Ilaria Leoni, ex portiere di Empoli, Florentia, Seattle e non solo, smessi i guantoni ha cominciato il suo percorso da allenatrice. La classe ’89 da questa estate, dopo l’esperienza al San Gimignano, è il tecnico dell’Aquila 1902 Montevarchi. Abbiamo raggiunto il tecnico della squadra presieduta da Angelo Livi affiancato dal direttore generale Stefano Brocci e quello sportivo Jacopo Poggesi.
Ilaria è passato poco più di un anno dal tuo ritiro ufficiale. Quando hai deciso di smettere e che ricordi hai di quei giorni?
“Ho deciso di smettere il 16 giugno del 2020 quando ho ricevuto un offerta lavorativa a cui non potevo rinunciare. Ancora non era uscita la proposta del professionismo femminile e quindi ho capito che era arrivato il momento di iniziare a pensare al mio futuro. I giorni precedenti alla decisione è stato un continuo ripensamento, avrei voluto continuare almeno un altro anno e quindi avevo dei momenti di tristezza. Adesso con il senno di poi, penso di aver fatto la scelta giusta”.
Per te la vita su un campo di calcio continua in panchina giusto?
“Si, in particolare sono tre anni che mi dedico ad allenare squadre di calcio femminile: 2 anni con l’ under 15 del Florentia San Gimignano insieme a Carlo Martinucci, che ho conosciuto in quella occasione e che da allora siamo grandissimi amici, mentre lo scorso anno come allenatore in seconda della Primavera, sempre per la Florentia San Gimignano”.
Quando hai capito di voler intraprendere questo tipo di percorso?
“Sono 7 anni che faccio l’allenatrice, anche se ho sempre messo in primis, il ruolo di portiere per le squadra in cui giocavo. Mi ha sempre affascinato il modo in cui un allenatore organizzato e preparato conduce l’allenamento. Posso dire che mister Antonio Cincotta, che ho avuto come allenatore quando sono andata a giocare in America con Ac Seattle, mi ha trasmesso tanto sotto questo punto di vista. Credo di aver capito in quell’estate che un giorno avrei voluto intraprendere il ruolo di allenatrice”.
Quando eri una calciatrice che rapporto avevi con il tecnico e ora che alleni come ti poni con le giocatrici?
“Da calciatrice ho sempre avuto un rapporto rispettoso, educato e professionale nei confronti dei miei mister. Ma il rapporto più stretto, è stato con tutti i preparatori dei portieri, con i quali ho creato delle grandi amicizie.
Alle mie giocatrici chiedo educazione e rispetto per la società, per le compagne, per l’ambiente che le circonda e per le avversarie che andranno ad incontrare.
Credo che noi allenatori siamo come prima cosa educatori . Per quel che riguarda il lato tecnico, principalmente chiedo di dare il massimo impegno ad ogni allenamento cercando sempre di creare un clima positivo in quanto le ragazze devono anche divertirsi sia durante l’allenamento che dopo con il nostro gruppo Whatsapp. Loro sanno che per qualsiasi cosa io ci sono sempre, disponibile ad ascoltarle anche per cose non inerenti il lato sportivo, ma come ho detto all’inizio il rispetto dei ruoli ci deve essere sempre. Con le esperienze avute ad oggi, posso dire che questo mio modo di fare mi ha portato tanto rispetto e affetto”.
Recente la tua nuova avventura con il Montevarchi. Cosa ti ha portato a sposare questo progetto?
“Montevarchi è una società storica con un grande passato alle spalle. Mi ha colpito molto la passione in cui Jacopo Poggesi e Stefano Brocci mettono per lo sviluppo del calcio femminile. Credo fortemente che una società è rappresentata dalle persone che ne fanno parte affiancate da un progetto duraturo e da un organizzazione ottimale”.
A te panchina dell’Under 17. Cosa ti aspetti da questa esperienza?
“L’under 17 femminile è una categoria che volevo già provare ad allenare lo scorso anno. Si presentò poi la possibilità di seguire un gruppo splendido di ragazze ma anche di apprendere tantissimi concetti e altrettanta esperienza sia sul lato tecnico che su quello umano da un grandissimo allenatore come Roberto Castorina. Mi auguro di vederlo presto in Seria A femminile. Abbiamo iniziato ad allenarci da una settimana e già dai primi allenamenti ho notato da parte delle ragazze, una voglia matta di dimostrare ma soprattutto quel sorriso enorme che probabilmente in alcune di loro si era spento per lo stop forzato dell’attività a causa del Covid. A livello personale, cercherò di mettere in pratica ciò che ho imparato con la partecipazione all’ ultimo corso di allenatori effettuato a giugno e che mi ha dato l’abilitazione a Uefa B. Sono convinta che non si smette mai di imparare. Infatti sto già facendo ulteriori e importanti corsi di formazione che credo mi possono aiutare nel mio percorso di crescita”.
La prima squadra tornerà in campo dopo lo stop forzato dello scorso anno. Speri di vederti scippata di qualche elemento valido balzato a campionato in corso tra le “grandi”?
“Perché no, sarebbe stupendo. Il sogno per ogni ragazza credo che sia quello che un giorno possa giocare in una prima squadra quindi, se ci fosse la possibilità non dovrebbe essere mai negato. Il gruppo under 17 è un gruppo molto giovane probabilmente anche sotto età rispetto a tante altre squadre della medesima categoria, quindi l’unico vincolo per salire in prima squadra per tante ragazze potrebbe essere legato all’età anagrafica”.
Hai un modulo di riferimento al quale ti ispiri o ti adatti in base alle calciatrici a disposizioni?
“Per quanto riguarda il modulo di riferimento lo scelgo sempre in base alle caratteristiche delle giocatrici che ho a disposizione e che quindi alleno anche perché devo dare ad ognuna di loro la possibilità di esprimersi al massimo nella posizione dove probabilmente ognuna rende di più; poi ogni allenatore credo abbia un suo modulo preferito ma non per questo dobbiamo adattare le nostre esigenze alle nostre calciatrici bensì ogni volta dobbiamo vedere che gruppo abbiamo a disposizione”.
Al termine del campionato cosa ti auguri di aver raggiunto?
“Il nostro obiettivo sarà sempre quello di migliorarsi sia come squadra ma anche a livello individuale; sono fermamente convinta che nel calcio giovanile non devono contare solo i risultati, che lascerei alle prime squadre, ma anche altri aspetti legati all’integrazione del gruppo. Non tralascio mai l’aspetto del divertimento che deve essere presente in ogni proposta di allenamento, penso che Il calcio è un gioco ed essendo tale ci dobbiamo divertire, poi si sa: più mi diverto più miglioro. Al termine del campionato mi auguro che le ragazze migliorino sia individualmente che come collettivo, ma soprattutto che si siano divertite e quindi non abbandonino questo bellissimo sport. Purtroppo mi sono accorta che in questo ultimo anno e mezzo tantissime ragazze e ragazzi hanno abbandonato lo sport in generale e quindi credo che noi allenatori in primis abbiamo il dovere di cercare di riappassionarli”.