Il Vicenza continua il suo percorso verso le posizioni di vertice del Girone B di Serie C, con le biancorosse che ora sono al quarto posto, piazzamento raggiunto domenica scorsa rifilando sette reti alla Rinascita Doccia nella dodicesima giornata. Le beriche di mister Dalla Pozza hanno però incassato nove reti in dodici gare, e il merito va alla retroguardia e al portiere Inés Palmiero Herrera, calciatrice nata in Spagna nel 1997 e veste per il secondo anno la maglia vicentina. La nostra Redazione ha raggiunto Ines per risponderci ad alcune domande.
Inès cosa vuol dire per te essere una calciatrice?
«Per me essere una calciatrice è una gran responsabilità ma anche un onore. Vuol dire avere la fortuna di poter godere e sopravvivere grazie al calcio e sono consapevole che non molte ragazze hanno questo privilegio».
Come hai capito che il portiere sarebbe stato il tuo ruolo? A chi t’ispiri?
«Quando ho iniziato a giocare volevo fare il centrocampista perché il ruolo di portiere era già occupato da un’altra compagna di squadra. Poi, dopo aver preso 12 gol durante la prima partita, la ragazza non ha più voluto giocare in porta e, quindi, la squadra ha deciso di fare a rotazione ad ogni partita. La prima ad essere scelta sono stata proprio io e da quella partita sono sempre rimasta in porta. Ho capito che era il mio ruolo perché durante gli allenamenti dei portieri mi divertivo tantissimo, ma mi piace ogni tanto scherzare e dire di avere ‘la mente di un attaccante chiusa dentro il corpo di un portiere’. Sono cresciuta guardando il Barça di Guardiola e mi piaceva tanto il gioco con i piedi di portieri come Victor Valdés e Ter Stegen. Ma, la prima maglietta da portiere che ho avuto è quella di Buffon per tifare l’Italia ai Mondiali del 2006».
Com’è stato il tuo percorso calcistico?
«Ho iniziato ad andare a calcio quando avevo 9 anni perché mia sorella (molto più appassionata di me) voleva giocare. Abbiamo creato la squadra di calcio femminile di Viladecavalls, il mio paesino d’origine vicino Barcellona, ed eravamo dieci-dodici ragazzine della nostra stessa età. Dopo due anni, abbiamo deciso di cambiare squadra perché aspiravamo a qualcosa in più, così i nostri genitori ci hanno portato al CE Sabadell. Quest’ultima era una società un po’ più organizzata, con più squadre, un buon settore giovanile sia maschile che femminile e qui ho fatto tutte le giovanili fino ad arrivare in prima squadra. Ho avuto la fortuna di avere buoni preparatori dei portieri, come David de Navas e Mariajo Pons, che mi hanno permesso di crescere ed arrivare in prima squadra a soli sedici anni. Capotava alcuni fine settimana che giocavo sia con l’under 16 il sabato, sia la domenica in prima squadra a fare il secondo. Mi divertivo tantissimo perché era un ambiente nuovo e mi trattavano come se fossi una loro coetanea nonostante avessero dieci-dodici anni più di me. Poi dopo il primo anno di università mi si è presentata l’opportunità di continuare gli studi e giocare a calcio negli Stati Uniti grazie ad una borsa di studio ottenuta con il calcio, e ho deciso di accettare e trasferirmi. Lì è tutto completamente diverso, venivamo trattate come delle professioniste, ci allenavamo tutti i giorni più la palestra, in caso di infortunio avevi un fisioterapista per squadra che ti seguiva fino al rientro, le trasferte erano lunghe, ecc. Dopo finiti gli studi, ottenuta la laurea ed il master, ho deciso di voler continuare a giocare a calcio a livello agonistico e ho iniziato il mio percorso di calciatrice fino ad arrivare a Vicenza».
Da due anni sei al Vicenza. Cosa ti ha convinto a far parte di questo club?
«Quello che mi ha convinto più di tutto è il progetto ambizioso della società, ma soprattutto un gruppo squadra che mi fa sentire come a casa. Mi trovo bene con le compagne, la società ed i supporters che ci accompagnano a quasi tutte le trasferte. Poi quest’anno mi è stata data anche la possibilità di allenare in seconda i portieri dell’under 12 e under 10, e di seguire entrambe le squadre, insomma di avere la possibilità di conoscere e imparare un altro modo di concepire il calcio».
Sono passate dodici domeniche e il Vicenza è quarto nel Girone B di Serie C. Piazzamento in linea con le tue aspettative?
«Le aspettative sono sempre alte, sia per la prestazione della squadra che personali. È stato un inizio di campionato non come avremmo voluto, con punti persi che non avremmo dovuto perdere, ma c’è ancora tanto margine di miglioramento e noi come squadra stiamo dando e daremo il massimo per portare il Vicenza Calcio Femminile dove vogliamo e dove merita».
Il Vicenza ha battuto 7-1 il Rinascita Doccia. In che modo le tue compagne hanno portato dalla loro parte questa partita?
«Secondo me abbiamo fatto un’ottima partita. Ci siamo portate avanti da subito con un gol che, invece, la settimana prima sembrava impossibile trovare, che ci ha permesso di giocare senza la fretta di dover segnare. In difesa siamo riuscite a girare palla abbastanza veloce e c’è stata una buona intesa tra attacco e centrocampo. Sapevamo che era una partita importante e che i tre punti dovevano restare a Vicenza e così è stato».
Che impressioni hai sul Girone B di Serie C dopo dodici turni?
«È un girone tosto. C’è più di una squadra che punta ad andare su e, in più, il livello si è alzato rispetto all’anno scorso, di conseguenza dobbiamo essere al passo anche noi e fare qualcosa in più ogni domenica per portare a casa la vittoria».
Parliamo della tua Spagna che è una delle favorite alla vittoria finale al Mondiale in programma tra meno di nove mesi in Australia e Nuova Zelanda. Credi che il 2023 possa essere l’anno della Roja?
«In Spagna, grazie alle calciatrici e alle società, il movimento sta crescendo tantissimo da ben dieci-quindici anni e adesso si stanno raccogliendo i frutti in Nazionale. Sono felice che la Spagna sia una delle favorite e spero davvero che in federazione riescano a risolvere i problemi nati tra dirigenza, staff e calciatrici, per andare al Mondiale con la squadra pronta al cento per cento sia fisicamente che mentalmente».
Rimanendo in tema di Nazionali e di Mondiale, che aspettative hai sull’Italia?
«Mi piacerebbe vederla arrivare dove sono arrivate nel mondiale del 2019 se non più avanti. Se così sarà, vorrà dire che il movimento si sta evolvendo in Italia e che il professionismo è stato motivo di crescita».
Che persona sei al di fuori dal rettangolo di gioco?
«Personalmente, direi che sono una persona tranquilla, laboriosa, affidabile, indipendente, disponibile e sempre pronta ad aiutare».
Che sogni vorresti centrare ancora in futuro?
«Calcisticamente vorrei far parte di una squadra professionistica a tutti gli effetti. Personalmente devo ancora capire cosa fare della mia vita dopo il calcio».
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia il Vicenza Calcio Femminile e Inés Palmiero Herrera per la disponibilità.