“Penso che sia una di quelle cose che ti danno qualcosa in più, quando hai tutte quelle informazioni su come i cicli mestruali influenzano il tuo corpo. Ha un ruolo enorme da svolgere e potrebbe fare la differenza”. Queste le parole di Lucy Bronze, ospite al podcast organizzato dalla UEFA. Il terzino della nazionale inglese ha voluto approfondire la questione dei “periodi” femminili e di come sfruttare ciò a proprio favore. Bronze ritiene che sia un fattore importante per fare la differenza alla fine di una grande competizione, come i Mondiali presi d’esempio.
La classe 91 ha iniziato questo suo approfondimento basandosi sulle testimonianze dell’attuale preparatrice atletica delle leonesse Dawn Scott. “Nel 2019, è uscito un articolo che Dawn aveva rilasciato sul lavoro che aveva svolto con la squadra statunitense. Potenzialmente questo è un bel vantaggio che non avevamo esplorato, o almeno non fino in fondo, per provare a colmare il divario tra il raggiungimento delle semifinali e l’ottenimento della medaglia d’oro. Non saprei niente di tutto questo se non fosse per Dawn”.
Un buco nella conoscenza di questo sport che potrebbe portare a sostanziali miglioramenti oppure per evitare l’aggravarsi di diverse situazioni. “Ci sono alcuni momenti in un periodo di quattro settimane in cui sei più incline a contrarre infiammazioni nel tuo corpo. Ora, se stai parlando di giocare a un gioco ogni due giorni, immagina se il tuo corpo si sta gonfiando più del normale”.
La Citizen ha poi concluso evidenziando come anche in questa situazione si è evidenziata una differenza di trattamento tra maschi e femmine. “Se questo fosse uno sport maschile, ci sarebbe stata sicuramente una ricerca in merito [prima di adesso]”, ha affermato. “Penso che sia come qualsiasi altra cosa, ci sono 20 volte più dati sul lato maschile rispetto al lato femminile. Ci sono più risorse investite, più soldi investiti, quindi il fatto che i periodi siano solo una cosa che colpisce le atlete, non mi sorprende che le persone non si siano preoccupate di fare la ricerca o spendere tempo e denaro, quando in realtà è qualcosa che probabilmente ha bisogno di più ricerca scientifica dietro di esso rispetto ad altri aspetti dello sport”.