Una passione nata con lei e che, insieme a lei, non si è mai fermata nonostante gli infortuni e le tante difficoltà. Stiamo parlando di Noemi Sobrino, attaccante classe 2000 della Femminile Juventus Torino nonchè anche suo capitano, che si è raccontata a noi sulle sue origini calcistiche, sul suo presente nella società bianconera e sull’attuale situazione del calcio femminile in Italia.
Noemi cosa ti ha fatto innamorare del calcio?
“In verità non c’è stato un momento particolare in cui io mi sia appassionata al gioco del calcio, la mia è una passione innata. Tant’è che ho racconti dei miei genitori in cui ricordano che da quando ho iniziato a parlare ho iniziato a chiedere di giocare a calcio.”
Hai mai incontrato delle difficoltà nel tuo percorso calcistico?
“Assolutamente sì, a partire dai tanti infortuni che hanno sempre accompagnato la mia esperienza sui campi da calcio e che, di volta in volta, mi hanno tenuta lontano dal rettangolo di gioco per diversi mesi.”
Se sì, come le hai superate?
“Tanta voglia di lavorare, rimettersi in gioco e tornare più forte di prima. Alla fine, è sempre stata più forte la voglia di giocare rispetto ad una possibile paura di recidiva. La mia, oltre che essere una passione, è diventata negli anni la fondamentale valvola di sfogo della mia vita.”
Descrivici il tuo percorso finora…
“Credo che la parola giusta possa essere “emozionante”. Non sono mancate appunto le emozioni, belle o brutte che fossero. Mi riferisco all’esordio in prima squadra con l’allora Albese calcio femminile a soli 14 anni, quando militava in serie B, all’esperienza in Turchia per le Olimpiadi giovanili sempre nell’anno dei miei 14, alla qualificazione in serie B con la Femminile Juventus Torino o ancora all’esperienza del Torneo delle Regioni in rappresentativa regionale under 15, alle qualificazioni nazionali primavera per tre anni di fila qui alla Femminile Juventus Torino. Insomma, ci sono state davvero tante esperienze ed emozioni, che spero di collezionare ancora aiutando la mia squadra nel suo cammino verso le fasi finali dei playoff e della coppa Italia di quest’anno. Sarebbero piacevoli esperienze ed emozioni da aggiungere al mio “palmarès”.”
Come sei arrivata in questa società?
“Nel luglio 2015 l’Albese calcio femminile ci fece arrivare un comunicato che la squadra non si sarebbe più formata. È stata una vera e propria doccia fredda a meno di un mese dal primo ritiro stagionale, ma tramite il mio mister di allora ho comunque avuto l’opportunità di approdare qui alla Juventus.”
Come ti trovi alla Femminile Juventus Torino?
“Mi sono sempre trovata bene, ormai sono circa sette anni che sono qui. Tante persone sono arrivate, tante altre se ne sono andate, ma io sono comunque rimasta qui, fidandomi dell’ambiente sano che tra staff e ragazze cerchiamo ogni anno di creare e ricreare. C’è poi Roberta Municchi che è sempre stata con me sia in primavera, sia in prima squadra ed è diventata, negli anni, un enorme valore aggiunto alla mia permanenza.”
Al momento c’è una sosta per il campionato, la Coppa Italia fa quindi da padrone: ieri avete vinto per 2-1 contro il Cit Turin LDE mentre l’ultima partita di campionato è stata davvero incredibile con ben 13 reti portate a casa di qui 4 tue. Che bilanci puoi fare per il momento (sia personali che sulla squadra)?
“Come dicevo prima, l’obbiettivo comune di staff e ragazze è sicuramente quello di raggiungere le fasi finali di entrambe le competizioni (coppa Italia e campionato) ed ovviamente, perché no, di vincerle anche. Per quanto riguarda il campionato abbiamo fatto un buon girone di andata e dobbiamo esserne contente, ma non è ancora finita, il girone di ritorno è lungo e sicuramente le altre squadre cercheranno di fermarci con tutti i loro mezzi. Noi siamo contente di ciò che stiamo costruendo partita dopo partita, ma non vogliamo fermarci qui. Vogliamo dimostrare il carattere che abbiamo continuando a “divertirci e far divertire giocando a calcio”, come dice sempre il nostro Mister Stefano Serami. Personalmente, è importante aver trovato e continuare a trovare la continua via del goal sentendo la fiducia delle mie compagne dopo l’ennesimo rientro da un infortunio. Sicuramente le ultime quattro reti in campionato hanno fatto piacere, la volontà è quella di migliorarsi ancora e dare sempre di più partita dopo partita. Dal lato della Coppa Italia, invece, fare un bilancio successivamente ad una sola partita disputata è difficile. Però è stato dimostrato carattere ancora una volta nonostante la squadra fosse decimata da problemi differenti.”
Che rapporto hai con le tue compagne e lo staff?
