Marta Carissimi nata a Torino il 3 maggio 1987, centrocampista della Nazionale Italiana di calcio femminile (56 presenze) che in questi giorni lascia la Fiorentina Women’s, è una calciatrice di grande esperienza e affidamento, un perno fondamentale per il centrocampo di qualsiasi squadra. Ecco il suo palmares: 2 scudetti (2014-15 con l’Agsm Verona, 2016-17 con la Fiorentina Women’s), 2 Coppe Italia (2016-17 e 2017-18 con la Fiorentina Women’s) e, inoltre all’estero, 1 scudetto islandese (2014 con lo Stjarnan) e 1 Coppa Islanda (2014 con lo Stjarnan).
Ciao Marta, in questi giorni abbiamo appreso il tuo addio alla Fiorentina Women’s che ha rappresentato, negli ultimi due anni, una tappa fondamentale per la tua carriera. Qual è il tuo stato d’animo?
Nel calcio le scelte si prendono spesso insieme e di comune accordo col club, altre volte sono i calciatori che impongono la propria volontà e altre ancora la società. Nel mio caso vorrei che le motivazioni di questa separazione rimanessero tra me e il club. Posso dire, in tutta sincerità, che mi dispiace molto lasciare un ambiente dove avevamo creato dei legami sicuramente forti in un gruppo veramente affiatato, ma sono consapevole che cambiare squadra fa parte del calcio. Mi lascio, in ogni modo, veramente bene con tutte le compagne e lo staff, si tratta di persone che continuerò a vedere al di fuori del campo e con alcune in particolare si sono creati dei legami non solo di compagne di squadra ma di amicizia. In ogni caso dopo il dispiacere iniziale è subentrata la serenità di chi è sicura di aver sempre dato tutto per la squadra e farà altrettanto con il nuovo club.
Parlavi di dispiacere e ti assicuro che tutti i tifosi viola sono rimasti dispiaciuti alla notizia del tuo addio. Cosa vorresti dire a tal proposito ai tuoi ex tifosi?
Vorrei prima di tutto che non siano ex. Per me non lo saranno mai e spero che sia così anche per loro, cambieranno i colori che porterò addosso ma rimarrà immutata la mia stima nei loro confronti perché ci hanno sempre seguito con affetto. Loro mi hanno fatto capire che, in una piazza come Firenze, quando tu dai tutto per la maglia non ha importanza che tu sia di Firenze o che arrivi da fuori basta che dimostri di avere attaccamento per la maglia e di lottare per la città, e otterrai quell’amore viscerale che solo a Firenze per ora ho visto, credo sia una piazza unica. Ho visto l’anno scorso, nel maschile, l’amore di Firenze per Borja Valero che in fondo non era a Firenze da una vita, ma i fiorentini l’hanno considerato uno di loro. Questo voglio chiedere alla città, di continuare a dimostrare amore nei confronti di giocatori o giocatrici che sono attaccati alla maglia e lottano per essa, come sono sicura di aver fatto io. Ci sono delle piazze, e Firenze ne è l’esempio, dove questo viene apprezzato. Questa consapevolezza la porterò sempre con me perché in qualunque squadra io abbia giocato (nove anni al Toro, nella mia città e con la mia squadra del cuore, poi sono stata in Islanda, poi al Verona e quindi alla Fiorentina) ho sempre dato importanza ai valori del progetto del club, valori che poi alla fine ho riscontrato nelle compagne e anche nella tifoseria. La cosa che più mi rende orgogliosa è essere stimata e apprezzata dai tifosi come persona, oltre che come giocatrice…è la vittoria più grande, che va oltre i trofei vinti. Ci saranno alcune partite durante l’anno nelle quali saremo avversari, spero che tutte le altre volte continuino a sostenermi come hanno fatto finora, e il loro sostegno mi ha fatto sentire veramente orgogliosa di indossare la maglia viola. Io sono convinta di avere dato tanto per questa maglia, e aver percepito che è stato apprezzato e ricambiato dalla città è stato molto gratificante.
