Acrobazie, skills, virtuosismi, impegno ed uno strettissimo legame con la sfera di cuoio che dura ormai da 17 anni: è la descrizione della storia di Laura Biondo, grandissimo talento del freestyle.
Una carriera mondiale quella della 32enne d’origine italo-venezuelana, ben 15 volte nel guinness dei primati e prima latino americana a ricevere il titolo di campionessa del mondo in tale settore.
Un vero portento della scena globale, quindi, che ancora oggi porta avanti una continua sfida con sé stessa per il raggiungimento di nuovi importanti traguardi; molteplici le competizioni internazionali che la vedono protagonista, tra abilità, creatività, tecnica, mentalità e soprattutto cuore.
Con grandissimo piacere abbiamo coinvolto Laura nella nostra rubrica “A pranzo con l’ospite” e scambiato qualche chiacchiera con lei: ciò ci ha permesso di entrare in modo più viscerale nel suo mondo e capire ancor di più l’importanza del suo bellissimo lavoro.
Benvenuta Laura! Come è cominciato l’amore per questa disciplina acrobatica, in che modo ha preso il volo il tuo percorso e quanto ha fatto la passione in questo?
Prima di iniziare col freestyle giocavo a calcio: il mio percorso ha preso il via negli Stati Uniti, poi mi sono trasferita a Verona, in Italia, e ho giocato al Bardolino, al Foroni ed al Valpolicella. Purtroppo ho rimediato un infortunio al ginocchio e, mentre ero impegnata nel recupero, con mio fratello ci siamo imbattuti nella visione di un video della serie “Joga Bonito” in cui c’era Ronaldinho che faceva dei trick.
Mentre lui si allenava a Roma per una preparazione atletica stagionale di una squadra del luogo, io, pur arrivando da quel fermo, cercavo di simulare quelle mosse: è stato in quella occasione che ho conosciuto un ragazzo che si occupava di freestyle e mi ha iniziato a mostrare qualcosa; lo stesso, a sua volta, mi ha presentato altri ragazzi e da lì sono partiti gli inviti ad eventi e gare.
Mi sono appassionata così tanto da passare ore ed ore con la palla, fino alla decisione di lasciare definitivamente il calcio e continuare con questa disciplina.
Diversamente da ciò che siamo abituati a vedere normalmente, in questo caso la figura si lascia andare a dei movimenti individuali: non c’è una squadra, ma siete tu e le tue acrobazie…si può considerare un pro?
Bisogna dedicare del tempo e lavorare sodo se si vuole diventare un maestro dell’arte. Credo che il freestyle ed il calcio siano due cose completamente diverse (ciò che fai con il primo non lo fai col secondo in campo) ma avendo fatto entrambi posso dire che il freestyle aiuta a sviluppare una maggior coscienza di movimento del corpo in funzione di quello della palla, oltre che sviluppare una particolare sensibilità al “tocco”.
Avvicinare ragazzi ed adulti a questo sport meraviglioso è indubbiamente un plus: cosa si prova ad avere gli occhi addosso durante i tuoi show? Forse da spettatore lo stimolo più immediato è la curiosità: quanta ce n’è tra gli utenti?
Non si può controllare o scegliere una reazione, ma qualcosa c’è: chi rimane stupito, chi si sente più motivato o addirittura ispirato perché vedere per la prima volta una ragazza far questo porta a pensare “se lei lo può fare anche io posso fare qualsiasi cosa”.
Un po’ ci fai l’abitudine, ma la consapevolezza di poter trasmettere qualcosa di importante a chi ti guarda cambia un po’ il tuo modo di salire sul palco. Vanno via i nervi e contemporaneamente sale la motivazione. Ogni volta che devo fare uno spettacolo penso al pubblico con l’intento di potergli dare qualcosa.
Tanti i premi da record ottenuti, qualcuno ti abbiamo visto batterlo anche sullo schermo. Sono relativamente pochi i minuti d’esibizione, ma sicuramente tanto il lavoro che c’è dietro: ci si abitua mai a questo titolo di campionessa del mondo?
