Una Roma con il freno a mano tirato e la paura negli occhi soccombe a una Juventus Women determinata, cinica e con negli occhi le fiamme per tornare a vincere in una Poule Scudetto tutt’altro che entusiasmante (le uniche due vittorie in casa Juventus sono, infatti, quelle contro la Roma). Le giallorosse di Alessandro Spugna escono sconfitte da un match che si sarebbe potuto complicare già dall’inizio e con un passivo ancora più alto, penalizzate dalla mancanza di attenzione, di grinta e scese in campo con l’atteggiamento sbagliato. Per la Roma, dunque, è il momento di leccarsi le ferite per provare a rialzare la testa contro l’Inter, partita cruciale per provare a salire sul treno della Women’s Champions League senza passare dai preliminari.
Ecco le pagelle della Roma a cura della nostra Redazione.
CEASAR: 5,5. Non impeccabile sul vantaggio della Juventus, deve fare i conti con delle avversarie difficili, imprevedibili e pronte a fare male nel raggio di metri e metri, come ha dimostrato la rete di Godo dalla distanza. Una partita difficilissima, partita male e finita peggio, in una prestazione da dimenticare per lei e per tutte le compagne di squadra.
DI GUGLIELMO: 6. Faro in mezzo al mare, oasi nel deserto del Sahara, torcia del cellulare nell’oscurità di una stanza dopo un blackout, fiammella tremolante di una candela: luce, come quella del suo nome. Tra le poche giallorosse a crederci, prova a diventare lei il perno da cui far ripartire le azioni delle padrone di casa e dà parecchio fastidio a Thomas; nel secondo tempo ha ancora la forza di andare a prendere il tempo alle avversarie, ma è come una luce nell’oscurità, e non è abbastanza.
MINAMI: 6. Anche lei, come Di Guglielmo, è tra le poche calciatrici a dare una spinta alle compagne demotivate e impaurite, e le sue chiusure su Girelli per favorire le ripartenze sono palloni puntualmente persi poco dopo. L’età è solo un numero, ed è un peccato che negli anime giapponesi a giocare a calcio siano sempre e solo ragazzi, perché Minami riuscirebbe agilmente a intrufolarsi nella squadra di Holly e Benji e a fare anche meglio.
LINARI: 4,5. Giornataccia, per un difensore d’esperienza come lei, tanto da dover abdicare nella seconda frazione di gioco. La Juventus è incattivita e prepotente, e Girelli è una bestia (bianco)nera per chiunque, ma riesce a frenarne la straripante forza. Male, male, male e ancora male sulla rete di Cantore, nata da un pallone innocuo proprio sui suoi piedi.
dal 58′ TROELSGAARD: 6. Andata a prendere il posto di una nient’affatto impeccabile Linari, tira fuori tutta la sua esperienza per provare, quantomeno, a evitare che il passivo diventi ancora più importante, e rimedia un giallo in pieno recupero su un fallo di esperienza. Come tutta la squadra, in apnea.
THØGERSEN: 5,5. Il primo tempo deve fare gli straordinari per frenare maglie bianconere che arrivano a cascata, e la diga sembra reggere almeno un po’, fino al gol di Godo, fulmine al ciel sereno che quella diga, eretta con fatica, non riesce a frenare. Nel secondo ha un calo e Boattin ne approfitta per prendersi i falli e per non lasciarla respirare un attimo. Ci prova, ma non è sufficiente.
PANDINI: 5. Ha tra i piedi il pallone che potrebbe sbloccare la partita per la Roma dopo due occasioni clamorose fallite dalle avversarie, ma sbaglia anche lei. A tratti inesistente in campo, non riesce a lasciare il segno e a giocare bene come ha fatto in molte altre partite.
dal 58′ DRAGONI: 6. Col centrocampo giallorosso smantellato dalle avversarie intoccabili, va subito a cercare la porta per l’1 a 2, e rinnova il duello con Schatzer. Ha qualche pallone per fare male, ma la resistenza delle avversarie blocca tutta la sua indiscussa bravura.
GIUGLIANO: 6. La capitana della Roma cerca in ogni minuto a sua disposizione di far ripartire le compagne e di trascinarle verso la porta avversaria, e fa abbastanza bene nell’impostazione. La sua conclusione dalla distanza è inefficace, e Peyraud-Magnin neutralizza anche la sua punizione precisa e difficile da recuperare. Nella seconda frazione esce un po’ di più e ha qualche spazio scoperto, ma il tempo stringe.
KUHL: 5,5. Gioca quasi tutta la gara al centro della manovra, ma non trova il guizzo per riuscire a spiccare. A centrocampo i duelli li vincono le altre, e lei esce sempre sconfitta per colpa della fisicità e della velocità delle avversarie, che paiono imprendibili e immarcabili. Imprecisa nelle imbucate, è il ritratto della Roma: stanca, piatta, inefficace.
dall’86’ GLIONNA: 5. Male, male, malissimo anche lei contro la sua ex squadra, contro cui aveva trovato il gol all’Allianz Stadium. La generosità è una grande virtù ma, nel calcio, a volte è meglio essere egoiste, e Glionna è stata troppo generosa andando a cercare Corelli in pieno recupero davanti a Peyraud-Magnin. Fallito, dunque, il possibile punto conquistato.
HAAVI: 6. Ci si chiede dove vada a cercare le energie per andare verso la porta avversaria, tornare indietro a bloccare i gol e le azioni, ritornare in avanti e fare anche sventagliate per le compagne in area. Su calcio d’angolo il suo intervento provvidenziale annulla un gol fatto nel primo tempo con la Juventus già in vantaggio, e dalla distanza può essere pericolosa, ma non è abbastanza per frenare la corazzata bianconera.
GIACINTI: 6,5. Il giacinto è, nel linguaggio dei fiori, utilizzato per rappresentare la gioia dell’amore, e l’attaccante giallorossa, quell’amore, l’ha rivolto a una persona per lei importante nel momento della sua esultanza. In un periodo difficile per lei, trova il suo gol numero 50 con la maglia della Roma contro un’avversaria di tutto rispetto come la Juventus grazie a una zampata ad anticipare Salvai. Presente nelle azioni, scende anche ad aiutare le compagne e a colmare le lacune di una squadra sottotono ma, purtroppo per la Roma, una sola calciatrice non basta.
PILGRIM: 5. Deve provare a prendere il posto dell’infortunata Viens, ma non riesce a essere determinante quanto lei. In qualsiasi programma di cucina, direbbero “NCS”, che sta per Non Ci Siamo, tre parole emblematiche che caratterizzano la partita della giovane attaccante, impalpabile, imprecisa e senza la giusta grinta. Harviken la tiene al guinzaglio e la rende innocua, sbaglia anche i controlli più semplici e si trascina spesso e volentieri il pallone fuori dal campo; è mancata la sua qualità, e la squadra ne ha risentito.
dal 58′ CORELLI: 5. Male, a tratti malissimo. Entra nel vivo della gara per cercare di ammorbidire il risultato, e ha sui piedi il pallone del 2 a 2 in pieno recupero, ma fallisce clamorosamente a porta vuota. Ha parecchio da recriminarsi.