Chiara Romiti nata a Livorno il 15 Novembre 1986 portiere del Pisa CF che milita nel girone A della serie B. Portiere moderno che gioca bene con i piedi e dotato di scatto, reattività e agilità con cui sopperisce alla non eccelsa statura. Formata nelle giovanili del Livorno con cui ha giocato anche in serie B. Approdata poi nel Pisa militante in serie A2 con cui, salvo una breve esperienza in serie A nella stagione 2010-11 con l’ACF Firenze Primadonna, gioca tuttora in Serie B come capitano della squadra. Abbiamo fatto con lei una bella chiacchierata.
Ciao Chiara, descrivici a grandi linee la tua carriera dai primi passi calcistici ad oggi.
Ho iniziato tanti anni fa nel 1996-97 tra le pulcine della S.S. Livornina, a quell’epoca praticavo anche, e a buoni livelli, il Karate. Ho iniziato come terzino destro. Un giorno mancò il portiere, a quei tempi si giocava contro i maschi e per lo più un calcio a 7, e fui dirottata in porta. Da allora non ho più lasciato il ruolo, ho scoperto che era quella la mia strada nella squadra ed è nata così questa passione immensa per fare il portiere. Ho capito così anche un po’ di più me stessa, ho visto che non avevo paura, non temevo di buttarmi in terra, non temevo niente ero tranquilla, avevo capito che quello era il ruolo più adatto alla mia personalità. Trovata la mia prima squadra femminile di calcio ho abbandonato, ahimé il Karate, ma per il calcio avevo una vera e forte passione. Ho militato in tutte le categorie giovanili del Livorno per diversi anni e sono cresciuta con loro facendo anche tanta panchina in C dato che ero ancora piccola per essere titolare. Poi il Livorno aggiunse tra le sue formazioni altre categorie come le Under 16 dove fui spostata e cominciai a trovare spazio. Poi ho lasciato il Livorno girando un po’ per la Toscana, militando nell’ACF Lucca e nel Prato Sport, sono stata a Castelfranco che a quei tempi si chiamava La Piazza e militava in A2, se non sbaglio, sono tornata a Livorno dove ho giocato titolare per due stagioni in B. Mi chiamò Maurizio Armani che mi propose di andare a Pisa che all’epoca militava in A2, il presidente mi aveva chiamato anche in precedenza ma avevo detto di no quando ero al Livorno e non volevo lasciare la squadra. Stavolta mi decisi e arrivai a Pisa a giocare in una categoria superiore, un po’ intimorita anche perché il portiere del Pisa lasciava il calcio e dovevo quindi prendere il suo posto come portiere titolare e io ventenne sentivo una bella responsabilità. Ho fatto per tre anni la A2 col Pisa, il terzo anno ci siamo salvate all’ultimo tuffo ma il presidente decise di non reiscrivere la squadra in A2 ma di ripartire, per problemi di natura economica, dalla C. Tante mie colleghe smisero di giocare, alcune cambiarono squadra, rimanemmo così solo le ultime tre-quattro arrivate e ci rendemmo disponibili a ripartire dalla C insieme alla società. Avevo appena promesso al presidente Armani che sarei rimasta in C col Pisa quando mi chiamò un altro presidente, Andrea Guagni che mi chiese di unirmi all’ACF Firenze. Quella chiamata fu motivo di gioia ma mi mise anche in grande difficoltà perché giocare in A per me era un sogno ma nello stesso tempo avevo dato la mia parola al Pisa, insomma non sapevo proprio cosa fare: decisi allora di parlare con il mio mister e con lo stesso presidente del Pisa esponendo la mia situazione e chiedendo il loro aiuto. Sapevo che per me era un esperienza che dovevo assolutamente fare ma nello stesso tempo non volevo lasciare Pisa che ormai era diventata la mia casa, la mia famiglia. Chiesi così di lasciarmi andare almeno a provare, se non fosse andata bene sarei tornata a casa, ma almeno così non mi sarei lasciata dietro nessun rimpianto, trovai da parte loro grande disponibilità e comprensione. A Firenze fu una bella esperienza per me e ricordo tutte con affetto dalla Binazzi, alla Guagni, alla Leone, all’Orlandi, tutte insomma. A volte mi fermavo a guardarle giocare incantata, come se fossi una spettatrice invece che il portiere, erano affascinanti. Pensavo in quel momento di sognare e invece ero lì anch’io a giocare con loro. La parentesi però fu breve, circa 5-6 mesi, vuoi per l’essere lontana da casa, per avere un’attività lavorativa nell’azienda di famiglia che mi aspettava, vuoi per la difficoltà di fare Firenze-Livorno tutti i giorni, insomma infine ho rinunciato e qualche rimpianto mi è rimasto. Tornai a Pisa dove ripartimmo dalla C, da zero lottando per diversi campionati nelle prime posizioni. E la scorsa stagione finalmente il Pisa è tornato in B, pur col ripescaggio, sono ormai più di 10 anni che sono a Pisa.
E’ un ruolo molto difficile per voi ragazze quello del portiere, la porta vi dovrebbe sembrare altissima?
