A causa della ferrea regola dei fuoriquota, ha dovuto guardare la finale dall’esterno, ma durante la stagione Primavera ha giocato quanto le altre ’97 della Res Roma; sempre titolare o no, conta poco, perché quando è stata chiamata in causa ha sempre dimostrato di essere una delle top Player della Res Roma.
Miriam Picchi, centrocampista classe ’97, lo scorso anno è stata fondamentale nella finalissima contro il Mozzanica, mentre quest’anno ha vissuto l’ultimo atto dalla tribuna, senza mai smettere di incitare un attimo le proprie compagne, dimostrando amore per la maglia ed attaccamento a tutto il gruppo.
Purtroppo contro l’Inter mister Melillo doveva scegliere tra lei Palombi e Simonetti, e alla fine ha optato per le altre due giocatrici, facendo “una scelta davvero difficile tra tre grandi atlete e calciatrici.”
A pochi giorni dal “giorno più bello” Miriam Picchi racconta le sue emozioni relative al terzo tricolore della Res Roma.
Terzo scudetto per la Res Roma, storico traguardo mai raggiunto prima. Per te è il secondo. Quali sono le sensazioni a qualche giorno di distanza?
Terzo scudetto, il mio secondo, sono ancora felicissima per questo storico traguardo ma ne ero certa che l’avremmo raggiunto.
Hai vissuto l’ultimo atto dalla tribuna ma durante la stagione 6 stata comunque importante. Che effetto ti ha fatto viverla da fuori?
Un’esperienza diversa ma comunque vissuta a pieno; da fuori è peggio che in campo perché vorresti aiutare le compagne ma sai che non puoi è quindi cerchi di incitarle con la voce! è stato un bel percorso comunque coronato con una grande finale.
Sei del ’97 quindi si chiude la tua esperienza nel campionato Primavera: cosa ti resterà di questo biennio tricolore?
Mi dispiace molto che il prossimo anno sono fuori. Non saprei descrivere un bel momento in particolare ma entrambi gli anni mi hanno trasmesso grandi emozioni ineguagliabili.
Tra le piccole “ressine” c’è qualcuna in cui ti ci rivedi?
Per grinta e cattiveria penso che Marika è quella che più mi assomiglia anche se caratterialmente è molto diversa da me.
Nei minuti finali avete rischiato di compromettere tutto. Cosa è successo alle tue compagne e cosa hai pensato?
Nei minuti finale credo che abbiamo buttato un’intera partita, pensavamo già di aver vinto credo o probabilmente eravamo stanche per il gran caldo. ho cercato di incitarle pensando che non fosse finita anzi che la partita vera iniziasse da qual momento.
Qual è il segreto di una squadra così forte?
Il segreto di una squadra così forte penso sia che siamo davvero una squadra chiunque stia in campo, che siamo ragazze giovani volenterose di fare e metterci in mostra senza cadere in egoismi. Naturalmente poi al mister che ci mette in campo e in condizioni di giocarci una finale va gran parte del merito
A chi dedichi questo scudetto?
Questo tricolore lo dedico ai miei genitori che mi seguono sempre e mi sostengono in tutte le mie decisioni.
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