Nella sessione estiva più movimentata degli ultimi anni, Valentina Giacinti è stata uno dei colpi di mercato più significativi tra le calciatrici che in questa stagione hanno cambiato casacca in Serie A. Su di lei ha puntato forte il Brescia, ingolosito dalla sua eccezionale dote realizzativa (86 gol in quattro anni al Mozzanica, ora Atalanta), per affiancarla ad un’altra bocca da fuoco come Daniela Sabatino. “Ho dovuto cambiare il modo di giocare, adesso siamo in due davanti e pian piano stiamo affinando l’intesa”.
Nata a Bergamo il 2 gennaio 1994, la numero 19 delle rondinelle è tornata pochi giorni fa al comunale di Mozzanica, quel campo che l’ha vista consacrarsi come una delle migliori marcatrici italiane in circolazione, per affrontare le sue ex compagne. I tacchetti che calpestano il manto erboso fanno riaffiorare mille ricordi. “E’ stata una strana sensazione, ma bella. Quattro anni non si dimenticano all’improvviso dopotutto”. Il destino ha voluto che fosse proprio lei a decidere l’incontro, trascinando le leonesse ad una clamorosa rimonta nell’arco di tre minuti: prima procurandosi il rigore del momentaneo 1-1, poi mettendo in rete la palla del vantaggio definitivo. “Alla vigilia non avrei mai creduto ad un epilogo del genere, pensavo solamente a come vincere su un campo così ostico”. Per il Brescia una vittoria fondamentale per rimanere in scia della capolista Juventus. “Sei punti avrebbero creato un divario quasi incolmabile. Cerchiamo di vincere sempre e poi vediamo come andrà a Torino, peccato non aver giocato da vero Brescia al Club Azzurri”. “Ho rivisto tanti tifosi a me cari che mi hanno riservato una grande accoglienza. Prima del fallo da rigore ai miei danni ” ci scherza su Valentina che sui propri social network non smette mai di postare foto sorridenti. “Mi piace condividere i momenti importanti, penso possa essere un buono strumento per allargare il pubblico del calcio femminile”. I messaggi ricevuti più improbabili? “No nessuno, a parte gli inviti quotidiani ad uscire (ride, ndr)”.
Se la formazione bianconera è quella con cui giocarsi il campionato fino in fondo, vedendosela tra l’altro con il difensore secondo lei più difficile da affrontare (Sara Gama), “mi ha sorpreso vedere il Sassuolo con soli tre punti, per il gioco che esprime meriterebbe di più”. Il passaggio a Brescia, città in cui si trova benissimo, è valso al Panzer della Val Cavallina, soprannome che le è rimasto dai tempi nel Mozzanica, il debutto nella massima competizione europea, avvenuto il 4 ottobre scorso ad Amsterdam. “Giocare per la prima volta in Champions è stata un’emozione indescrivibile anche se ero tesa al punto giusto, fantastiche le sensazioni nella partita di ritorno con l’Ajax. Peccato per come è andata col Montpellier, gli errori ci hanno tagliato le gambe”. In realtà ha già calcato un importante palcoscenico internazionale negli Stati Uniti, giocando e vincendo un campionato estivo con la maglia del Seattle: “Antonio Cincotta (ora allenatore della Fiorentina) mi convinse a partecipare. Esperienza meravigliosa dove ho conosciuto persone con cui sono ancora in contatto, spesso vado a trovarle e viceversa. Differenze col nostro calcio? Dal punto di vista fisico abissale, ma tatticamente siamo di gran lunga superiori”.
La passione per il pallone l’eredita dal padre, ex calciatore del Bolgare. “Da piccola staccavo la testa alle bambole e le usavo come palloni. Da lì la scelta di mio papà di iscrivermi ad una squadra”. Tra le altre passioni ci sono i videogiochi, “FIFA soprattutto, strano giocare col mio personaggio!”, e il film horror o drammatici “avrò visto centinaia di volte ‘La vita è bella’, ricordo che ne guardavo ogni giorno un pezzetto a casa di nonna. Mi piacciono i film sulla Shoah, argomento sul quale ho fatto la mia tesina”.
Adesso testa già alla prossima sfida casalinga con la Res Roma, per inseguire quel sogno chiamato scudetto.
Credit Photo: Federica Scaroni