Oggi siamo qui con Martina Sclavo,difensore in forza alla Roma Femminile.
Martina nata a Roma il 5 giugno 2000 oggi ci racconterà alcuni aneddoti della sua carriera e altre curiosità.
Ciao Martina, per iniziare raccontaci come mai hai scelto di intraprendere il calcio come sport, e quando hai capito che questo poteva diventare molto più di una semplice passione?
Ho iniziato a giocare a calcio quando avevo 6 anni, ma già dai primi passi avevo sempre con me un pallone con cui giocavo. La passione per il calcio è nata grazie ai miei genitori che mi hanno portato da sempre allo stadio. Mia madre,grande tifosa della Roma ed appassionata di calcio, era comunque titubante sul fatto di iscrivermi alla scuola calcio; poi vedendo che per me era una vera ossessione stare con il pallone in mezzo ai piedi, ha dovuto cedere. Oltre al calcio fino a ora ho praticato tanti sport, ma nessuno è mai riuscito a farmi provare le stesse emozioni.
Hai indossato la maglia azzurra dell’under 16, che emozioni si provano ad indossare la maglia che rappresenta il nostro paese nel mondo?
Penso che indossare la maglia azzurra sia il sogno di ogni ragazzo o ragazza che gioca a calcio. Per me è stato un sogno che si realizzava. Quando è arrivata la prima convocazione, ho capito che tutti i sacrifici che ho fatto negli anni sono serviti. Sono emozioni indescrivibili che solo a ripensarci mi vengono i brividi.
Sei passata quest’anno dalla Res Roma alla Roma calcio femminile, come mai questa scelta e quali obiettivi hai per questa stagione?
Nella Res sono cresciuta molto sia dal punto di vista caratteriale che da quello calcistico. Quest’anno voglio rimettermi in gioco in una squadra di serie b come la Roma, in cui posso fare esperienza e crescere ancor di più. Stiamo lavorando bene e il nostro unico obiettivo è di vincere il campionato e per farlo bisogna lavorare con impegno e serietà, cose che non ci mancano assolutamente.
Sei giovanissima, una carriera che sembra promettersi bene davanti ma vista la tua età chi è Martina fuori dal campo?
Il calcio mi occupa tanto tempo e con gli anni ho imparato a organizzarmi con lo studio. Ora frequento il terzo anno di liceo scientifico e per fortuna sono sempre riuscita a raggiungere ottimi risultati anche a scuola.
Immagina: mancano due ore all’inizio di una gara decisiva per la squadra, cosa fai e come ti prepari psicologicamente ad affrontarla?
Ogni partita è importante, che sia un’amichevole o una finale, la concentrazione, la determinazione e la voglia devono essere sempre le stesse. Il momento in cui entro davvero in partita è durante il riscaldamento. Lì penso a quello che devo fare in campo e alle parole del mister; a volte m’immagino delle azioni passate in cui ho sbagliato e mi concentro per non rifare lo stesso errore.
Il calcio femminile in Italia è molto sottovalutato, infatti, a differenza di altri paesi europei, le calciatrici in Italia appartengono al mondo dilettantistico. Cosa si può fare secondo te per iniziare a cambiare le cose?
Essere inserite nelle società professionistiche maschili sarebbe un primo passo e magari facendo giocare la prima squadra prima della partita maschile allo stadio, permettendo così di far conoscere al grande pubblico il nostro calcio e il nostro mondo. Valiamo molto: l’amore e la passione che mettiamo noi donne per questo sport sono qualcosa d’incredibile e forte; è un peccato che molte squadre non siano in grado di continuare per mancanza di budget, togliendo dei sogni a molte ragazze.
Perfetto Martina, grazie mille e ti auguro da parte mia (Luca Artifoni) e di tutta la redazione di Calcio Femminile italiano una splendida stagione ricca di soddisfazioni!