Dalle incertezze ad una certezza: «Ho ritrovato me stessa e quello che so fare tra i pali». Dagli errori iniziali al rigore respinto a Sara Capovilla all’ultima giornata, ciliegina sulla torta della sua prima vera stagione da titolare in serie B. Francesca Olivieri para, si tuffa e comanda la difesa. «Non sono ancora al 100% delle mie possibilità ma sto lavorando sodo per arrivarci». Diciannove come le sue presenze in campionato, diciannove come i suoi anni, compiuti lo scorso febbraio. La Fortitudo Mozzecane è nelle sue mani.
Olivieri, dopo i 1.800 minuti disputati quest’anno si sente maturata?
«Sono autocritica per natura e avrei voluto fare di più, però mi ritengo abbastanza soddisfatta. Nelle prime tre giornate ho commesso tanti errori, però poi mi sono rimboccata le maniche e mi sono rialzata, crescendo alla distanza e recuperando quella sicurezza che avevo un po’ lasciato per strada. Quindi sì, mi sento maturata».
Mai aveva giocato diciannove incontri in una sola annata, ha terminato sei partite senza subire gol (record in carriera in un solo campionato) ed è rimasta imbattuta, due volte, per due gare di fila. Anche i numeri testimoniano il suo miglioramento.
«Dati così fanno piacere, senza dubbio, perché testimoniano appunto una crescita. Speravo di riuscire a terminare più incontri senza prendere gol, ma sono comunque felice che la Fortitudo sia migliorata, nel suo complesso, con il passare dei mesi. I meriti, infatti, sono da dividere fra tutto il gruppo: quando la squadra non subisce reti, vuol dire che portiere, difesa e fase difensiva lavorano bene».
Quanto è importante scendere in campo con continuità?
«È indispensabile. Venendo impiegata con costanza ho trovato, anzi, ritrovato, equilibrio, tranquillità, la giusta concentrazione, la sicurezza nei miei mezzi, e ho ripreso confidenza con il ritmo e le dinamiche di una partita. Al contrario, nelle ultime due stagioni non ho avuto l’opportunità di giocare con continuità, sia per scelte tecniche sia per i molti problemi fisici dell’anno scorso, e avevo perso proprio quegli automatismi, tecnici e mentali, necessari per rendere al meglio. È difficile, infatti, accendere e spegnere l’interruttore del cervello scendendo in campo una volta ogni tanto».
In che modo ci si butta alle spalle tre match difficili e si volta pagina?
«Con tenacia e voglia di rivalsa. Non è stato facile perché ero delusa da me stessa e avvertivo maggiore pressione, però desideravo riprendermi il posto e dimostrare che la vera Francesca non era quella vista nelle prime tre gare. In più, sono convinta che stare in panchina alla quarta giornata mi sia servito: sono tornata titolare la settimana successiva con il Milan Ladies, complice un problema fisico di Vanessa (Venturini, ndr), riuscendo a fare un paio di buoni interventi. Ecco, una partita così tirata e combattuta (0-0, ndr) ha forse messo più in risalto le mie parate e mi ha aiutato».
In quali sfide si è espressa al meglio?
«Principalmente nel girone di ritorno, in particolare contro Clarentia Trento, Azalee, Inter Milano e Riozzese».
Contro il Fimauto Valpolicella, all’ultima giornata, ha parato il primo rigore in serie B: che emozione ha provato?
«In quell’istante ero felicissima, poi abbiamo subito gol sulla ribattuta (Daiana Mascanzoni, 0-3, ndr) e mi è dispiaciuto. In ogni caso, parare un rigore a una squadra forte come il Fimauto Valpolicella e a un’atleta esperta come Capovilla è stato un grande motivo di orgoglio. Peccato, però, che non la mia respinta non sia servita a nulla (k.o per 0-5, ndr). I secondi prima del penalty? Io e Sara ci siamo guardate e avevo sensazioni positive: Capovilla ha posizionato il pallone, ha preso la rincorsa e mi sono resa subito conto che non avrebbe calciato di potenza ma che avrebbe tentato un tiro piazzato. Ho aspettato a muovermi fino all’ultimo istante, quindi mi sono buttata. È andata bene».
