Kosovare Asllani è la protagonista del primo episodio di Comfort Zone, nuovo format multimediale firmato AC Milan Women. L’attaccante svedese della Prima Squadra femminile si è raccontata ai microfoni dei canali ufficiali del club, partendo dalle sue abitudini da quando vive in Italia:
“Ciò che mi fa sentire a casa quando sono all’estero, probabilmente è lo stare a contatto con qualcosa che ha a che fare con la Svezia, dove sono cresciuta. Le mattine per me sono molto importanti. Sono una mattiniera, mi sveglio veramente presto. Mi piace prepararmi per la partita, mangiare ore prima degli allenamenti. La prima cosa che faccio quando mi sveglio è accendere la TV svedese, altrimenti non mi sentirei a casa. Per me “casa” sono le persone che ami. E quando sei con loro ti puoi sentire a casa ovunque”.
Asllani sul suo rapporto con Milano
“Milano mi piace, è una grande città anche abbastanza compatta e c’è sempre tanto movimento. Mi piace vivere in una grande città dove tutto può succedere, dove ci sono tante persone. Il tempo è bello, il cibo è favoloso ed è una città alla moda, questo aspetto mi attira tanto. Mi sento sempre più a casa qui. Il solo trovare un posto dove vivere a Milano è difficile o in una qualsiasi nuova città è difficile, perchè non conosci le aree all’inizio. Ma alla fine mi sono affidata all’intuito, ho visitato molte zone di Milano e infine ho visto i Navigli e ho capito che il posto mi piaceva. C’è l’acqua, è pieno di vita, molti ristoranti. Mi piace quella sensazione di quando esci dall’appartamento ed è pieno di vita fuori, con tantissime cose da fare”.
La moda nei geni di Asllani
“Amo la moda. Purtroppo sono sempre via durante la Fashion Week, perchè è sempre durante la sosta per le Nazionali, perciò sono via con la Svezia. A volte, semplicemente camminando per le vie della città, invece che guardare le vetrine guardo le persone: mi piace come si vestono, è chic, elegante ed è anche uno stile un po’ disinvolto. Ognuno ha il suo stile. Mi piace questa cosa, semplicemente camminare per la città, guardare le persone e farsi ispirare dai diversi modi in cui la gente si esprime attraverso i propri vestiti. Ogni volta che facciamo le prove vestiti con il Milan, ad esempio con Off White, parlo con le persone che fanno quel lavoro questo lavoro, dicendo: “Questo è il lavoro dei sogni, andare in giro e lavorare con i vestiti”. Per me è divertente e mi piacerebbe lavorare nel settore. Probabilmente non lo farò mai, perchè voglio lavorare nel calcio, ma sarebbe un sogno lavorare con i vestiti. Mi interessa tantissimo, in questo ho preso dai miei genitori perchè da giovani erano appassionati di moda. Mi dicevano sempre che avevano un negozio, penso che questo interesse venga da mio papà, lui come primo lavoro aveva un negozio di abbigliamento. Ordinava sempre i vestiti più nuovi, avevamo l’occhio per questo. Quando sono cresciuta ho capito che tutto aveva senso perchè penso sia un po’ nel nostro DNA”.
Asllani sulle sue radici albanesi
“Ho una forte connessione con le mie origini, il modo in cui sono cresciuta e ho imparato la lingua. Perchè essendo nata e cresciuta in Svezia, non è stato facile imparare l’albanese, ovviamente lo parlavamo in casa, ma dopo i miei genitori hanno pensato che fosse importante per me andare a scuola e impararlo. Così l’ho fatto, e adesso ne sono super felice, perchè adesso mi sento più vicina alle mie origini e più vicina al Kosovo. Penso sia importante sapere da dove vengono i nostri genitori perchè non penso che sarei qui oggi se loro non avessero deciso, quando erano più giovani, di trasferirsi in Svezia, dandomi così una grande opportunità. Sono orgogliosa di loro e delle mie origini e ciò che ho preso da esse è il mio temperamento. Adesso però sono molto tranquilla, penso di essere cresciuta molto ma è una cosa che mi piace, la mia forza di volontà e il mio spirito combattivo. Viene da dentro, penso sia nel DNA il non arrendersi mai e avere questo spirito combattivo, che sicuramente ho preso dai miei genitori e da come mi hanno cresciuta. So che viene da lì, lo vedo anche nei miei nipotini che stanno crescendo adesso, hanno lo stesso spirito”.
