Il Vighignolo è arrivato, nella scorsa stagione, alla semifinale playoff del Girone A di Promozione Lombardia, ma per le giallonere è arrivata comunque la salita in Eccellenza, grazie al ripescaggio annunciato dal Comitato Regionale Lombardia della Lega Nazionale Dilettanti.
La squadra deve immediatamente trovarsi pronta al nuovo campionato, e, per questo ha deciso di puntare su elementi esperti: tra queste vi è Maya Di Marco, difensore classe ’96 e arrivata ad agosto dopo esperienze all’Atletico Milano, Forense, Bareggio e Minerva Milano. La nostra Redazione ha raggiunto Maya per risponderci ad alcune domande.
Maya in che modo hai scoperto di essere una calciatrice?
«È iniziato tutto da mia sorella gemella Katia. Noi arrivavamo da tanti anni di nuoto e da quattro anni di danza, nostra mamma ci aveva indirizzate verso questi mondi perché erano due sport più completi e “meno da maschi”. In cortile, però, giocavamo sempre a calcio con gli altri ragazzi del condominio e, a nove anni, mia sorella ha deciso di farlo seriamente e di giocare in una squadra. Io ovviamente l’ho seguita! Abbiamo portato avanti sia nuoto che calcio per un anno circa, ma gli impegni si sovrapponevano spesso e alla fine abbiamo dovuto escludere una delle due cose».
Perché hai scelto di diventare un difensore?
«Diciamo che ho sempre voluto avere qualcosa da difendere. Da piccola mi piaceva l’idea di fare il portiere, ma oltre ad essere bassa ero piuttosto negata con le mani. Il mio allenatore di allora, Angelo Pensa, mi vedeva bene come difensore e da lì è quindi partito il tutto. Questo ruolo mi piace perché, stando dietro, riesco ad avere una visione del gioco completa; in mezzo al campo, ad esempio, dipende un po’ da come ti giri. Inoltre, mi piace poter comandare la difesa e far salire la squadra».
Che esperienze calcistiche hai avuto?
«Ho cominciato nell’Atletico Milano, poi diventato Milan Ladies. Studiando infermieristica e avendo sempre meno tempo da dedicare al calcio, ho poi scelto una realtà “più leggera” e meno impegnativa e sono approdata all’Afforese. Dopo di che mi sono spostata al Bareggio e successivamente a Minerva. Negli anni c’é poi stata anche una piccola una parentesi di calcio a cinque con il CUS Statale».
Cosa ti ha portato ad accettare l’offerta del Vighignolo?
«In realtà arrivavo da un anno difficile a Minerva; essendo un’infermiera avevo turni abbastanza pesanti, soprattutto per via della pandemia da Covid. Inizialmente trovavo spazio, poi, a causa del lavoro, la mia disponibilità e quindi presenza al campo é andata scemando, tanto che poi, a fine stagione, avevo pensato di lasciare il calcio. Inoltre, lo scorso anno ho subito uno stop forzato per via di un intervento per un melanoma e sono stata lontana dal campo per circa quattro mesi. Verso fine giugno, prima di partire per le vacanze, mia sorella mi ha convinta ad allenarmi col Vighignolo dicendomi di vivermela come una cosa “senza impegno”. Di fatto mi ero poi divertita e anche una mia amica fuori dal campo mi aveva fatto notare che “non mi vedeva così serena da tempo”. Quella frase mi aveva fatto pensare e Matteo Colombo (ora Ds del Vighignolo, ndr), che già mi conosceva dall’esperienza a Bareggio, mi aveva parlato del progetto del Vighignolo e mi aveva convinta ad accettare quest’avventura. Ovviamente, il fatto che ci fosse un bel gruppo ha inciso notevolmente nella mia decisione»
Che squadra hai notato al tuo arrivo?
