La East Tennessee State University (ETSU) è la quarta università più grande degli Stati Uniti. Offre a tutti gli studenti attività accademiche e creative, con grande attenzione per lo sport. Il calcio femminile ovviamente è tra gli sport del college e nella squadra che milita in prima divisione ci sono tre italiane. Abbiamo già presentato Raffaella Giuliano e Beatrice Abati, oggi, in collaborazione con il Quotidiano On Line, si racconta Elena Pisani, capitana e difensore, classe 1997.
Ciao Elena, a che età hai tirato il primo calcio al pallone? Ho iniziato a tirare i primi calci al pallone a 7 anni, da lì in poi mi sono sempre di più appassionata
Qual è stata la tua prima squadra? Ho iniziato a giocare al Montesacro Calcio, una squadra di Roma.
In che ruolo giochi? Sono un Difensore centrale
Hai un calciatore preferito o ti ispiri a qualche d’uno? Quando ero piccola impazzivo per Materazzi, mi piacevano la sua personalità, la grinta in campo e lo stacco di testa. Ora mi piace molto Sergio Ramos, anche lui per la sua forte personalità in campo, unita a grande tecnica nei tackles e nel colpo di testa; non condivido i suoi comportamenti quando cattiveria e a volte scorrettezza prendono il sopravvento. Nel femminile mi ispiro molto ad Elena Linari. Mi piace come modello di calciatrice sia dentro che fuori dal campo. Mi piacciono i valori che trasmette, soprattutto la sua umiltà e la sua dedizione a lavorare sodo, spesso in silenzio.
Com’è la giornata tipo di Elena negli States? Ti racconto la mia giornata tipo di quest’ultimo anno durante la stagione (agosto-dicembre) e fuori stagione (gennaio-maggio). – In stagione: in base al programma delle lezioni, al mattino o vado in classe oppure in ospedale per completare le ore di stage. Nel primo pomeriggio allenamento, due volte a settimana doppio con anche palestra. Nel tardo pomeriggio e serata studio. Si gioca due volte a settimana: venerdì e domenica. Quando le trasferte sono lunghe si parte il giovedì e si rientra la domenica notte dopo la seconda partita. – Fuori stagione: sveglia alle 5 del mattino per essere in campo alle 6. Allenamento dalle 6 alle 8, doccia e poi diretta in classe. Dopo lezione vado in ospedale per completare qualche ora di stage. Verso le 15 vado in spogliatoio, dove pranzo e mi preparo per la palestra alle 16. Finito il lavoro lì, se faccio in tempo doccia in spogliatoio e poi di nuovo a lezione fino alle 20. Quando arrivo a casa ceno, chiacchiero un po’ con Bea e Raffa e poi a letto presto.
Com’è il rapporto con Raffaella e Beatrice? Speciale. Ci conoscevamo a malapena prima di ritrovarci in America. Ora posso dire che nessuno mi conosce come loro. Abbiamo passato insieme tantissimi momenti, belli e brutti, che ci hanno permesso di creare un legame davvero forte. Senza dubbio la loro presenza ha reso molto più bella la mia avventura in America. Soprattutto con Bea, avendo lo stesso corso di laurea (ingegneria biomedica), trascorrevamo quasi tutta la giornata insieme.
Quali differenze hai notato tra te e le calciatrici statunitensi? La principale differenza è quella fisica. Atleticamente le americane sono spesso un gradino più in alto. Per quanto riguarda la tattica viene un po’ trascurata in America, soprattutto a livello di college; noi italiane siamo molto più ordinate e conosciamo meglio i movimenti. Tecnicamente invece dipende dal livello in cui giochi. In America il calcio è lo sport più diffuso tra le ragazze, di conseguenza ci sono giocatrici tecnicamente mediocri fino ad arrivare a giocatrici che hanno un ottimo livello tecnico.
Quando sei in campo che atteggiamento agonistico utilizzi? Mi reputo una giocatrice molto fisica ma anche attenta al gioco. Valorizzo molto la comunicazione nel mio reparto e cerco di dare sicurezza alle mie compagne. In generale sono molto aggressiva in campo e gli 1vs1 sono sfide personali.
Una volta finita l’esperienza e tornata in Italia in quale squadra ti piacerebbe giocare? Al momento, considerata la situazione in cui siamo con tutto il mondo bloccato, non mi sento in grado di fare previsioni. Sono aperta a più possibilità, tra cui anche l’estero. Dovrò vedere nei prossimi mesi come evolve la situazione e capire quali possibilità saranno percorribili.
Il tuo sogno nel cassetto? Ce ne sono tanti… Viaggiare e giocare a calcio sono sempre state le mie due grandi passioni. Quindi forse il sogno più grande è riuscire a viaggiare grazie al calcio, avendolo reso il mio lavoro.