La Sampdoria Women è sicuramente una delle osservate speciali di questa Serie A femminile 2021/22. Nelle prime tre giornate di campionato, le blucerchiate hanno mostrato il proprio enorme potenziale mettendo alle strette avversarie di spessore come il Milan.
Coraggio, entusiasmo e coesione non sono mai mancate neppure dinnanzi ai primi ostacoli di una stagione che si preannuncia ricca di emozioni e sorprese. Architetto e condottiero di questo gruppo è Antonio Cincotta, tecnico lombardo che abbiamo già avuto modo di conoscere per la sua grande serietà, la sua passione per il calcio e l’encomiabile capacità di difendere a spada tratta le sue giocatrici.
Questo aspetto, in particolare, si è dimostrato fondamentale per costruire, giorno dopo giorno, uno spogliatoio unito che ha saputo fare della sua eterogeneità un importante punto di forza. Allenarsi e giocare al fianco di calciatrici più esperte, infatti, permette alle più giovani di imparare da loro, migliorando esponenzialmente di partita in partita.
La nostra redazione ha avuto il privilegio di intervistare in esclusiva Mister Cincotta, scoprendo alcuni segreti del mestiere e compiendo un emozionante viaggio nel mondo delle blucerchiate.
Mister, cos’ha rappresentato per lei aver costruito una squadra da zero?
Dal punto di vista umano è stata sicuramente l’esperienza più importante della mia carriera. Ringrazio in particolare Stefania Tarenzi e le altre veterane per avermi aiutato, sin dall’inizio, a crescere e a capire esattamente come gestire il gruppo in totale armonia. Aver acquisito questa capacità ha permesso alla mia versione 2.0 di venir fuori rendendomi un allenatore migliore.
Dal punto di vista tecnico, sto cercando a mia volta di far crescere un gruppo nato dall’oggi al domani e composto sia da ragazze giovanissime sia da giocatrici esperte. Aver preso le redini di una squadra costruita mentre le altre concorrenti potevano già vantare una rosa completa e testata, ha reso questa sfida ancor più affascinante ed avvincente.
Qual è il segreto di uno spogliatoio così unito?
In verità, non esiste alcun segreto. Ciò che fa davvero la differenza sono i valori umani dei singoli elementi che compongono lo spogliatoio. Quando un gruppo può contare su personalità di grande spessore dal punto di vista umano è più semplice che si crei un equilibrio positivo.
Noi ne abbiamo subito trovato uno nostro ed anche io mi sento migliorato molto, come detto in precedenza, nella gestione delle giocatrici e di tutti gli aspetti dentro e fuori dal campo.
Come definirebbe il miglioramento della squadra dall’inizio della stagione ad oggi?
Per com’è nata la squadra e per il poco tempo avuto a disposizione per prepararci al meglio, non posso che essere soddisfatto di ogni partita disputata finora. Era decisamente difficile ed utopico pensare di essere subito competitivi alla prima esperienza in campionato, eppure con applicazione ed impegno stiamo riuscendo a dire la nostra in ogni sfida.
Non si tratta di un risultato sportivo ottenuto esclusivamente sul campo, bensì di un grandissimo traguardo raggiunto insieme ad una dirigenza che non smetterò mai di ringraziare. Il Presidente e Marco Palmieri, responsabile dell’area femminile, sono stati davvero bravi nel costruire una squadra in così poco tempo, conseguendo un risultato che, di certo, non è da tutti.
Cosa vi ha insegnato, in particolare, il match contro un avversario esperto e blasonato come il Milan?
Innanzitutto, ci siamo resi conto del gap che, in questo momento, ci separa dai top club. Nel corso della partita sono emerse delle difficoltà che non ci hanno però spaventato, dandoci bensì la consapevolezza di dover lavorare sodo per raggiungere il loro livello. Ad oggi siamo ancora lontani dalle squadre più blasonate ma, ripeto, non siamo né spaventati né preoccupati. Abbiamo intrapreso un lungo percorso che, con spirito di sacrificio e abnegazione, ci permetterà di ridurre sempre più il divario con le avversarie più forti ed esperte.
Dunque, dove può arrivare quest’anno la Samp?
Gli obbiettivi sono stati già fissati dalla società che, come già annunciato dal presidente Ferrero e dal direttore Palmieri, ci ha chiesto di fare del nostro meglio per mantenere un posto in Serie A. Per riuscirci, promettiamo di giocare al massimo e di onorare questi colori ogni settimana.
Ci sveli un trucco del mestiere: come riesce a difendere il gruppo squadra nei momenti difficili? E successivamente, come trasforma la delusione di una sconfitta in spinta per vincere la partita successiva?
Sono un allenatore che cerca di essere un parafulmine per le ragazze, nel senso che utilizzo tutti gli strumenti comunicativi a mia disposizione per attirare l’attenzione su di me quando le cose vanno male. Penso infatti che sia importante proteggere il gruppo dalle critiche e dalle sollecitazioni esterne. In questo modo, l’anno scorso a Firenze riuscii ad aiutare la squadra a riprendersi e conquistare addirittura il quarto posto in classifica al termine del campionato.
La serenità delle giocatrici è l’aspetto più importante che un allenatore deve avere a cuore e proteggere per far sì che ciascuna possa vivere l’esperienza sportiva appieno, libera cioè dalle troppe aspettative, dalla pressione mediatica e dall’obbligo del risultato. Per quanto mi riguarda, provo sempre a facilitare questa loro spensieratezza. A volte ci riesco mentre altre purtroppo no. Certo, mi è capitato di commettere errori in carriera, e tutt’ora ne faccio qualcuno, a volte; nonostante ciò, faccio sempre il possibile per difendere la mia squadra.
Qual è l’aspetto, tecnico e mentale, che la colpisce maggiormente in una calciatrice?
La semplicità. Apprezzo molto questo aspetto soprattutto se applicato nel mondo dei social e del marketing. Ammiro e mi lascio ispirare da chi riesce ad essere sempre umile e semplice in una società che tende a rendere l’atleta un vero e proprio personaggio pubblico. Mi piace infatti avere a che fare con calciatrici che hanno questa capacità e che sono in grado di ispirare i giovani ad orientarsi verso i valori veri della vita e dello sport, non lasciando mai prevalere su di essi gli interessi di marketing e sponsorizzazioni.
Ha avuto modo di allenare negli Usa, cosa potrebbe imparare il calcio femminile italiano dal modello statunitense?
Credo che l’Italia sia ormai diventata un punto di riferimento anche per quanto riguarda questo ambito. È giunto dunque il momento di non sentirci più inferiori agli altri paesi. Nonostante i notevoli passi in avanti fatti finora, molti altri progressi dovranno ancora essere compiuti nei prossimi anni. Certo è che, rispetto a poco meno di un decennio fa, il calcio femminile italiano può essere considerato una realtà molto più organizzata e diffusa su tutto il territorio nazionale. É inoltre importante sottolineare il grande appeal che ha via via acquisito anche all’estero.
Lasci un messaggio a tutti quelli che non conoscono ancora bene il calcio femminile o che hanno, purtroppo, ancora alcuni pregiudizi a riguardo. E ne lasci uno anche a tutti i tifosi della Samp Women.
Sono convinto che la bravura tecnica delle ragazze valga l’intero prezzo del biglietto e che, di conseguenza, chi assiste ad una partita di calcio femminile sia generalmente molto felice. Per quanto riguarda i tifosi della Samp, invece, li invito tutti a venire allo stadio per vederci giocare. Abbiamo bisogno di tifo, perché in 12 si fa molta meno fatica in campo!