“Ho un rapporto molto bello. C’è comunicazione tra di noi compagne ed anche tra noi ragazze e lo staff. Il confronto ci fa crescere ed insieme stiamo creando un ambiente sano venendoci molto incontro nelle varie necessità e difficoltà. Abbiamo tutti gli stessi obbiettivi e questo è fondamentale per una squadra. Sappiamo che in caso di necessità, ognuna di noi può trovare un punto di riferimento tra le ragazze ed all’interno dello staff stesso. Ovviamente ci sono sempre persone con cui si lega di più e persone con cui si lega di meno all’interno di un gruppo, ma quello che succede al di fuori del rettangolo di gioco non deve influenzare ciò che capita nell’impianto sportivo e penso che tutte noi siamo abbastanza brave a tenere a mente questa differenza.”
Il calcio femminile spesso si scontra con il mondo dei pregiudizi e questo molte volte frena un genitore la cui figlia vorrebbe giocare a calcio. Com’è stata questa cosa per te?
“In verità io non sono stata bloccata dai pregiudizi, per fortuna. Di base c’è sempre stato che a livello familiare a nessuno di noi, nonni compresi, è mai piaciuto minimamente il calcio. Alla fine, però, non è stato così impossibile convincere i miei genitori; quindi, non posso assolutamente parlare di pregiudizi da parte loro, anzi, dove non ce la faceva mia mamma ad accompagnarmi nei vari impegni, subentrava subito mio papà. Sono stati fondamentali nella mia vita calcistica, mi hanno sempre seguita senza mettersi in mezzo e lasciandomi libera di praticare lo sport che volevo.”
Quale tipo di atteggiamento consiglieresti alle generazioni future (o anche attuali!) di adottare nei confronti del calcio femminile?
“Sento parlare spesso di “inclusione” ultimamente e da un lato ne sono più che d’accordo, mentre dall’altro penso che il problema del calcio femminile non siano le generazioni future, quanto più quelle passate. Alla fine, il movimento del calcio femminile sta crescendo perché sta crescendo la curiosità verso questo lato dello sport e sta crescendo la volontà di conoscere meglio ciò di cui è capace di suscitare. Consiglierei quindi di continuare a coltivare questa curiosità, di aver continuamente voglia di conoscere i volti più famosi di questo sport, senza porsi mai dei pregiudizi o precludersi la possibilità di capire da sé cosa voglia dire “calcio femminile”. Bisogna sì parlare di inclusione, ma allo stesso tempo consiglierei di trattare le calciatrici esattamente come i colleghi uomini. Lo sport è uno e va amato ed assecondato in tutte le sue sfumature.”
In che modo il professionismo sta aiutando il calcio femminile (ma soprattutto le atlete coinvolte)?
“Il professionismo è approdato pochi mesi fa in serie A femminile e con l’auspicio che questo possa diffondersi alle serie minori, penso che comunque sia stata una bella pagina scritta nella storia del calcio femminile. Le atlete della massima serie hanno voglia di farsi sentire e di cambiare il mondo del calcio una volta per tutte; quindi, è sicuramente una nota positiva ed un ampio riconoscimento per loro. Spero che chi di dovere, non si dimentichi che esistono le serie minori (B, C, D), l’impegno ed i sacrifici sono gli stessi (se non di più dovendo spesso coniugare calcio e lavoro/studio), di conseguenza sarebbe bello se anche le altre atlete potessero giovare degli stessi trattamenti.”
Che hobby hai fuori dal campo?
“Diciamo che ho due principali hobbies, lo snowboard e la fotografia. Entrambi hanno sempre accompagnato il calcio nella mia vita, ma è normale che abbiano sempre trovato meno spazio rispetto ad esso a causa dei ripetuti impegni calcistici e dello studio, parte quest’ultima, estremamente fondamentale per me. Mi piace però godermi al 100% i pochi momenti che gli dedico perché mi aiutano a riossigenare la mente, a staccare la spina e a scrollarmi di dosso le fatiche di tutti i giorni, grandi o piccole che siano. Posso dire che le cose sono tra di loro complementari. Ho bisogno che ci sia il giusto equilibrio tra di loro per essere serena.”
Un’ultima domanda, quali sono le giocatrici alle quali ti ispiri maggiormente e perché?
“A dire la verità non mi ispiro ad una sola giocatrice, mi piace rubare le qualità ed i movimenti di una piuttosto che di un’altra. Essendo un attaccante analizzo i diversi movimenti che vengono fatti a ridosso dell’area di rigore avversaria e cerco sempre di interiorizzarli e farli miei. Allo stesso tempo però, il fatto di non ispirarmi definitivamente ad una giocatrice in particolare, mi aiuta ad essere libera di metterci sempre “del mio” nelle cose che faccio.”
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia la società della Femminile Juventus Torino e Noemi Sobrino per la loro gentile disponibilità.