Senza ombra di dubbio il calcio femminile in Italia dal punto di vista delle tutele alle giocatrici non sguazza in acque felici e Guglielmo Stendardo, ex giocatore di Juventus, Lazio ed Atalanta ora professore all’università LUISS, ha parlato ai nostri microfoni in esclusiva della situazione attuale del movimento calcistico femminile italiano.
“In questo momento di grande difficoltà, più che affrontare gli aspetti economici, sicuramente importanti e da non sottovalutare, mi soffermerei innanzitutto su tutti quei diritti e quelle tutele fondamentali, necessarie per un Rinascimento sociale e culturale del nostro paese, esordisce Stendardo. In Italia, secondo il CONI, il settore sport con l’ 1,7% del PIL vale circa 30 miliardi annui e rappresenta un settore economico di fondamentale importanza ma ha anche un ruolo sociale estremamente determinante.”
“Lo Sport non è solo il calcio, il calcio non è soltanto la Serie A”, ha ribadito con estrema sensibilità il Ministro Spadafora, che è un pensiero assolutamente condivisibile e che ci fa ben sperare per un futuro diverso. Un futuro fatto di riforme, che aiuti i più deboli e che tenga innanzitutto conto delle difficoltà oggettive del mondo dei dilettanti che considero i veri professionisti della vita sociale (il 64% si occupa di attività scolastica e giovanile).”
Il Dott. Stendardo passa poi alle problematiche in termini economici che comporta il non status di professioniste:
“Professioniste de facto ma non de iure, infatti, sono le donne atlete in Italia, prive di quei diritti e di quelle tutele che rappresentano il cuore della nostra Costituzione. Ciò che manca è un contratto di lavoro subordinato in quanto le atlete dilettanti, nonché gli operatori uomini che lavorano nel settore, non godono di alcuna forma di sicurezza sociale: la tutela sanitari, la cassa di previdenza, il trattamento pensionistico, uno stipendio adeguato, un minimo salariale, la tutela della maternità. Servono dirigenti preparati in grado di capire che il calcio femminile non è un peso ma un’opportunità, occorrono riforme strutturali e proposte di sistema affinché il movimento possa crescere per poter progettare un percorso normativo;propositivo e costruttivo. E’ assurdo che nessuna donna in Italia prenderà la pensione per aver lavorato nello sport, non solo donne di calcio, ma di qualsiasi sport. È evidente l’assenza di una legge. Gli sgravi contributivi, le agevolazioni fiscali, le sponsorizzazioni e impianti sportivi adeguati rappresentano soltanto l’inizio di un percorso sociale, culturale ed economico che potrebbe regalare tantissime soddisfazioni.”
Stendardo conclude con uno sguardo verso il futuro auspicandosi che porti dei miglioramenti:
“Cogliamo l’ occasione per pianificare un futuro in cui siano protagonisti tutti quei valori che si sposano con lo sport:ripartiamo dal merito, dall’entusiasmo, dalla tenacia e dall’intuizione delle donne. Non è una questione di quote, ma solo di capacità.”
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia il Dott. Guglielmo Stendardo per la sua disponibilità.