Non sono un portiere molto alto di statura, un metro e nemmeno sessanta, e ho quindi lavorato molto per compensare i miei limiti di altezza. Faccio tanto allenamento e, grazie anche alla mia dote di esplosività nelle gambe e alla mia agilità, riesco a raggiungere anche i palloni più alti.
Qual è stata la tua parata più bella o quella che ricordi più volentieri?
Ne ricordo due con piacere: una contro la Scalese in Coppa Italia, quando giocavo in serie A2 col Pisa. Parai un tiro a Simona Ceci su punizione proprio all’incrocio dei pali con un gran tuffo da palo a palo, ne conservo anche una foto e quindi lo ricordo molto bene. Poi in serie C contro il Siena con loro prime in classifica che lottavano per vincere il campionato e noi riuscimmo a vincere grazie ad una difficile parata su un tiro dal limite della Migliorini, se ricordo bene. Il ricordo più recente e quello della finale di Coppa Toscana giocata contro il Florentia 2 anni fa, con una parata d’istinto su palla scagliata da fuori proprio sotto la traversa. Con il Florentia, in un altra partita giocata in casa loro, ricordo anche un uscita in cui sventai un bel pallonetto fatto dalla mia avversaria.
E la partita da dimenticare?
Sicuramente una di quelle da dimenticare è stata contro l’Agliana quando eravamo prime in classifica e perdemmo il campionato per un punto proprio grazie al pareggio in casa loro per 3-3 ed eravamo anche passate in vantaggio.
Essere il capitano della squadra è più emozionante o più impegnativo?
Tutte due nella stessa misura perché all’emozione si contrappone la responsabilità di gestire la squadra che nel mio caso si aggiunge anche alle mie responsabilità di portiere. Quando mi è stato dado l’incarico due anni fa non ero sicura di riuscire nell’impresa. Poi ci ho lavorato, ho capito come funziona e sto cercando tuttora di migliorarmi nel compito. Mentalmente per me è stato impegnativo anche se è anche gratificante esserlo e lo prendo come un bel regalo che mi è stato fatto. Per quanto riguarda il discorso del portiere che ha meno possibilità di interloquire con l’arbitro, nel mio caso dico meglio così perché se parlo meno lo faccio anche arrabbiare meno. Quando sono in campo la mia natura cambia e tanto sono pacata fuori quanto lo sono meno quando gioco. quindi meglio discutere poco con l’arbitro.
Il Pisa approdato quest’anno in B non ha avuto un inizio facile ma si sono notati miglioramenti ed è arrivato anche il primo punto con la tua porta imbattuta, con quale spirito la squadra affronta i prossimi impegni?
Siamo partite belle cariche perché ci aspettava una nuova categoria e infatti la prima in Coppa l’abbiamo vinta per 2-1 contro la Lucchese. Dopo di che abbiamo avuto la ‘bella’ notizia che la prima di campionato sarebbe stata col Florentia. E frustrante ricordare quella partita perché non ero abituata a prendere tutti quei gol. Per quanto riguarda i prossimi impegni abbiamo deciso di affrontare partita per partita e di lavorare molto meglio di quando siamo partite perché evidentemente c’era qualcosa che non andava, anche a livello mentale delle ragazze, stiamo lavorando per crescere insieme perché ci sono anche dei nuovi acquisti, cerchiamo di accrescere l’amalgama e di lavorare per migliorare a stare in campo insieme e imparare a non mollare mai, di non perdere la grinta e tenere sempre acceso il cervello, oltre che su aspetti tecnici e tattici. Insomma obiettivo crescere e aumentare il bagaglio di esperienza anche perché il campionato quest’anno premierà solo le prime tre squadre e sinceramente non siamo attualmente attrezzate per ambire a tali piazzamenti.
E i tuoi futuri impegni?
Niente di particolare se non quello di lavorare nell’azienda di famiglia e di prendere in futuro le redini della ditta, anche se non nego che mi sarebbe piaciuto avere un futuro nell’ambiente del calcio. Ma per me non sarà così, non lo è mai stato, io non ho mai percepito niente per me il calcio è stato pura passione. Ho avuto solo dei rimborsi spese il periodo in cui andavo con la macchina a Firenze, ma niente di più. Il sogno nel cassetto era quello di guadagnare col calcio e che diventasse un vero e proprio lavoro, come i colleghi maschi. Sono andata avanti sempre con questa mentalità lavorativa anche se poi non è stato così, io comunque continuerò a impegnarmi al massimo e a dedicare tutta me stessa. Sorrido al pensiero che fosse meglio avere 19-20 anni ora per avere più possibilità di diventare professionista. Ma sono contenta lo stesso perché ho anch’io, nel mio piccolo, dato il contributo a questo sport. Sono ambiziosa e non smetto di sognare, di avere degli obiettivi sportivi, nel mio cuore c’è il Pisa insieme al desiderio di sentire l’inno nazionale con la maglia azzurra addosso.
Un ringraziamento al Pisa CF e a Chiara Romiti per la sua disponibilità e un grandissimo augurio per il proseguimento della carriera da parte mia e di tutto lo staff di Calcio Femminile Italiano.
Credit photo: Ilaria Angiolini Ph, pagina Facebook Pisa Calcio Femminile