Il Bologna è stato uno dei team rivelazione della Serie C targata 2020-2021. La squadra rossoblù, inserita nel girone C. dopo una partenza fatta di 10 vittorie consecutive si è trovata a giocarsi, sino alle battute finali del torneo, la promozione in Serie B con Sassari Torres ed Arezzo. Buona parte del merito della cavalcata delle emiliane, terminata al secondo posto con 53 punti nelle 22 gare giocate e con 64 reti realizzate a fronte delle 19 subite, va al tecnico Michelangelo Galasso. Abbiamo raggiunto l’allenatore delle felsinee, capitanate da Enrica Bassi, per ripercorrere la stagione bolognese.
Mister siete arrivati ai nastri di questa stagione dopo la salvezza del passato torneo. La vostra rosa era cambiata rispetto a quella del campionato scorso? Quanto è stato difficile ripartire dopo lo stop della scorsa primavera
“Il risultato ottenuto nel campionato appena concluso è certamente la conseguenza del lavoro svolto sul campo, dalle ragazze, nella stagione precedente. Sulla rosa delle giovani giocatrici nei due anni non è stato fatto nessun intervento di taglio o completamento tecnico. Abbiamo lasciato andare chi aveva obiettivi diversi da quello che c’eravamo dati, cioè il miglioramento tecnico sensibile di ogni calciatrice. Abbiamo accolto in squadra, atlete che per scelta di vita avevano deciso di venire a Bologna per studio. La centralità del lavoro sulla costruzione tecnica ha reso coeso un gruppo di ragazzine che poi è divenuto un ottimo gruppo squadra“.
Quali erano gli obiettivi del Bologna in questa stagione?
“Lavorare su un gruppo per farlo divenire gruppo squadra porta a selezionare alcuni specifici obiettivi da perseguire in modo prioritario. Noi come team abbiamo scelto
area fisica: rendere le ragazze atlete degne della società di appartenenza con carichi importanti dal punto di vista sia del volume che della frequenza.
Area tecnica: si è lavorato sulla bellezza del gesto tecnico, e quindi sull’economia dell’energie spese.
Area tattica: educare le atlete a essere consapevoli del ruolo o dei ruoli che possono effettivamente svolgere; arrogarsi dell’iniziativa di poter scegliere sempre la soluzione tattica più adeguata.
Area psicologica: abbiamo cercato di facilitare il rafforzamento delle relazioni, partendo dal forte ascendente che il nome Bologna Fc infonde ad ogni singola atleta. Abbiamo molto lavorato su cosa significa vincere o perdere nella nostra realtà”.
Siete partiti con dieci successi di fila battendo la favorita Torres e squadre come Filecchio e Jesina che godevano di ottima salute. Quali erano gli umori dopo le prime uscite? Credevate di poter far così bene?
“Quando si vince, l’autostima diventa generatrice di energie impensabili. Nel Bologna Fc poi…Una cosa è certa: chi ha meritato la testa della classifica sul campo per gioco ed emozioni è stato il Bologna Fc Women, agli altri lascio il primato di costruzione squadre a tavolino”.
Poi i due passi falsi contro due dirette concorrenti come Arezzo e Torres che hanno riaperto leggermente il campionato. Come sono andate quelle gare?
“Lo scossone delle due sconfitte nel finale/inizio girone è figlio semplicemente del covid. La nostra rosa giocatrici non poteva sostenere il presentarsi da capofila senza sei giocatrici importanti. Come ho sempre detto in modo netto alle mie atlete, nel gioco di squadra il valore di una giocatrice non vale quella di un’altra. Poi la solerzia di chi in federazione ci ha fatto giocare la settimana seguente pensando che il Bologna fc si potesse permettere 35 giocatrici, ha determinato il resto”.
Nelle successive otto gare sette successi ed un pari, avevate ripreso nuovamente fiducia per la promozione?
“Noi abbiamo sempre lavorato sulle emozioni. L’essere sempre state in testa era la situazione giusta per lavorare continuamente sotto pressione in ogni istante vissuto sul campo, perché quello è vero sport, quello che ti fa superare i propri limiti”.
