Nel pomeriggio di giovedì, la calciatrice giallorossa Amalie Thestrup ha preso parte a un’intervista in diretta su Instagram con l’ambassador di Generation Amazing Shouq.
Generation Amazing è il programma del Supreme Committee for Delivery & Legacy del Qatar, avviato nel 2010 dopo l’assegnazione dei Mondiali del 2022 con l’obiettivo di utilizzare il potere dello sport per avere un impatto positivo sulla vita e generare uno sviluppo sociale sostenibile delle comunità.
Ecco le parole di Amalie nell’intervista che ha spaziato dai temi dell’uguaglianza di genere a quelli della vita durante il lockdown.
Come stai vivendo questo periodo?
“Penso che questa sia una situazione impegnativa per tutti noi, ovunque nel mondo, non abbiamo mai vissuto un’esperienza del genere. Io mi alleno tutti i giorni, sono in contatto con i preparatori atletici della Roma che ci hanno mandato un programma specifico. Diciamo che cerco di vivere nel modo più normale possibile questa situazione. Essere a Copenaghen con la mia famiglia rende le cose meno complicate, la loro vicinanza mi permette di avere un atteggiamento positivo”.
“Mi mancano molto Roma e la Roma. Mi sento spesso con le mie compagne su Whatsapp o sui social, spero di rivederle presto ma per il momento possiamo comunicare solo così”.
Come hai vissuto il tuo passaggio alla Roma?
“Venire a Roma è stato un sogno che si realizzava, ho sempre voluto giocare all’estero. Per me giocare per questa squadra è un onore e sono estremamente felice della scelta. Lo stile di gioco italiano mi piace molto e penso faccia per me. Abbiamo veramente tanto potenziale, vogliamo competere per i primi due posti, per andare a giocare la Champions League. È da questo obiettivo che ripartiremo quando tutto tornerà alla normalità”.
Che consiglio daresti alle giovani calciatrici?
“Per raggiungere i propri obiettivi, nel calcio ma anche nel resto della vita, bisogna credere in se stessi e in quello che si è capaci di fare. Se non si crede in se stessi nessun altro lo farà. Un’altra cosa è lavorare tanto, perché i risultati non arrivano se non si lavora duro”.
Qual è stata la più grande sfida affrontare in carriera?
“È successo quando avevo vent’anni e giocavo per una squadra danese. Dopo un ottimo primo anno iniziai a trovare difficoltà, sentivo che non c’era più fiducia in me, giocavo poco. Quindi presi la decisione di cercare una squadra dove potessi giocare con più continuità. È stato davvero difficile scegliere, avrei rischiato di scendere di categoria e ogni posto dove sarei potuta andare sarebbe stato comunque visto da tutti come un passo indietro. Nel calcio purtroppo se fai un passo indietro nessuno ti garantisce nulla. Alla fine la scelta è stata quella giusta e mi ha anche portato a capire che avrei potuto lavorare di più. Probabilmente è grazie a questo episodio se gioco per la Roma oggi. Nella vita si affrontano grandi sfide, ma se si crede in se stessi si possono affrontare tutti gli ostacoli che la vita pone davanti”.
Chi era il tuo modello da seguire da bambina?
“Sinceramente non ne ho mai avuto uno. Quando ero piccola adoravo Pippi Calzelunghe perché credeva di essere la ragazzina più forte del mondo, aveva una mentalità competitiva. Ho guardato questo cartone per tutta la mia infanzia, è stata sicuramente una grande fonte di ispirazione per me perché rappresenta la forza che ognuno di noi ha dentro, ed è un buon esempio per le generazioni più piccole”.
Sei laureata in economia: come hai conciliato gli studi all’attività sportiva?
“Sto terminando il mio master in economia e marketing. Il calcio è sempre stata la mia priorità ma ho voluto continuare a studiare proprio perché penso che sia un buon investimento per il futuro. Se fosse per me giocherei per sempre a calcio, ma so che non potrò farlo per sempre a livello professionale, quindi quando smetterò sarà importante aver studiato”.
Come vedi il calcio femminile tra dieci anni?
“Penso che il calcio femminile si stia sviluppando nella maniera giusta, ogni volta che c’è una Coppa del Mondo notiamo che il movimento cresce sempre di più. La Roma è un ottimo esempio di come in poco tempo, in due anni, un club possa riuscire a diventare protagonista nel panorama internazionale. In giro per il mondo ci sono ancora tante cose da fare, bisognerebbe soprattutto migliorare il tipo di condizioni riservate alle giocatrici.”