Nel mondo ci sono tre modelli di gestione del calcio: c’è il modello intervenzionista, quello astensionista e infine, il modello misto.
Il modello astensionista è proprio dei paesi anglosassoni e degli Stati Uniti: in questi paesi infatti, le federazioni esistenti sono private e non dipendono dai Ministeri e dai governi. Il modello misto è un mix tra il modello intervenzionista e astensionista, in cui enti privati svolgono per concessione funzioni pubbliche: è quanto avviene in Brasile.

Lo sport italiano, come accade in Spagna, Portogallo, Francia e tutti i paesi di civil law, è espressione del modello intervenzionista in quanto gestito e amministrato da enti pubblici: il CONI in Italia, il Consejo Superior de Deportes in Spagna, il Conselho Superior De Desporto in Portogallo, sono tutti enti pubblici che dipendono dai Ministeri e dai rispettivi governi in carica.
La struttura piramidale dello sport vede al secondo posto le Federazioni nazionali che compongono gli enti pubblici sopra menzionati; la FIGC è parte del CONI, così come è parte del CONI anche la Federazione Italiana Giuoco Squash o la Federazione Italiana Cronometristi. Infine, al terzo gradino, troviamo le Leghe professionistiche o dilettantistiche dei clubs, formate dai vari clubs di Serie A, Serie B ecc.

La crisi istituzionale che si sta verificando nel mondo del calcio femminile e che ha portato al rinvio della Supercoppa tra Juventus e Fiorentina, è la manifestazione della crisi di un modello, quello intervenzionista, che trova probabilmente nelle lentezze burocratico-amministrative e nella difficile distribuzione delle competenze, gli aspetti meno positivi e caratteristici della pubblica amministrazione. Quando il 3 maggio la FIGC ufficializzò il passaggio del calcio femminile italiano sotto il suo controllo, molti hanno esultato; in realtà, tale cambiamento doveva essere analizzato con una bella lente d’ingrandimento ed esaminato da un altro punto di vista.
Infatti a norma dell’art. 20 dello Statuto del CONI “Le Federazioni sportive nazionali sono associazioni senza fini di lucro con personalità giuridica di diritto privato”.
La natura giuridica della FIGC è fondamentale poiché le organizzazioni non a scopo di lucro non perseguono la realizzazione di profitti ma solamente ricercano utili da reinvestire a scopi organizzativi.
L’obiettivo primario e generico della FIGC è quello di promuovere e disciplinare l’attività del giuoco del calcio e gli aspetti ad essa connessi (Art. 1 Statuto FIGC); inoltre la FIGC non organizza nessun campionato a livello maschile.

Le Leghe, al contrario, sono quelle associazioni di diritto privato che meglio possono tutelare e curare gli interessi dei clubs che rappresentano, dato che non hanno il “blocco” del “non scopo di lucro”. È bene ricordare però che le leghe dipendono dalla FIGC e svolgono quelle funzioni che vengono attribuite loro dalle federazioni; quindi parlare di “imposizioni dall’alto” (come avvenne a maggio) è sbagliato perché in ogni caso sono le federazioni che amministrano a livello nazionale un determinato sport.

Ed è quanto viene stabilito per esempio nell’art. 1 dello statuto della Lega Serie A: “La Lega Serie A, quale associazione di categoria di società affiliate alla F.I.G.C., agisce altresì nell’ambito delle funzioni ad essa demandate dal presente Statuto – Regolamento e dalle norme federali e, per il raggiungimento delle proprie finalità, gode di autonomia organizzativa ed amministrativa. Quando ha funzioni rappresentative delle Società Associate, essa svolge tutti i compiti e le attribuzioni conseguenti, salvo quelli che, per disposizioni di legge, di Statuto Federale o contenute nelle N.O.I.F., sono di competenza della F.I.G.C.”.

Quindi, le Leghe esercitano funzioni delegate dalla federazione e funzioni proprie, in pieno esercizio della loro autonomia organizzativa ed amministrativa: ad esempio, una funzione propria della Lega Serie A è quella di organizzare il campionato, la Supercoppa, e la Coppa Italia, tutte competizioni che a livello maschile non gestisce la FIGC.

Ed è proprio l’autonomia organizzativa ed amministrativa la chiave per capire la differenza tra FIGC e leghe: per far crescere un settore sono necessari ricavi economici derivanti dagli accordi che l’ente che rappresenta le squadre ad esso affiliate è in grado o meno di concludere. Le leghe infatti hanno la funzione di stipulare ogni accordo commerciale idoneo allo sfruttamento economico delle competizioni che organizzano: è il caso degli accordi per i diritti televisivi, vera linfa vitale per i campionati e per lo sviluppo del calcio.
Ad esempio, pochi giorni fa la Lega Serie A ha concluso un accordo relativo ai diritti televisivi con ESPN: il canale americano trasmetterà le partite del campionato italiano negli Stati Uniti ed aggiungere a tale accordo anche la trasmissione del campionato femminile italiano non sarebbe stata un’utopia.

Quello che si propone per uscire dalla crisi del calcio femminile è un’ipotetica cogestione tra LND e FIGC come se fosse qualcosa di nuovo: il modello pubblico/intervenzionista si applica dal 1942 al calcio italiano maschile, in cui CONI, FIGC e Leghe si dividono le competenze per l’amministrazione del calcio. Se proprio vogliamo parlare di cogestione, probabilmente  quella più idonea appare Lega Serie A-FIGC, ma in ogni caso, anche questa soluzione dovrebbe essere un qualcosa di naturale, di innato e intrinseco del modello pubblico italiano: l’unica grande, enorme differenza è che questo modello dovrebbe essere applicato anche al calcio femminile.

Forse dovrebbe essere proprio la Lega Serie A (e non Lega Serie B, né Lega Pro, né LND, né FIGC) a gestire tutto il movimento femminile, evitando distinzioni tra squadre maschili e femminili visto e considerato che le squadre femminili di serie A e serie B non hanno nulla a che vedere con il dilettantismo e molte delle squadre femminili appartengono alla stessa struttura societaria di quelle maschili, che iniziarono a essere rappresentate dalla Lega Serie A nel 1946.


Art. 1 Statuto FIGC: “La Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) è associazione riconosciuta con personalità giuridica di diritto privato federata al Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) avente lo scopo di promuovere e disciplinare l’attività del giuoco del calcio e gli aspetti ad essa connessi”.

Silvio Bogliari
Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Perugia, ha completato la sua formazione giuridica con il master in diritto internazionale presso l’università Complutense e il master in diritto sportivo presso l’Escuela Universitaria Real Madrid. Ex giocatore del Città di Castello Calcio e del A.S. Cerbara.

1 commento

  1. Bravo Silvio, condivido in pieno! E’ da molto che auspico la creazione di una lega di serie A femminile sotto l’egida della FIGC come avviene nel maschile, non credo possa essere la stessa lega di serie A perché ci sono società diverse (anche giuridicamente): le 12 società di calcio femminile dovrebbero costituire una lega affiliata alla FIGC.

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