Nelle ultime due partite avete abbandonato la speranza del salto in Serie B. Quanto rammarico resta per essere arrivati così vicino alla promozione in un campionato comunque molto competitivo e con una squadra molto giovane?
“Direi la partita contro la Pistoiese ha tolto alla squadra ogni velleità di promozione. Caldo e giornata veramente storta per noi, con le avversarie che hanno centrato la vittoria con eurogol e sforzo minimo. Che dire complimenti a loro. Come mister ho il rammarico di non aver avuto a disposizione almeno tre giocatrici importanti, per infortunio negli ultimi due mesi, che avrebbero dato un ricambio tecnico e di energie al gruppo. Avevo cercato anche di stimolare l’ambiente per poter ottenere la possibilità di giocare nel mito dello stadio Dall’Ara per poter direzionare tutte le energie delle ragazze in emozioni ancora più forti. Purtroppo non c’è stata condivisione”.
Avete terminato la stagione con l’imbattibilità tra le mura amiche, la miglior difesa interna e il secondo attacco casalingo. Come commenta questi dati?
“Il campionato di serie C è un campionato dal livello 6/ 6.5 di media. Si dovrebbe fare molto meglio in termini di costruzione delle atlete, specie se giovani. La federazione dovrebbe supportare le società in questo obiettivo, visto l’onda pubblicitaria che sta cercando di dare al campionato. Invece è facile notare sui campi come si pensi solo prendere a prestito moduli e schemi da categorie di livelli tecnici importanti, senza averne i prerequisiti. La mia squadra ha nelle corde i numeri evidenziati ma ha anche tantissimo da lavorare in termini di miglioramento tecnico per livelli più alti”.
A differenza delle altre tre squadre che hanno giocato per il vertice del girone non avete avuto la bomber che vi ha trascinato. È stato il gruppo a portare il Bologna ad un passo dal successo finale?
“Con la nostra rosa seppur risicata, al completo per tutto il campionato, inclusa la nostra Minelli, Magnusson, e insieme alla Mastel e Patelli e qualche giovanissima del vivaio che non ho potuto schierare, almeno due di queste giocatrici sarebbero arrivate a 20/25 gol. Mi tengo stretto però la mia bomber squadra che con più componenti è riuscita ad andare al gol”.
Cosa le rimarrà di questa annata? Che ricordi porterà con lei?
“Di quest’anno mi rimarrà la bellezza di aver lavorato per competenze in un sistema la cui considerazione era pari agli ultimi, e come in una rincorsa famosa del duecentista Mennea, mio idolo, a Mosca 1980, penso di avere tagliato il traguardo con il dito alzato insieme alla mia squadra”.
Favorevole al cambiamento di format della C?
“La serie C a 16 squadre è più selettiva in termini di impatto sui team. Le rose dovranno necessariamente essere allungate, in termini di numero e qualità. È naturale il conseguente aumento dei costi per le società. Io penso che sia una bella piattaforma per fare nascere il calcio professionistico in Italia. Di fatto due sono i fattori da incentivare affinché la serie c possa divenire la culla del possibile futuro professionismo del calcio femminile: sovvenzionamento dalle federazioni alle società per assumere istruttori e allenatori di certificato livello di competenze sul campo, e sovvenzionamento alle società per immettere sempre più giovanissime atlete U16/17 nel campionato”.
Nella prossima stagione resterà alla guida delle emiliane? Ci sono già conferme sicure per il prossimo campionato?
“Per le riconferme non esistono sicurezze. Ogni ragazza ha nel suo vissuto recente quanto può ricevere e/o continuare a dare al Bologna Fc. Libera è la scelta. Io sono affezionato a questo gruppo, ma dal professionismo ho imparato ad avere la giusta distanza dai sentimenti, in special modo da chi privilegia la considerazione degli ultimi”.
Intervista bella e amara di un grande allenatore che si è speso tantissimo per amore del calcio femminile e che ha ricevuto grandi risultati dalla sua squadra ma nulla dal Bologna FC…
Un esempio che quando si è competenti e si sa lavorare bene i risultati arrivano.