Il tecnico del Milan Femminile Maurizio Ganz ha rilasciato una lunga intervistaai microfoni del Corriere dello Sport: ecco le sue parole su diversi temi, anche scottanti.
Sul fatto che possa essere considerato un traditore:
“Lo striscione dei tifosi era bello sia con ‘segna’ sia con ‘risegna’ semper lu. Traditore non mi sono mai sentito. L’Inter non mi ha voluto tenere e al Milan non si può dire di no. Dal Brescia all’Atalanta? Mi ha cercato Lippi… Mi posso guardare in faccia la mattina. Ho cambiato 13-14 squadre, lavorando sempre con dedizione. Mi interessava giocare e ho rifiutato la poltrona calda, sicura“.
Sul calcio femminile:
“Per me è stata una sfida. Il Milan mi ha dato tanto, dire di sì era anche una restituzione. Le donne hanno fatto tanta strada, e migliorano sempre di più perché sanno di non poter sbagliare. Io spero di regalare un trofeo al Milan, ma allo stesso tempo di far crescere il movimento. Sono a disposizione di un calcio che mi è entrato dentro“.
E continua:
“Nel femminile c’è entusiasmo. La diversità non è tecnica, semmai è nel rapporto che si crea con le giocatrici. Devi imparare in fretta con chi hai a che fare. Devi essere diretto, non puoi mentire. Ho scoperto un mondo incredibile. Negli allenamenti le donne danno il 100%, amo il lavoro sul campo e loro mi vengono dietro, non lesinano fatica, vanno oltre la stanchezza. Le primedonne ci sono, ma se lavorano per il gruppo non è un problema“.
Sul suo percorso da allenatore:
“Ad allenare ho iniziato perché me lo ha chiesto mio figlio, nel 2007. Stare nelle giovanili è stata una scelta, non avevo fretta. Volevo pulirmi, non essere più giocatore. Mi ha fatto bene. La gavetta è molto importante. Lo dico anche alle mie guerriere. Alleno le donne come allenavo gli uomini. Tecnica, tattica non cambia niente. A quelli che parlano di due sport diversi dico che non conoscono. Dovrebbero assistere a una settimana di lavoro. C’è meno forza? È un calcio più lento? Beh è fantastico, dico io. Il calcio è calcio, uno, universale“.
Sui figli:
“Sono orgoglioso di loro, sono figli eccezionali. Lisa è una ballerina fantastica. Simone fa il calciatore. Da dieci anni è professionista. E ha debuttato in Champions col Milan. Ha 27 anni, gli auguro di poter tornare in serie B e alla fine anche in A. E’ un Ganz e ha avuto difficoltà, il cognome pesa. Certo tuo papà…“.
Sui maestri:
“Ho avuti 34 maestri. Lucescu il primo, nell’anno del Brescia, allenava alla vecchia maniera, la tattica. Lui il calcio lo faceva vedere. Sapeva gestire bene il gruppo: tutti attaccano, tutti difendono. Le mie ragazze infatti vanno tutte in gol. Divertirsi in campo è alla base della riuscita“.
Sull’idolo da calciatore:
“Mi ispiravo a Paolo Rossi, un attaccante d’area, da gol decisivo. Però ho giocato con Ronaldo, un momento pazzesco della mia vita. Mi liberava gli spazi, si portava in giro 3-4 giocatori. I ricordi più belli da calciatore sono il debutto a 17 anni in Serie A con la Sampdoria contro l’Atalanta: autorete di Prandelli, Mancini che entra al posto di Vialli. E poi vincere da protagonista lo scudetto del Milan: 5 gol decisivi. C’erano in attacco Weah, Leonardo, Boban e io unico italiano“.
Sul subentro a Morace:
“Morace ha fatto tanto per il calcio femminile, ma non mi ha imbarazzato prendere il suo posto. Sapevo di dover cominciare da zero. Per capire le donne mi sono allenato con le mie di casa, psicologicamente ero preparato. Quest’anno eravamo partiti per ripetere l’ottima stagione dell’anno scorso: ora puntiamo a piazzarci in Champions e siamo in semifinale di Coppa Italia. Mi brucia la Supercoppa, soprattutto per come l’abbiamo persa, il supplementare sarebbe il stato giusto epilogo, ma è stata una grande partita. Abbiamo ribaltato tante gare, dobbiamo crederci fino in fondo, con attenzione fino al fischio finale, è quello che fa la Juventus“.
Sul campionato:
“La Juve sta facendo il suo percorso. Noi, Inter, Sassuolo, Roma e Fiorentina dobbiamo organizzarci per essere sempre più competitivi. Dobbiamo crescere tutti, ma lo stiamo facendo, solo così ridimensioniamo la superiorità della Juventus. La Champions fa la differenza, l’impegno economico fa la differenza: se hai queste differenze le migliori straniere scelgono te“.
Sulle italiane in squadra:
“Io ho undici italiane brave. Le straniere sono importanti perché hanno mentalità da professioniste. Nel maschile per esempio ce ne sono tanti, ma sono pochi quelli che fanno la differenza“.
Su Guagni:
“Alia è fantastica anche come persona, ed è stata brava ad accettare la nostra proposta. L’anno scorso è stata sfortunata, ma ora sta bene“.
Su Giacinti:
“È stato difficile. Ma bisogna sapere che a ogni azione corrisponde una conseguenza“.
Sulla squadra del cuore:
“Non una, ma sono legato a tutti i club in cui ho giocato. A me interessa solo il bel calcio“.
Sul suo futuro (ha il contratto in scadenza a fine stagione:
“Spero di restare. Dalla vita voglio tutto. Ho avuto tanto, ma continuo a volere. E voglio col gruppo, perché è tutto e senza siamo niente, insieme si vince“.
Credit Photo: Marco Montrone