«Le ragazze mi sono sembrate fin da subito grintose e motivate oltre che affiatate, tanto da creare un bel gruppo coeso. Sono molto amiche anche fuori dal campo, che è sicuramente un valore aggiunto e molto importante. Molte sono giovani e altre con più esperienza, ma in generale si riesce a creare un clima serio e divertente allo stesso tempo. Fortunatamente metà delle ragazze le conoscevo già, quindi rapportarmi con la squadra e inserirmi nel gruppo è stato facile».
Dove può arrivare, secondo te, questa squadra?
«Nonostante il Vighignolo sia stato ripescato in Eccellenza solo ad agosto, non penso che l’obiettivo debba essere solo la salvezza. Certo, sarebbe irreale puntare subito ai primi posti della classifica, ma se giochiamo bene le nostre carte possiamo portare a casa tanti risultati positivi. In linea di massima, credo che questa squadra sia all’altezza del campionato!».
L’avventura del Vighignolo partirà in casa della Polisportiva 2B. Che gara ci aspetteremo?
«Il Vighignolo viene da una realtà diversa mentre la Polisportiva 2B ha già fatto una stagione in Eccellenza, ma credo possa essere lo stesso una grande partita e che ce la si possa giocare ad armi pari. Sarà sicuramente una partita importante per la squadra, un po’ per l’esordio in questa categoria e poi per fissare un punto di partenza, così da capire dove poterci migliorare».
Quali sono le tue aspettative sul girone lombardo di Eccellenza?
«A parer mio, le tre che si giocheranno i primi posti di questo campionato saranno Lesmo, Minerva e Monterosso. Il Lesmo ha avuto una crescita pazzesca negli ultimi due anni, Cincotta in particolare ha fatto un gran bel lavoro e se fossero stati più vicini ci avrei fatto un pensierino. Minerva è una squadra con forti individualità e hanno soprattutto esperienza nel campionato. Il Monterosso la scorsa stagione è partito alla grande e poi si è “perso” a fine campionato, ma se riescono ad essere costanti hanno buone probabilità di arrivare in alto alla classifica».
Come stai vedendo il calcio femminile lombardo?
«A livello di crescita direi piuttosto bene. Quando ero piccola trovare una squadra di calcio femminile era un’impresa, io per fortuna avevo l’Atletico Milano a dieci minuti da casa, ma molte delle mie compagne dovevano fare numerosi chilometri per trovare una società femminile. Ora le cose sono diverse, il numero di ragazze che giocano é aumentato notevolmente e di conseguenza é cresciuto anche il numero di squadre sul territorio. La Nazionale Femminile ha fatto un figurone al Mondiale e, anche se gli Europei non sono andati come speravamo, c’é stato un impatto mediatico che ha permesso al calcio femminile di crescere tanto, sotto vari aspetti, soprattutto in Lombardia e nell’hinterland milanese. Poi, l’ultima novità del passaggio al professionismo potrà fare solo bene al movimento generale».
Com’è la tua vita fuori dal campo?
«Ad oggi faccio l’infermiera in un ospedale di Milano e aiutare gli altri è sia un piacere che un dovere. Quando ho scelto di fare infermieristica temevo di allontanarmi dalla passione per il calcio e da mia sorella, ma dopo anni sono riuscita a trovare un giusto equilibrio. Lavorare in ospedale e in generale nella sanità mi ha aiutata a “fare spogliatoio”, nel senso che mi ha insegnato ancora di più a mettere al primo posto il gruppo piuttosto che me stessa, e quindi a dare priorità al benessere della squadra».
Cosa vuoi dire alle tue compagne in vista della partenza del campionato?
«Mi sento dirgli che non dobbiamo precluderci nulla. Dobbiamo giocarci tutto il campionato, dall’inizio fino alla fine, perché le potenzialità per farlo le abbiamo. Incontreremo sicuramente squadre più forti e squadre più “abbordabili”, ma dovremo giocare ogni partita al massimo a prescindere dall’avversario che avremo davanti. In ultimo, mi sento di dire alle mie compagne che dobbiamo crederci e restare unite, sia nelle vittorie che nelle sconfitte».
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia l’US Vighignolo Women e Maya Di Marco per la disponibilità.