In realtà no. Ho sempre cercato di rimanere una persona molto umile perché, pur raggiungendo certi risultati, rimango un essere umano come tutti. Ammetto che a volte è difficile abituarsi a tutto questo (ed io, in primis, mi stupisco delle cose che riesco a fare), ma credo dipenda anche dai valori personali: per come la vedo io tutti abbiamo dei talenti e siamo speciali a modo nostro, perciò mi considero più avanti rispetto a nessuno.
Tutti possono imparare l’uno dall’altro, indipendentemente dai titoli che si hanno.
I miei non definiscono chi sono ma li vedo più come meccanismo per poter essere d’ispirazione a questa società.
Disciplina e costanza sono aspetti importanti che vanno curati se si vuole riuscire ad avvicinarsi ogni giorno di più all’obiettivo prefissato.
Deve essere una soddisfazione girare il globo e diffondere questa disciplina. Prima freestyler ad aver preso parte al Cirque du soleil: quanto è soddisfacente poter arrivare a calcare palchi così importanti e quanto sono stimolanti per il tuo percorso questo tipo di esperienze?
Sono tutte esperienze molto belle che mi hanno dato ed insegnato tanto. Prendere parte al Cirque du soleil è stato molto particolare: mi è stata offerta la possibilità di salire su un palcoscenico veramente importante per mezzo del quale ho potuto diffondere questa disciplina che, ancora oggi, molti non conoscono.
In ogni caso ogni opportunità è unica da vivere, dalla prima all’ultima.
La tua grande intraprendenza ti ha portato ad ottenere anche una certificazione da personal trainer ed una specializzazione in nutrizione..come riesci a coniugare tutti gli impegni?
Le certificazioni le ho conseguite per mia cognizione in modo che potessero aiutarmi ad allenarmi meglio. Dopo il periodo covid ho lavorato come personal trainer (anche se poco visto che tutto il mondo era fermo), quando tutto è ripartito, però, ho lasciato quel mondo perché mi sono resa conto che non era ciò che volevo fare e non so neanche se avrà futuro.
Mi piacerebbe di più lavorare sull’aspetto della salute mentale degli atleti, dando loro una mano a superare certi limiti o traumi che hanno un impatto sul loro rendimento sportivo.
Sopratutto i giovani del mondo dello sport hanno bisogno di sviluppare anche questa parte che talvolta si rivela essere più importante di quella fisica.
Spostiamoci un attimo sull’argomento calcio femminile in sè. In base anche alla tua esperienza, da donna quanto è difficile oggi farsi spazio nel mondo dello sport?
Fortunatamente i tempi sono un po’ cambiati, oggi credo sia più una guerra di ego: so che per alcuni è difficile accettare che una donna possa fare le stesse cose che fa l’uomo; spesso quest’ultimo è dipinto come unico profilo forte e sarebbe necessario un cambio di mentalità che si rivela essere perlopiù maschilista.
Solo quando quella mentalità riuscirà ad accettare che la donna capace non è una minaccia alla figura opposta forse potrà esserci maggior parità di opportunità.
Personalmente preferisco metterla sul piano uguaglianza: tutti siamo uguali, senza alcuna distinzione.
Che consiglio dai a chi sogna di raggiungere tali traguardi ed a chi magari si vede chiudere qualche porta in faccia?
La fiducia è molto importante e la fede in Dio mi aiuta tanto in questo.
Bisogna imparare ad adattarsi e capire che le cose negative che accadono nella vita possono aprire strade ancora più importanti.
I sogni si possono raggiungere: il mio era giocare un mondiale da professionista di calcio, non ce l’ho fatta ma, se vado a vedere, la vita mi ha portato a vincere un mondiale di freestyle e l’obiettivo di essere tra le migliori al mondo l’ho raggiunto.
A volte è complicato essere onesti con sé stessi, ma se uno ci mette l’impegno e porta avanti quei valori e principi che lo contraddistinguono con onestà, prima o poi sarà la vita stessa ad aprire quelle porte.
Un messaggio per i nostri lettori…
Accettatevi così come siete perché siete unici. Amate le vostre particolarità, qualunque esse siano: vedrete che inizierete a stare meglio e raggiungerete qualsiasi obiettivo!
Si ringrazia Laura Biondo per la gentile concessione.