Asllani e la sua capacità di adattamento
“Sono molto estroversa e mi piace parlare tanto, sono molto interessata nelle persone. Ma crescendo, quando ero piccola, ero davvero timida. Credo di avere quel mix tra introversione ed estroversione, ma più passano gli anni e più divento estroversa. Penso di essere una persona con una forte morale perciò potrebbe sembrare non facile avvicinarsi a me come persona. Ma sono estroversa a conoscere persone nuove, e ill sapermi adattare non è mai stato un problema. Penso di essere abbastanza brava nell’adattarmi, non mi sono mai sentita troppo in difficoltà, a parte quando ero giovane. Il mio primo trasferimento è stato negli Stati Uniti, ed è stato facile perchè conoscevo la lingua, integrarmi nella cultura è stato più facile. Ma quando mi sono trasferita a Parigi nessuno parlava inglese, la stessa cosa quando mi sono trasferita in Spagna, nessuno parlava inglese. In questi casi, è stato più difficile adattarmi e riuscire ad avere delle conversazioni con le mie compagne di squadra. In Spagna ho direttamente iniziato a imparare la lingua. Qui in Italia molte ragazze parlano un po’ di inglese, e il mio spagnolo mi ha aiutato tanto a capire cosa veniva detto durante le riunioni di squadra. L’italiano e lo spagnolo si assomigliano molto, perciò sento che è stato più facile l’approccio con la lingua”.
Asllani sulla mentalità di una professionista
“Penso che questa sia la vita dei giocatori professionisti, non si può sempre vincere. Ci sono stagioni in cui le cose vanno storte, ma penso che con l’esperienza cerco di separare le prestazioni dall’autostima. Quando sei giovane, se non giochi bene ti senti male come persona. Da piccola, se non vincevamo le partite mi punivo dicendo: “Non merito di bere una Coca Cola dopo la partita. Non merio di mangiare una pizza”. Al di là del risultato, devi mantenere la tua integrità e trovare quell’equilibrio nella vita di ogni giocatrice professionista. Quando una partita non va bene, chiamo casa, è un momento in cui tornare nella zona di comfort, parlare con le persone che ti amano e quando parlo con loro non voglio parlare di calcio specialmente con la mia famiglia. Anche quando vinco non mi piace parlare di calcio con loro. È sempre bello quando mi mandano un messaggio su questo, anche se sanno che non dovrebbero”.
Uscire da una comfort zone secondo Asllani
“La prima volta che sono uscita dalla mia zona di comfort è stato quando ho firmato a 19 anni per una squadra americana. Ho preso la decisione da sola, non avevo chiesto consiglio alla mia famiglia, o ad altri. Gli Stati Uniti non sono vicini, sono lontani, ma a me piace prendere decisioni di pancia, per quello che sento sia giusto per me. E in quel momento ho avuto l’opportunità di giocare negli USA e ho semplicemente detto: “Sì, voglio firmare per loro!” e poi ho firmato anche prima di dirlo alla mia famiglia. Mi avevano anche preso un po’ in giro perchè lo avevano letto su un giornale svedese, prima di saperlo da me. Mi ero detta: “Sì, voglio farlo” e l’ho fatto. Mi piace la sensazione, voglio dire, sono una persona coraggiosa, ma è stato veramente audace a quell’età firmare per una squadra americana. Il primo giorno negli USA è stato come un ritorno alla realtà, è stato un modo per uscire dalla zona di comfort perchè è stato un passo davvero importante per la mia carriera, sentivo di voler fare un’esperienza diversa. Da bambina sognavo di giocare negli USA, quando ho avuto l’opportunità l’ho presa e ho imparato molto. Penso sia bello avere una zona di comfort, ma non avrei vissuto tutto quello che ho vissuto in tutti i Paesi in cui ho giocato se non fossi una persona che si prende dei rischi e coglie opportunità. Quando ti spingi oltre i tuoi limiti è lì che impari di più”.