Debora Naticchioni nata a Terracina (LT) nel 1989, nuovo difensore dell’Empoli Ladies, un’atleta eclettica che si esprime con ottimi risultati in varie discipline dal taekwondo in cui risulta cintura nera, dalla canoa kayak fino al calcio. Anche nel calcio dimostra la sua versatilità come giocatrice, con esperienze nella serie B del calcio femminile tra le file del Latina e nel beach soccer, dove in Serie A è stata campionessa d’Italia negli ultimi 3 anni (2015,16 e 17) con il Lady Terracina. Cerchiamo di conoscerla meglio.
Quali sono gli sport che pratichi e qual è quello che ti appassiona di più?
Attualmente lo sport più importante per me è il beach soccer che pratico prettamente l’estate perché in Italia non ci sono strutture attrezzate per poterlo fare o allenare, almeno, d’inverno. L’inverno in palestra faccio di tutto, dalla boxe al taekwondo. In questo sport ho preso la cintura nera già a 12 anni e ho continuato per 2 anni, ma a quell’età tutto vuoi fare piuttosto che soffermarti su un’unica disciplina. Ho cominciato allora con la canoa nella squadra delle Fiamme Gialle della Guardia di Finanza e mi allenavo nel lago di Sabaudia. Ho fatto 4 anni con loro vincendo qualche medaglia in campionati interregionali. Nel frattempo giochicchiavo a calcio con le compagne, a Terracina all’epoca non c’erano grandissime squadre femminili, magari un anno nasceva qualcosa che poi l’anno successivo era destinato a sparire. Ho cominciato poi con una certa frequenza a Latina dove c’era una squadra femminile ben avviata. Ho iniziato con loro vincendo un campionato di serie C e l’anno scorso ho fatto il primo campionato di serie B iniziando ad assaporare un po’ di più il calcio in un campionato in cui gli stimoli e la necessità di impegno sono maggiori rispetto alla serie C in cui prevaleva il solo divertimento. Nei cinque anni che pratico il Beach Soccer ho iniziato con Amici dello Sport di Terracina e con la Pro Calcio sempre di Terracina e negli ultimi 3 anni ho giocato con il Lady Terracina vincendo sempre lo scudetto. Abbiamo iniziato come un gruppetto di 4-5 ragazze di Terracina con la voglia di formare una squadra, praticando il beach soccer per puro divertimento, dopo tre anni è arrivata la possibilità di farlo in maniera un po’ più seria e grazie alla circostanza offerta dal Lady Terracina che portava avanti un progetto nel beach soccer anche per il femminile, per tre anni di seguito abbiamo dimostrato di saperlo fare benissimo. Il beach soccer a Terracina ce l’hai nel sangue, lo vivi ogni anno, ogni estate con la maschile, la società ha tuttora il record di coppe vinte nel maschile.
Sei un’atleta nel vero senso della parola essendoti misurata in varie e così diverse discipline sportive, ora sei approdata alla serie A del calcio femminile, che difficoltà pensi di incontrare in questa categoria nuova per te?
Le difficoltà che sicuramente troverò saranno a livello tattico, non avendo quasi mai fatto calcio a livello più professionale. Il senso della posizione sarà più difficile per questo, in serie A si vanno ad affrontare squadre ben organizzate tatticamente cosa che magari in categorie inferiori non si trovavano. Quindi nelle categorie più basse, potevo fare la differenza perché fisicamente stavo un pochino meglio delle altre.
Quindi la tua forza, nel calcio, è più fisica che tecnica?
Credo sia più fisica, anche se si potrebbe pensare che facendo il beach soccer, disciplina che in pratica è tutta tecnica ma principalmente per il gioco aereo, questo, però, va bene nel giocare la palla al volo ma su un dribbling io ho già qualche difficoltà. A livello tecnico comunque qualcosa ce l’ho e lo sto migliorando e rispetto all’inizio della preparazione già vedo tanti progressi tecnici con gli esercizi fatti. Per me è molto importante perché non ho mai fatto scuola calcio, ho iniziato a 16-17 anni a giocare a calcio e nessuno mi ha messo lì ad imparare a calciare di destro o di sinistro, a fare finte o a padroneggiare tutte le altre basi della tecnica. DIciamo che con i piedi sono ambidestra, il mio piede migliore è il destro ma la maggior parte dei gol li ho realizzati di sinistro.
Perché hai scelto Empoli e non una squadra di Roma o di Latina, più vicina a casa tua?
La mia decisione era quella di trasferirmi a Firenze a prescindere, proprio per una questione di vita, di autonomia e anche per l’amicizia che ho con Elisa (Bartoli n.d.r), insomma ho preso coraggio lasciando casa, anche perché trovare in questa avventura una faccia familiare fa sempre piacere. Nel frattempo mi si è presentata la possibilità di poter fare la serie A con l’Empoli, ho conosciuto personalmente il mister, ci siamo parlati e lui mi ha preso un po’ come una scommessa alla fine, perché a 28 anni iniziare a giocare in serie A non è facile. Quest’anno inizia il mio decimo anno di calcio anche se non so se posso annoverare e definire esperienza gli anni passati in serie C dove si gioca soprattutto per divertirsi. Ora mi sto veramente mettendo in gioco, vedo che riesco a stare ai ritmi, al gioco, insomma comincio ad avere delle soddisfazioni personali. Poi vedo che mister Pistolesi mi da tanta fiducia, io dal canto mio mi sono messa completamente a disposizione della squadra con volontà ed impegno e qualunque cosa verrà l’accetterò.
Che ruolo ricopri nel calcio?
Ho quasi sempre giocato terzino, qualche anno ho fatto anche l’esterno alto, insomma la mia posizione è la fascia.
Come Elisa?
No lei è più difensore, alla ‘ringhio’. Non perché è una mia grandissima amica, e non lo dico perché sono di parte ma vederla giocare mi ha spinto a seguire il calcio femminile, che ho avvicinato principalmente grazie ad Elisa, perché io e lei ci siamo conosciute nel beach soccer. Io non sapevo quasi nulla sul calcio femminile, sulle squadre in A, sui nomi delle giocatrici, insomma ero veramente ignorante da questo punto di vista. Da quando ho conosciuto Elisa ho riscoperto un po’ il calcio femminile in serie A. Insomma per me lei è il mio idolo e punto di ispirazione per il mio ruolo.
Com’è la ragazza Debora Naticchioni fuori dal mondo dello sport?
Sono una persona che cerca di far uscire il sorriso da chi mi sta intorno, sono un po’ pazza, insomma estroversa. A livello lavorativo ho avuto un po’ di difficoltà perché a casa non avevo una situazione molto tranquilla, quindi anche il mio trasferimento quest’anno a Firenze è stato sofferto, l’ho fatto con un po’ di fatica perché è stato difficile lasciare mia madre e mia sorella. Per non parlare della nonna, la zia… Fino ad adesso ho fatto di tutto per la famiglia e ho sempre messo al primo posto loro, sempre. Mamma, quando ha saputo che venivo a Firenze per iniziare questa esperienza in serie A, la prima cosa che mi ha detto è stata: “Vivitela finché puoi, non ti preoccupare di noi perché se tu sei felice anche noi lo siamo”.
Ringraziando Debora Naticchioni per la sua disponibilità, porgiamo un grandissimo in bocca a lupo per il proseguimento della sua carriera, da parte mia e di tutto lo staff di Calcio Femminile Italiano.
Credit Photo: Debora Naticchioni