La Governolese ha ripreso gli allenamenti con la speranza di tornare a disputare il Girone B di Promozione Lombardia. Nella società c’è Federica Balasini, ex estremo difensore, figlia del Direttore Sportivo della formazione mantovana Michele Balasini, e che ora è preparatrice dei portieri rossoblù.
Federica cos’è per te il calcio?
«Il calcio per me è una passione che ho coltivato sin da piccola, quando andavo con mio padre a vedere il Mantova. Ho iniziato a otto anni come terzino, poi ho scelto il portiere perché sono una “pigra” e ridendo e scherzando me la cavavo con le mani e ho iniziato il mio “mestiere”».
Tu sei stata in porta per tanti anni: che significato ha per te il ruolo di portiere?
«Il ruolo del portiere è molto particolare, Ho avito il piacere di allenare una persona che prima ha giocato a pallavolo e mi ha spiegato com’è essere un portiere e gli ho spiegato in piccole parole: intanto bisogna mettersi in testa che bisogna vivere in solitudine, ma riesce a guidare, vedere e sostenere la squadra. È un percorso che deve avere una certa preparazione sia fisica che psicologica».
C’è un momento top e un momento flop della tua carriera?
«Il mio momento top è stato quando ho avuto l’opportunità di giocare in Serie B con la maglia della Fortitudo Mozzecane (ora Chievo Women, ndr), e nell’arco di due anni ho fatto allenamenti diversi e nuovi. Per me è stato l’apice della mia passione. Il moneto flop è stato quando una volta che ho iniziato a lavorare, ho dovuto lasciare da parte questa passione per il pallone, perché per me il calcio vuol dire vivere un momento di condivisione sia dal punto di vista fisico che mentale».
Raccontaci la tua storia calcistica.
«Ho iniziato da bambina con i maschi della squadra della parrocchia fino agli Allievi, fino a quando sono stata contattata dai dirigenti della Fortitudo e da lì è iniziato il percorso con le ragazze fino alla Primavera. A Mantova ho fatto tanti chilometri per arrivare al campo dove mi allenavo e la cosa rendeva impegnativa, quindi sono tornata a casa con la maglia del Mantova, dove mio papà lavorava nella società. Dopo qualche partita di calcio a cinque abbiamo fatto una squadra ad undici e abbiamo iniziato a giocare lì in coabitazione con la scuola che ho messo sempre al primo posto. Mi sono ritrovata anche a fare un paio di selezioni regionali lombarde, dove ho conosciuto e instaurato rapporti con molte persone, tra cui Beatrice Merlo dell’Inter. Infine sono passata alla Governolese e l’anno scorso ho deciso di riprendere a giocare con gli impegni lavorativi: purtroppo non ce l’ho fatta e alla fine ho iniziato ad allenarmi i bambini del mio paese e i portieri della Governolese Femminile».
Com’è lavorare con tuo papà?
«A volte abbiamo avuto qualche battibecco per via di alcune visioni diverse, dato che io vedo il calcio come una valvola di sfogo, mio papà il contrario, però il rapporto è tranquillo».
Tu sei da poco allenatrice dei portieri della Governolese Femminile: com’è allenare quelle che fino a poco tempo fa erano le tue compagne di squadra?
«Bisogna scindere le due cose, da compagne/amiche a persone che devi farle crescere. Ho la fortuna di avere persone molto serie e molto mature, per esempio Giorgia (Campagnoli, ndr) ha tanta voglia di fare e di crescere, soprattutto nell’ultima stagione che abbiamo organizzato allenamenti per migliorare alcune sue lacune. Mandavo qualche disegno, video e iniziavamo a lavorare su certe cose, creando così un vero e proprio rapporto di fiducia»
Dove possono arrivare quest’anno le piratesse?
«Secondo me questa Governolese ha buone possibilità per fare bene. Noi stiamo lavorando non solo sul panorama mantovano, ma stiamo aprendo orizzonti ad altre zone, visto che abbiamo giocatrici provenienti dal veneto e dal fronte emiliano. Il progetto è buono e giovane, abbiamo un mister che è molto capace, in gamba, e dato che lo conosco sia personalmente che calcisticamente, è la persona giusta, perché con le ragazze bisogna avere un certo tipo di “tatto”. La squadra ha delle figure molto importanti, ma non bisogna lasciare indietro nessuna, quindi cerchiamo di divertirci il più possibile, trascorrendo l’allenamento in due ore piacevoli. Speriamo di tornare presto a giocare».
Secondo te il Girone B di Promozione, fermo a causa del Covid-19, ripartirà?
«La speranza è l’ultima a morire, a secondo me non ripatirà nulla, visto che siamo ancora in una situazione drammatica. Meglio che aprano prima i ristoranti che far ripartire i campionati».
Come sta il calcio femminile mantovano?
«Il calcio femminile mantovano secondo me è proprio come fiore che è appena sbocciato negli ultimi anni. Nel 2010 mio papà e altri due soci hanno fondato una squadra che ha avuto poca vita, ma poi qualcun altro ci ha creduto successivamente. Attualmente ci sono solo due squadre. Sono molto felice, perché vengo spesso riconosciuta come una delle persone che hanno portato avanti il calcio femminile a Mantova e per me è un onore. Il calcio femminile è un’opportunità, ma per chi ci crede veramente può diventare una professione».
Quali sono gli obiettivi che vorresti ancora raggiungere?
«Vorrei riuscire a mantenere il mio lavoro, visto che sono un’addetta alle vendite di un negozio di bricolage, che è volto al soddisfare i bisogni delle persone, alla cura della propria abitazione e della casa. Calcisticamente mi piacerebbe riprendere la stagione, poter coinvolgere nuovamente il gruppo della Governolese, fare risultati, non smettere mai in quello che si fa con lo sport, stare bene insieme e con sé stessi».
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia l’US Governolese 1918 e Federica Balasini per la disponibilità.
Photo Credit: US Governolese 1918 Femminile