Photo Credit: Paolo Comba - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

Durante la 9° giornata, ultimo turno prima del giro di boa, si è giocata Juventus-Milan. La partita, andata in scena al Lamarmora – Vittorio Pozzo di Biella, è terminata con il punteggio di 3-0 per la capolista che sfrutta la vittoria della Roma contro la Fiorentina e scappa a +4, mentre le rossonere vengono raggiunte dal Como, scivolando in 6° posizione. Decisive sono state le reti di Cristiana Girelli e Arianna Caruso, nei primi 10 minuti, più quella di Sofia Cantore al 53’.

Grazie ai Match Analysis della Panini Digital possiamo evidenziare la netta superiorità delle bianconere: l’IVS (Indice di Valutazione Squadra) è infatti pari a 70 per le padrone di casa contro 30 delle ospiti.

In realtà, altre statistiche sembrano dimostrare, invece, un certo equilibrio: 49% a 51% nel possesso palla, 55,9 mt a 56,2 mt per quanto riguarda il baricentro e 48% a 52% nella supremazia territoriale (addirittura 40% a 60% nel corso della seconda frazione!).
Ciò che, però, salta all’occhio e ci fa intendere come le ragazze di Max Canzi abbiano effettivamente meritato di ottenere i 3 punti, sono le numerosissime palle giocate in area di rigore avversaria (60, 14 in più rispetto alle rivali), il numero complessivo delle conclusioni verso la porta (20, ben 11 nello specchio) e, soprattutto, le 11 occasioni che hanno costretto il portiere del Milan, Laura Giuliani, a compiere 6 parate nei 90 minuti.

Nel primo tempo, la Juventus si è schierata con un 3-4-1-2 che, a seconda della posizione di Barbara Bonansea, si poteva trasformare in una sorta di 3-4-3 nel quale la numero 11, da trequartista, diventava punta centrale, come una sorta di falso nueve, e i due attaccanti effettivi, Girelli e Cantore, si allargavano, diventando ali e permettendo alla numero 11 di inserirsi.
Nella seconda metà, il modulo scelto è stato direttamente un 3-4-3 che non ha avuto molti stravolgimenti con il passare dei minuti: probabilmente è stata scelta la via dell’ordine e della semplicità dato il vantaggio di due gol, con il terzo che è arrivato pochi minuti dopo il termine dell’intervallo.
Una delle zone con la maggiore densità è stata la fascia sinistra, quella presieduta da Estelle Cascarino e Pauline Krumbiegel, sostituita, poi, da Lisa Boattin: non a caso la numero 20 è stata la giocatrice juventina con più palle giocate (72), passaggi completati (52) e anche passaggi ricevuti (48), inoltre l’asse da Cascarino a Krumbiegel è stato quello più attivo, con 11 passaggi dal braccetto sinistro all’esterno sinistro. Nella prima frazione è stata molto densa anche la fascia destra, grazie alle numerose scorribande offensive di Lindsey Thomas, e l’area di rigore avversaria, date le 36 palle giocate dalla formazione di casa in quella parte di campo; mentre nella seconda è aumentata la densità nell’area di Pauline Magnin Peyraud a causa dei 27 palloni giocati dalle rossonere in quella zona.

La squadra di Suzanne Bakker è, invece, scesa in campo con il solito 4-3-3 con i due terzini, Angelica Soffia ed Emma Koivisto, molto alti, allineati con i tre centrocampisti.
La stessa situazione si è verificata anche nel secondo tempo con l’unica differenza che la solita Evelyn Ijeh si portava spesso sulla linea degli attaccanti cercando lo spazio per inserirsi tra la punta centrale, Nadia Nadim, e l’ala destra, Monica Renzotti, e trasformando il modulo in una sorta di 4-2-4 con Silvia Rubio e Malgorzata Mesjasz come scudi davanti alla difesa: tattica molto usuale per le ospiti che, però, questa volta, non ha portato alla rete.
In entrambe le frazioni, l’area di rigore del Milan è stata molto densa e questo perché Giuliani è stata la giocatrice milanista con più passaggi riusciti (42) e la seconda per palle giocate (57), oltre ai numerosi palloni avversari passati da quelle parti per tutto il corso dei 90 minuti. Nella seconda metà è stata molto densa anche la fascia destra che è stata, infatti, protagonista di una delle due tracce più attive delle meneghine: 9 passaggi da Koivisto a Renzotti (come quello da Giuliani a Nadim).

