Per la prima volta, dopo nove anni alla guida dirigenziale della Musiello Saluzzo, Andrea Rubiolo non si è presentato ai nastri di partenza della stagione sportiva 2016/2017.
Il giovane saluzzese sta proseguendo il proprio progetto di crescita manageriale in una società professionistica ma non ha comunque smesso di interessarsi di calcio femminile.
La Redazione di Calcio Femminile Italiano l’ha contattato nella capitale per una panoramica su ciò che sta accadendo nei campionati nazionali e sulla situazione del calcio in ‘rosa’ nostrano.
Andrea, dopo tanti anni non fai più parte di una società dilettantistica femminile, come vedi il processo di crescita del settore?
“Vedo una crescita lenta, ma graduale. Le società dilettantistiche sono il motore del calcio femminile e vanno ringraziate singolarmente per la passione che ogni persona mette in campo, spesso gratuitamente. Purtroppo gli stereotipi italiani permangono e sono difficili da mutare: ci vorrà tempo e lavoro”.
Il brutto gesto dei chiodi al ‘Mirabello’ non è certamente un buon viatico..
“Io credo che sia stato un gesto isolato di una persona poco intelligente. Capisco i tifosi della Reggiana che si vedono sfuggire anche uno stadio storico come il ‘Mirabello’, ma devo fare una considerazione: l’anno scorso sono andato con la Musiello Saluzzo in quell’impianto e devo dire che era a dir poco in condizioni pessime. Le gradinate erano piene di escrementi di volatili ed il campo era pieno di sabbia. Forse se tenuto in modo più consono non sarebbe stato assegnato ad altri. Detto questo non entro nel merito della decisione di darlo al Sassuolo, sono però contento che una squadra prestigiosa come quella del Presidente Squinzi abbia deciso di investire nel calcio femminile”.
A proposito della tua ex squadra, il Musiello Saluzzo: un avvio un po’ deludente per una squadra arrivata terza nelle ultime due stagioni.
“La società ha deciso di cambiare tutto ed ha perso praticamente tutte le giocatrici in rosa. E’ stata una scelta ponderata dalla dirigenza e quindi da rispettare. Ovviamente lo scotto di categoria per giocatrici che negli anni scorsi facevano campionati di due livelli inferiori era da tenere in considerazione. I risultati, però, si vedono alla fine della stagione e non dopo sole quattro partite. Sono sempre stato abituato a prendere pacche sulle spalle se le cose andavano bene e critiche quando le cose andavano male, ma chiedevo di farlo a fine anno quando il mio lavoro da Direttore Sportivo si poteva ritenere concluso. Sono stato fortunato e molte scelte si sono rivelate corrette, dallo scegliere determinate giocatrici ad allontanarne altre, consentendoci di partire dalla Serie D con circa 20 atlete tesserata al podio in Serie B con circa 70 giocatrici e tre squadre messe in piedi. Auguro alla Musiello Saluzzo di salvarsi il prima possibile”.
Parliamo del Girone A: Empoli gazzella e le altre a rincorrere?
“Domenica ci sarà lo scontro tra Empoli e Novese, questo sarà il primo crocevia della stagione, anche se non decisivo. Dietro a queste squadre vedo Alessandria, Ligorna ed Amicizia Lagaccio che per vari motivi si sono rafforzate rispetto agli anni passati. In coda sinceramente non vedo squadre materasso: si giocherà per non retrocedere fino alla fine”.
In Serie A restano Brescia e Fiorentina le favorite?
“Credo di si, sono le squadre più attrezzate per poter vincere il campionato. Le viola hanno scelto di affidarsi a mister Cincotta che, a mio avviso, è un allenatore decisamente votato ed abile nella categoria femminile. Questo potrebbe, oltre al mercato oculato, aver colmato il gap con le rondinelle. Mi aspetto tanto anche dal Cuneo che in nella sessione estiva ha messo mano pesantemente al portafoglio per non bissare la retrocessione di due anni fa. Credo che possano essere proprio le biancorosse con la Res Roma le sorprese del campionato”.
Ultima domanda: una volta uscito dal calcio femminile come cambia la visione per questo sport?
“Non cambia assolutamente dal punto di vista emotivo. Cambia, invece, dal punto di vista manageriale. Il percorso lavorativo che sto facendo mi sta consentendo di aprire gli occhi su molte, moltissime, lacune che questa disciplina ha in grembo. Ciò che non è cambiato per me, ed aggiungo ‘fortunatamente’, è il rapporto con chi ho lavorato in questi anni: seguo molte delle mie ex giocatrici ed alcune le sento anche per sapere come sta andando la loro stagione. A loro devo tutto perché in campo non ci andavo io, sono felice che si sia mantenuto un rispetto tale. Ovviamente non con tutte tutte eh (sorride, ndr), ma mica si può stare simpatico a così tante persone”.