La sua striscia di imbattibilità 2016/17 più lunga è stata di 331 minuti. Un altro record per lei. Più passavano le settimane, più teneva conto di questo dato?
«Non incassare reti rappresenta una vittoria per un portiere e, lo ammetto, ci stavo prendendo gusto. Una volta aver passato indenne il secondo tempo con l’Orobica (al ritorno, ndr), una spinta importante me l’ha data il successo contro la Pro San Bonifacio: abbiamo battuto la terza in classifica, per di più in un derby e mantenendo la porta inviolata. Ero molto carica e dopo quella partita e mezza ho cercato con tutte le mie forze di allungare il più possibile la striscia di imbattibilità: ci sono riuscita contro la Riozzese e nel primo tempo contro l’Inter Milano, poi il valore delle nerazzurre è venuto fuori. Non subire gol ti fa sentire più sicura e mette un po’ in soggezione gli avversari, perché se un portiere non viene battuto per un tot di tempo un motivo c’è sempre».
La formazione che le ha segnato di più in carriera è appunto l’Inter Milano: 14 reti. Le nerazzurre sono la sua bestia nera?
«No, anche se quattordici gol non sono pochi. L’Inter Milano è un club davvero forte ed è una delle squadre che ho affrontato di più, perciò è normale che ci sia il rischio di incassare diversi gol».
Eppure contro le nerazzurre, sia all’andata che al ritorno, Olivieri ha disputato due ottime prestazioni…
«Vero. Nonostante le sconfitte (0-4 e 4-2, ndr), mi fa piacere essere riuscita a tamponare gli attacchi dell’Inter Milano, aver ridotto il passivo e aver aiutato la Fortitudo. Ho dato il massimo».
Soprattutto nella seconda parte di stagione ha dovuto convivere con diversi i problemi fisici, dal gomito sinistro alla gamba destra. Come si gioca nonostante il male?
«Stringendo i denti, facendosi dare una mano dalle compagne e trovando soluzioni differenti. Un esempio? Iniziare a rinviare il pallone con il piede mancino: in squadra dicono addirittura che i miei lanci vengano meglio così (sorride, ndr). Ho una voglia incredibile di giocare e desidero saltare meno partite possibili».
In carriera, in serie B, è rimasta imbattuta in dieci gare: sette volte in trasferta e tre a Mozzecane. Perché va meglio fuori casa?
«Penso che il mio rendimento rispecchi quello della Fortitudo: ultimamente otteniamo risultati migliori, e ci esprimiamo con maggiore autorevolezza, in trasferta, di conseguenza è più facile mantenere la porta inviolata lontano da Mozzecane. Probabilmente, giocare in casa di qualcun altro ti mette più pressioni addosso e la concentrazione cresce inconsciamente».
Commenti le dichiarazioni rilasciate recentemente dal suo allenatore e dal suo preparatore. Fabiana Comin: «Quest’anno Olivieri è stata molto brava e, appena si è trovata scavalcata da Venturini, ha saputo pure sfruttare un colpo di fortuna». Claudio Bressan: «Se Francesca riuscirà a crescere ancora, in futuro potrà giocare in serie A».
«Concordo con Comin: se Vanessa fosse stata a posto fisicamente contro il Milan Ladies, avrebbe giocato lei e forse il mio campionato sarebbe andato in modo diverso. Dopodiché, ci ho messo anche del mio per riprendermi il posto. Dall’altra parte, ringrazio Bressan per le belle parole: ho parecchia strada da percorrere ma se con il tempo migliorerò e mi capiteranno le occasioni giuste, mi piacerebbe giocare in serie A. Guardando il livello generale dei portieri nella massima categoria, spero un giorno di potermi togliere qualche soddisfazione impegnandomi e facendo sacrifici».
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