Il Novara Calcio è una società nata nel 1908 a Novara. Ha disputato per tredici volte il campionato di Serie A, l’ultima nella stagione 2011/12, conseguendo come miglior risultato finale l’ottavo posto nel 1951/52. Ha giocato inoltre una finale di Coppa Italia nel 1938/39, e vantala ventisettesima miglior tradizione sportiva in Italia. Milita attualmente in Serie C, dove lo scorso anno ha chiuso settimo nel girone A, perdendo la semifinale playoff.
Sul femminile il Novara ha grandi ambizioni, non a caso s’iscriverà quest’anno al campionato di Eccellenza Piemonte: a raccontarci è Elena Tagliabue, per 14 anni presidente dell’ASD Femminile Inter Milano, poi diventata Inter, dirigente del Vigevano, mamma dell’attaccante nerazzurra Regina Baresi, e che da poche settimane ricopre il ruolo di Responsabile Settore Femminile novarese.
Elena cosa ti ha spinto ad avvicinarti al mondo del calcio?
«Mi ha spinto il fatto che mia figlia a 12 anni ha deciso di voler giocare a calcio, dopo aver fatto lo sport, e da lì mi sono avvicinata al calcio femminile».
Che ricordi hai da numero uno dell’Inter Femminile e da dirigente del Vigevano?
«Come presidentessa dell’Inter ho auto inizialmente ricordi legati al riuscire a fare calcio alle bambine, fatto di entusiasmo e passione, cosa che tutt’ora possiedo, Ho avuto tanta fatica, ma tanti successi: la crescita del settore giovanile e le due promozioni in Serie A. Per quanto riguarda la mia esperienza a Vigevano ho instaurato un buon rapporto con i genitori che iscrivevano le bambine che volevano giocare per quella società».
Cosa ti ha portato a scegliere Novara?
«Ho scelto Novara perché è una società professionistica, anche se avevo molte richieste in tutta Italia, e avevo massima fiducia nella crescita del movimento novarese, e di portare in futuro la prima squadra al massimo campionato».
Cosa porterai all’interno del Novara?
«Metterò la mia esperienza nel calcio femminile, in modo da valorizzare il movimento del Novara dal punto di vista tecnico e organizzativo».
Le biancazzurre parteciperanno al campionato piemontese di Eccellenza: come avete costruito la prima squadra?
«Ho avuto la fortuna di essere stata contattata da alcune calciatrici provenienti della Biellese, Ramagnano e Paveno che si sono trovate senza squadra, a causa della mancata iscrizione, e che hanno sempre dato attenzione al mio modo di fare calcio, quindi dopo numerosi incontri hanno deciso di scendere in Eccellenza e giocare in un club professionistico, consentendomi in pochi giorni di realizzare una squadra di 21 giocatrici».
Quale sarà l’obiettivo del Novara femminile 2020/21?
«Quest’anno vogliamo vincere il campionato e andare in C, per poi rafforzare successivamente la rosa con l’obiettivo di salire l’anno successivo in Serie B».
Come agirà il Novara a livello giovanile?
«Il Covid ha messo in difficoltà i genitori a mandare le bambine in campo per via della paura del contagio, poi perché Novara non è una piazza facile da far crescere, non a caso si allenano a Borgo Manero: sarà l’ultimo anno che giocheranno sul quel campo, perché poi le attività maschili e femminili si concentreranno a Novarello. A breve faremo degli Open Day in queste due località, e poi stiamo programmando nei prossimi giorni il lavoro che faremo con il settore giovanile».
Secondo te, data la tua esperienza che hai nel calcio femminile, quanto conta per il Novara avere anche un settore in rosa?
«Sicuramente va a chiudere un cerchio in positivo: è giusto che il Novara abbia anche il femminile, e sicuramente sarà un biglietto da visita importante per una società che crede anche nel calcio in rosa».
In che direzione sta andando il calcio femminile italiano?
«Sta andando lentamente nella direzione giusta, perché in Italia c’è ancora la mentalità maschilista, poca attenzione mediatica, ma spero che piano piano si stabilizzi da avere continuità con le attività. Far conoscere il calco femminile nelle scuole sarà fondamentale».
La Federazione ha programmato per il 2022 il professionismo anche nel femminile: cosa ne pensi?
«Credo che sia una cosa giusta, che doveva forse avvenire qualche tempo fa, e penso che sia corretto anche nei confronti delle giocatrici che hanno dovuto affrontare situazioni difficili per arrivare a ad oggi dove sono, ed è giusto riconoscere il professionismo: aver un contratto per svolgere il calcio come un lavoro e ricevere qualcosa di gratificante in quello che si fa».
Cosa vuoi dire a quei genitori che credono ancora poco nel calcio femminile?
«Quando vado ad incontri, seminari e parlo coi genitori dico di non avere paura di andare a giocare a calcio, perché le bambine devono fare sport, se poi è il calcio meglio, visto che è uno sport di gruppo, fatto di regole, passione e divertimento».
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia il Novara Calcio ed Elena Tagliabue per la disponibilità.
Photo Credit: Novara Calcio