Quanto vale un premio nello sport? Interrogarsi su ciò può risultare molto più facile del previsto, ma esiste una risposta effettiva? Sono diversi i casi da poter prendere in mano per una attenta analisi con l’obiettivo di ottenere un riscontro, quest’oggi la considerazione verrà riposta su Tessa Wullaert.
La calciatrice belga, attuale contributo della rosa interista, è entrata nella storia per aver conquistato la Scarpa D’oro per la quinta volta: il prestigioso riconoscimento (la cui consegna è strettamente legata al rendimento in termini di reti e non solo durante l’intera stagione calcistica) diventa, così, per quest’ultima un vero e proprio must, che la inserisce nuovamente sotto i riflettori mediante il profilo di miglior calciatrice belga dell’anno (nomina attribuita già negli anni 2016, 2018, 2019 e 2023).
La 71ª edizione del “Soulier d’Or”, tenutasi agli inizi di febbraio a Silt a Middelkerke, è stata una ulteriore giornata dal facile sorriso per la calciatrice pluripremiata, riuscita a distinguersi con 200 punti totali ed anticipando, così, la sua compagna di club Marie Detruyer.
Al di là del grande record raggiunto, la classe ’93 originaria di Tielt continua a spiccare non solo nei colori della città di Milano ed in quelli della Nazionale che rappresenta con estremo onore con la fascia al braccio, ma anche nella lista delle figure più profiliche del calcio europeo.
Inutile girarci intorno: risultati e statistica contano in tale ambito, ma il premio è così essenziale a lavoro ed impegno? Difficile poter affermare che riconoscimenti e dedizione in ciò che si fa vadano di pari passo (una brava giocatrice non si vede dai trofei che le vengono attribuiti, per intenderci), ma il riscontro critico è senza dubbio importante ed ha, in un certo senso, un impatto abbastanza considerevole sulla carriera di una artista (in questo caso del calcio); inoltre, si sa, quando si finisce in una “classifica di qualità” nascondere l’orgoglio diventa una odissea! Discorso più ampio del previsto: è forse lecito dire che la qualità non sempre si adatta ad entrare in una graduatoria (si pensi a quante calciatrici e importanti pioniere del calcio femminile negli anni un premio l’avrebbero meritato!) poiché essa può fare a meno di qualsivoglia categorizzazione ed un posto nel firmamento delle personalità che contribuiscono giorno per giorno alla crescita del movimento, oggettivamente, è molto più importante.
Al momento Wullaert ha collezionato 158 presenze totali in campionato tra Wolfsburg, Manchester City, Anderlecht, Sittard ed Inter; a rientrare in tale dato le 15 in massima categoria di un percorso tutto italiano, indossando la numero 31 della ultima società citata; oltre 130, inoltre, le reti trovate e numerosi gli assist offerti. Nel curriculum della bomber sono incluse le Coppe Nazionali di successo come FA Women’s Cup e FA Women’s League Cup e l’aggiornatissimo titolo (2024) di professionista con maggior numero di realizzazioni in tutta Europa!
Come si può osservare, sono tanti i risultati oggettivi e trasparenti della risorsa presa in considerazione e si immagina possano fungere da ulteriore motivazione per la stessa; il “meccanismo meritocratico” (se così si può chiamare), però, è insidioso, e se è vero che la meritocrazia è fondamentale, è giustissimo che la si accosti anche e soprattutto alla valorizzazione dell’impegno (individuale e di gruppo), ad una eventuale lotta ai diritti e privilegi (che nel femminile tutt’oggi esiste per disparità di genere) ed alla presa di posizione di tutte le interne al mondo calcistico in rosa (senza distinzione alcuna) che giorno per giorno combattono per risolvere obiettivi generali, senza mai dimenticare il loro valore ed il reale obiettivo di tale mobilità: la continua crescita del movimento.