Passiamo ad un’altra maglia, quella azzurra. L’anno prossimo, in Francia, ci saranno i mondiali speri e credi di poterci essere?
Innanzitutto sono contentissima che la nazionale si sia qualificata, è una bella soddisfazione per noi ragazze e per tutti gli addetti ai lavori. Nello stesso tempo, in questo momento di crescita del calcio femminile, serviva per dare un ulteriore impulso al movimento, dopo quello iniziale avvenuto tre anni fa grazie alla Fiorentina, la prima a credere nel calcio femminile, e l’ingresso di Juve, Roma, Milan e tante altre squadre professionistiche. La nazionale sarà composta sicuramente, grazie ai tecnici che la gestiscono, dalle migliori giocatrici o da quelle più in forma in quel momento. Io mi metterò, come sempre, a disposizione del tecnico Bertolini, che ha dimostrato, oltre che di essere competente e preparata, di saper compattare il gruppo e di lavorare in modo sinergico con il suo braccio destro Attilio Sorbi, i suoi collaboratori e le ragazze. La sinergia penso sia fondamentale: un allenatore non può vincere da solo come nemmeno una squadra può farlo senza una adeguata guida. Il mondiale è sicuramente il sogno di chiunque, noi dopo vent’anni ci ritorniamo e ovviamente farne parte mi renderebbe molto felice e io farò tutto il possibile per farmi trovare pronta ed esserci.
Tu hai un’età in cui, probabilmente, il professionismo non riuscirai a raggiungerlo, tu sei però già una professionista da un altro punto di vista. Come lo vedi il tuo futuro?
Il mio futuro lavorativo l’ho già creato, e da questo punto di vista ringrazio la Fiorentina, come prima il Verona, per avermi permesso di fare spola su Torino per poter portare avanti, in parallelo, sia l’attività lavorativa che quella calcistica, che a tutti gli effetti è una professione: non lo è nella retribuzione ma lo è negli obblighi perché ti impegna tutti i giorni della settimana. Con l’ingresso delle società professionistiche posso però guardare al mio futuro lavorativo non solo nell’ottica del lavoro che già ho nell’azienda con mio padre, ma anche magari all’interno del mondo del calcio in cui sono ormai da quindici anni. Adesso posso pensare che forse un domani potrò fare della mia attuale passione anche un lavoro, cosa che alcuni anni fa non era quasi pensabile. In questo momento, ovviamente, continuerò a giocare ma insieme a tante compagne, e alle generazioni prima della nostra, potremo essere le pioniere di questo passaggio. Sono anni ormai che lottiamo silenziosamente e un mattone alla volta abbiamo lavorato per questa evoluzione. Sarò sicuramente felicissima per quelle che potranno godere di questo cambiamento e se in quel giorno io sarò nell’ambiente non potrò che portare la mia esperienza, ricordando di essere felici e godere per quello che si otterrà ma dall’altra parte non bisognerà mai dimenticarsi da dove si arriva. Chi sa apprezzare quello che gli viene dato e conquistato col lavoro ha sicuramente un valore aggiunto rispetto a chi ottiene qualcosa senza alcun tipo di fatica. Il mio personale desiderio sarebbe quello di avere un calcio in cui si abbia tutta la professionalità, l’organizzazione e le strutture del maschile mantenendo i valori che hanno contraddistinto il femminile: dalla purezza alla passione, all’impegno e dedizione per questo sport. Non so se ciò sarà possibile, quando entrano in gioco certi interessi subentrano altri fattori e alcune virtù si perdono quasi inevitabilmente. Io nutro la speranza che il calcio femminile possa mantenere comunque un certo profilo, perché è proprio per queste peculiarità che tanti si innamorano del nostro sport.
Ringraziando Marta Carissimi per la sua disponibilità, porgiamo un grandissimo in bocca a lupo per il proseguimento della sua carriera, da parte mia e di tutto lo staff di Calcio Femminile Italiano.
Credit Photo: Pagina Facebook Marta Carissimi