte il sogno di arrivare in alto con la sua Nazionale, quella slovacca: «Il nuovo allenatore ha portato un po’ di disciplina. Gli obiettivi sono sempre uguali: fare il nostro meglio, e vincere tutto quello che possiamo. Vengo dalla Slovacchia, sono nata a Bratislava. All’inizio ho giocato in centrocampo, poi però uno dei nostri portieri ha smesso e l’allenatore ha chiesto chi volesse farlo, e da lì non ho più smesso. Il sogno più grande sarebbe andare all’Europeo o al Mondiale con la Slovacchia.»
La calciatrice ha inoltre aggiunto che per lei è un periodo della carriera in cui vuole riuscire a trasmettere qualcosa alle sue compagne di squadra: «So di voler stare tranquilla e aiutare le ragazze con l’esperienza che ho appreso, e penso che questo sia il posto giusto per fare questo lavoro.»

Anche il nuovo tecnico biancoblù, Mauro Ardizzone, ha rilasciato qualche dichiarazione durante le riprese. Arrivato sulla panchina della Freedom lo scorso 2 gennaio, ha subito trovato di fronte a sé un gruppo propositivo e a caccia di rivalsa per provare a portare avanti la stagione nel migliore dei modi. Spera, inoltre, che le sue esperienze di caratura internazionale possano permettere alla squadra di crescere: «Abbiamo iniziato a lavorare su principi nuovi, e la scossa è stata data è sul ritmo e sull’intensità per cercare di fare un campionato come ci ha chiesto la Società: con tanto cuore, con tanto coraggio, con tanta personalità, e cercando anche di fare un bel gioco. Ho avuto la fortuna di allenare un po’ dappertutto. Sono stato negli Stati Uniti,  Mongolia, Indonesia, Spagna, Gibilterra, e sono esperienze che ti arricchiscono. Mi auguro di portare questa esperienza alla Freedom.» 

L’allenatore si è anche espresso sulla sua idea di calcio, che vede nell’atteggiamento e nella crescita individuale i punti di partenza per aiutare la squadra a girare sempre meglio e a dare sempre di più in campo: «Se fanno bene, è giusto che vadano premiate, è una cosa positiva, e se fanno male mi arrabbio non tanto sulla parte tecnico-tattica ma sull’attenzione, sulla poca voglia, sulla poca personalità, sul poco coraggio, perché ci tengo parecchio. L’importanza di fare crescere un giocatore è fondamentale. Sono convinto che, facendo crescere un giocatore, faccio crescere tutta la squadra. Se riesco ad alzare il livello di venti giocatrici, tutta la squadra migliora tantissimo.»

Ilaria Cocino
Nata a Torino nel 1998, si appassiona al calcio e all'atmosfera magica degli stadi fin da ragazzina. Laureata in Traduzione presso l'Università degli Studi di Torino, attualmente è traduttrice freelance dall'inglese e dallo spagnolo e si occupa anche di editoria. Da sempre affascinata dal mondo del giornalismo sportivo, prova a coniugare la sua passione per il calcio femminile con quella per le lingue per immergersi anche in quello internazionale.

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