Entrambe le compagini hanno provato a far partire le proprie azioni partendo dal basso, la Vecchia Signora più spesso rispetto al Diavolo: 87,9% contro 80,5%. Da sottolineare è però il fatto che la formazione in trasferta abbia aumentato questo dato dell’11,3% da un tempo all’altro (74,3% nel primo e 85,6 nel secondo), certificando anche le parole di Suzanne Bakker al termine del match, che ha infatti sostenuto come la sua squadra sia migliorata nel corso dei secondi 45 minuti.

L’impostazione della Juventus partiva sempre dal reparto difensivo e si svolgeva spesso poi sull’out di sinistra: i 3 difensori si scambiavano il pallone alla ricerca di spazi ed era poi Cascarino ad allargare verso Krumbiegel o a cercare per vie centrali Bonansea; in alternativa Emma Kullberg verticalizzava direttamente su Girelli per tentare di spaccare le linee di pressione milaniste.
La partita di Cascarino è stata totale: oltre ad essere la prima per passaggi riusciti, ricevuti e palle giocate, come abbiamo già visto, è prima anche per giocate utili (16) e per palloni recuperati (21, come Kullberg). Da evidenziare, però, il fatto che nella precisione dei passaggi sia terza, tra le giocatrici di movimento, con il 72%, dietro a Martina Lenzini (78%) e Hanna Ulrika Bennison (74%). Effettivamente anche la prestazione di Lenzini è da mettere sotto la lente di ingrandimento dato che è stata la seconda per passaggi riusciti (43) e per giocate utili (11, come Thomas) e terza, a pari merito con Caruso, per palle recuperate (15).

Il Milan, invece, rispetto al solito, verticalizzava direttamente con Giuliani che cercava Rubio o, ancora con più profondità, Nadim. Nel caso in cui il pallone finiva tra i piedi del regista, spesso veniva allargato sulla destra da Koivisto che sceglieva se mantenere l’ampiezza su Renzotti o se affidarsi alle sponde centrali della numero 9. Non è dunque un caso che l’attaccante danese classe 1988 abbia ricevuto 37 passaggi, il massimo nelle calciatrici meneghine.
Come abbiamo già analizzato, Giuliani è stata la prima per passaggi riusciti, mentre solo la quarta per precisione con il 74% (Marta Mascarello è stata la migliore con l’89%). Oltre a ciò è stata anche la prima per giocate utili (20) e la seconda nelle palle giocate (57) e nelle palle recuperate (17); in entrambi i casi è stata superata dal terzino destro, Koivisto, che ha concluso con 60 palle giocate e 26 palle recuperate, oltre 41 passaggi riusciti, seconda in questo caso.

La superiorità delle ragazze di Canzi, come abbiamo già anticipato, è ben visibile anche dai dati sulle conclusioni. La Vecchia Signora ha calciato ben 20 volte, di cui 11 in porta, e ben 15 (!) da dentro l’area di rigore (3 di questi trasformati in gol). Questo dato rappresenta l’enorme difficoltà rossonera nell’arginare le azioni offensive avversarie, problematiche che nelle altre partite sono state molto meno evidenti. Cantore e Caruso sono coloro che hanno tentato più volte di trovare la gloria personale: 4 tentativi e un gol. Girelli l’ha cercata una volta in meno, ottenendo, comunque, lo stesso risultato, a differenza di Krumbiegel che, nonostante i 3 tiri, non è riuscita a gonfiare la rete.
Dall’altra parte, il Milan ha calciato 16 volte, non poche, ma è riuscito a centrare lo specchio della porta in sole 4 occasioni, nonostante le conclusioni da dentro l’area siano state ben 9: continua ad essere presente il poco cinismo che ha caratterizzato tutta la prima parte della stagione del Diavolo. Ancora una volta le più pericolose sono Ijeh e l’ala sinistra, Sara Stokic, che sta entrando sempre di più nei meccanismi di Bakker, che hanno cercato la via della rete 3 volte; resta ancora a secco Nadim che conclude la sua partita con 2 tentativi ma con ancora la bocca asciutta.

 

Daniele Vitarelli
Nato in provincia di Monza e Brianza. Laureato in Storia e studente di Scienze Storiche presso Unimi a Milano, la mia passione principale, però, è sempre stata il calcio. Sono convinto che il calcio femminile possa diventare una realtà concreta in Italia e il mio obiettivo, oltre a migliorare me stesso, è rendermi utile per la crescita di questo movimento.