Il Brescia calcio femminile cerca casa. Da tempo. Pensava di averla trovata a San Bartolomeo, dove intende sfruttare il complesso già esistente per costruire il centro sportivo di proprietà che dovrebbe consentire alle Leonesse l’ultimo, indispensabile, salto di qualità per restringere l’oceano rispetto ai top club europei. Ma il matrimonio, ancora, non s’ha da fare. Il presidente Giuseppe Cesari non ha risposto presente nemmeno al terzo bando di gara, perché mancano le garanzie necessarie per dare l’ok a un investimento complessivo di un milione e mezzo di euro, che servirebbe non solo alle campionesse d’Italia – fresche di triplete, conquistato a metà giugno – ma soprattutto al settore giovanile, ad oggi composto da 4 formazioni, i cui allenamenti sono dislocati su tutta la provincia.
La base d’asta ammonta a 471 mila euro, «cifra che – spiega il numero uno del club – sono disposto a mettere sul piatto. Non mi sono mai nascosto». Il nodo non è economico: «Sto però aspettando risposte dal Comune, a sua volta in contatto con A2A e la società Terna. C’è un problema, non da poco, emerso in corso d’opera: nella zona attigua ai tre campi che dovremmo sfruttare (uno è idoneo per il calcio 11, dove giocherebbe la prima squadra in campionato; gli altri sono a 7 e a 5), scorrono cavi dell’alta tensione per 132 mila volt. I rischi per la salute esistono, sarebbe molto pericoloso per i più piccoli o per chi, ad esempio, porta un pacemaker. O vengono risolti, oppure cercherò un altro campo».
Nelle ultime due settimane si è mosso qualcosa, in positivo. «Lunedì abbiamo avuto una riunione tecnica, sembra che sia stata predisposto tutto per risolvere il problema. Bene così, a inizio luglio pensavo che ormai la trattativa dovesse saltare. Spero però di avere certezze entro settembre, perché non si può andare oltre il 2016 per chiudere l’accordo. Quest’anno continueremo nel nostro nomadismo, nel 2017-18 voglio però avere un centro sportivo di proprietà e che tutto sia a norma». Nel bando viene anche indicato che il complesso debba essere sfruttato, al 30%, da realtà locali. Non è un ostacolo, almeno questo, secondo Cesari: «Lo affitteremo alle altre società, specialmente in orario serale, alle nostre tariffe. Quando sarà nostro, ci penseremo». Appunto. Quando ?