Voglia di crescere. Io e la squadra, insieme. Con il sogno di portare avanti ciò che ha fatto il padre Fabrizio. Rebecca Corsi, presidente dell’Empoli Ladies, ha parlato questa mattina a Tuttosport.
 
Rebecca Corsi, cosa vuol dire essere alla presidenza dell’Empoli Ladies?
«Per me è un grande orgoglio, un’opportunità importantissima. E sinceramente non vedevo l’ora di assumermi questa responsabilità. Ho bisogno e voglia di crescere. Lo faremo insieme, in parallelo, io e la squadra con enormi motivazioni».
 
Il suo è un percorso iniziato dal maschile.
«Lavoro con mio padre Fabrizio nel mondo del calcio da 7 anni e con lui ho un rapporto splendido. Ma non è mai stato semplice per me operare nell’ambiente perché un po’ sono “la figlia di” e un po’ sono una donna».
 
Ha visto pregiudizi?
«Quando ho iniziato non avevo la testa e l’esperienza di adesso quindi nei primi tempi ho fatto degli errori e ne farò ancora prima di avere una visione completa. Come tutti. A me piace fare autocritica per migliorarmi. Inizialmente è stato difficile perché non tutti sono pronti a darti una mano. Io ho avuto la fortuna di avere intorno persone che hanno creduto in me. So che sono ancora “work in progress” ma so anche che sto crescendo ogni giorno, con impegno».
 
Lei sta convincendo tutti con il suo lavoro, oltre le etichette.
«Nelle persone che ti guardano deve scattare qualcosa che ti permetta di vedere un individuo, senza differenziazione di genere. Prima di essere donne o uomini siamo persone».
 
Com’è nata l’esperienza all’Empoli Ladies?
«Circa un anno fa mi sono affacciata al femminile e da febbraio ricopro il ruolo di presidente. Visto che arrivo dal maschile, capisco che c’è da prendere spunto da questo settore a livello di struttura, ci vogliono più ruoli e più definiti. Dobbiamo mirare a quello. Adesso il femminile è 30 anni indietro rispetto al maschile».
 
Lei è nata circondata dal calcio.
«C’è da sempre. Tanto che Luciano Spalletti è il mio padrino di Battesimo. Ho sempre assaporato questo sistema, ci sono sempre stata in mezzo».
 
Cosa le ha fatto scattare la passione?
«Tutto nasce dal fatto che quando ero piccola mio padre ha acquistato l’Empoli. Durante le prime partite al Castellani mi addormentavo in collo a lui in tribuna, poi però ho smesso di dormire e il calcio è diventato un motivo per stare con lui, quindi mi sono appassionata e ora non ne posso più fare a meno».
 
Prima come tifosa, poi come dirigente.
«Nel mezzo ho dovuto dimostrare qualcosina (ride, ndr) prima di entrare nell’organigramma».
 
Quanto è soddisfatta dell’Empoli Ladies?
«Abbiamo un gruppo unito, che ha superato le aspettative dopo la promozione in serie A. Una formazione giovane, con grandi valori e capace di andare a Milano e vincere, ci sta rendendo orgogliosissimi. Quella con il Milan è stata bella, ma la partita che mi ha emozionato di più è quella in casa contro la Juventus. Abbiamo perso, ma di misura ed è stata una gara bellissima».
 
L’esempio è il club bianconero?
«Dobbiamo sempre guardare a chi è più bravo e la Juve è un esempio per il calcio a tutti i livelli ma ci sono ci altre ottime realtà».
 
Per cosa si batte?
«Per conservare la serie A in cui siamo fieri di essere arrivati, ma anche dare un’identità al campionato e a tutto il sistema».
 
La chiave è il professionismo?
«Dobbiamo dare un futuro a questo mondo. Altrimenti il rischio è che i presidenti si stufino alla lunga di mettere i soldi visto che ad oggi è solo un costo per l’azienda. Far crescere il sistema è la volontà e parlarne è già qualcosa».
 
Com’è il suo rapporto come le calciatrici?
«Tradizionalmente ad Empoli abbiamo un’impostazione familiare, ma c’è la necessità del rispetto dei ruoli. Detto questo, fra donne a volte basta un sorriso e la complicità per capirsi. Da parte mia c’è la voglia e l’impegno di non far mancare mai niente a questa squadra».
 
Aspettate la ripartenza nei due settori?
«Io sono “sconvolta” rispetto a ciò che sta accadendo oggi perché il sistema calcio e il sistema economico in generale è un disastro. Sentirsi dire dal Ministro di pensare alla stagione successiva non è la strada, come se la stagione successiva non fosse un problema. Intanto è necessario tornare ad allenarsi e lo faremo. Dobbiamo ripartire».
 
Chi l’ha aiutata di più a crescere?
«Diverse persone, comunque va bene anche pochi ma buoni. Mio padre certamente è stato fondamentale anche se a volte ci scontriamo perché lui pretende sempre un po’ di più e subito. Fa parte del rapporto padre-figli. Lo chiamo spesso e gli dico “ho bisogno di un consiglio, dammi una mano”. Voglio che prenda le decisioni con me, lo coinvolgo. Chi meglio di lui?».
 
Lei ha un un sogno?
«Sì, il sogno è quello di essere un giorno mio padre. Sogno di portare avanti questa realtà perché la sento mia, appartiene alla mia famiglia, la difenderò più che posso perché io sono nata qui e anche solo l’idea che questo club un giorno, non sia più nostro mi far star male. E quindi il mio sogno è portare avanti ciò che ha fatto mio padre. Che l’Empoli sia sempre Corsi».
 
Credit Photo: Empoli Ladies