Quando si tratta di difendere i diritti del calcio femminile Patrizia Panico risponde sempre presente. Intervistata dal quotidiano calcistico francese sofoot.com, in qualità di miglior giocatrice italiana di tutti i tempi, la calciatrice della Fiorentina ha parlato della sua storia, delle differenze tra l’Italia e gli altri Paesi nell’organizzazione del movimento calcistico delle donne e delle forti discriminazioni in Italia nel confronto con il mondo ‘pallonaro’ maschile.

Come ci si sente ad essere la miglior giocatrice italiana di ogni tempo? Ad essere sincera non saprei.  Di sicuro è gratificante sentire la stima di molte persone, ma tendo a non pensare a quello che ho fatto o quello che faccio. Ho la possibilità di praticare uno sport che mi piace e ho fatto il mio lavoro, niente di più” – la risposta chiara della Panico . Alla domanda sulle statistiche impressionanti di 40 goal in 30 partite l’attaccante viola chiarisce: “Non tengo il conto delle mie realizzazioni e non sono uno star che si tatua questi numeri per ricordarli (ride). Nella mia carriera ho avuto anche delle offerte dall’estero (Germania, Svezia, Danimarca e Corea del Sud) – precisa la 40enne romana – ma per favorire un innalzamento del livello della nostra Serie A ho sempre preferito rimanere in Italia. Di sicuro sarebbe stato bello avere un’esperienza diversa e partecipare costantemente alla Champions League. E’ un ragionamento patriottico perchè se è vero che andando all’estero si hanno maggiori chances di vittoria personali, il calcio italiano al femminile, nel suo insieme, non ne trae un grande beneficio (esempio di Sara Gama al PSG). Al momento c’è una differenza sensibile con le rappresentative del Nord Europa, come anche con il Canada, Usa e Giappone. 

Quando le viene ricordato di aver dichiarato: L’inno mi commuove, ma canterà solo quando l’Italia avrà più considerazione di quanto fatto dalle donne la Panico chiarisce il suo punto di vista: “L’Italia è molto indietro da questo punto di vista. In tutti i settori, le donne devono faticare tre volte più degli uomini per raggiungere certe posizioni. Questo è il caso in politica, o i leader di grandi imprese, ma anche nello sport e il calcio. L’anno scorso alla Fiorentina, il team manager era una donna, ma era un’eccezione. In Francia, il calcio femminile è in aumento, mentre in Italia, le ragazze sono costrette a minacciare scioperi per avere un minimo di attenzione.Sulla solidarietà del calcio maschile c’era una piccola speranza ma sapevo che non sarebbe successo niente”. 

Parlando del ranking fifa che vede l’Italia al 13esimo posto la giocatrice ammette: “Potremmo parlare di genetica. Il calcio è vissuto a 360 gradi, e talenti nascono naturalmente, perché le famiglie mangiano pane e calcio. Il problema viene dopo, perché fino a 16/17, non c’è ancora questa differenza tra l’italiano e le migliori nazioni. Una dimostrazione è il terzo posto nel Mondiale U17. Ma all’età di 20 anni, in Francia si deve scegliere tra lavoro, studio o coltivare la sua passione mentre nel Belpaese la condizione è più complicata”.

In merito la Fiorentina, primo club italiano ad avere una sezione femminile ufficiale, la Panico chiarisce: “Rimaniamo un’anomalia. La Fiorentina ci dà la possibilità di pensare esclusivamente al calcio. E’ una società che crede in noi come un valore aggiunto e non ci considerano come un peso o un obbligo. Mi auguro che altri club seguano questo esempio. Sono in procinto di partire progetti interessanti con Cesena, Hellas, Udinese, Lazio, tuttavia, insisto: è necessaria una ferma volontà di sviluppo del calcio femminile senza ghettizzarci“.

Fonte: www.sofoot.com