Chiara Marchitelli, portiere nerazzurro che annovera ben tredici titoli nazionali complessivi, conquistati con quattro diverse squadre: quattro scudetti, quattro Coppe Italia e cinque Supercoppe, ha parlato ad Inter TV:
“Sto bene sono tornata a Roma gia da un po’ ed è tutto a posto. La situazione qui? Io esco pochissimo e al TG si parla poco di Roma, quindi non ho una vera e propria percezione. Quello che vedo dal balcone è che c’è pochissima gente in giro, si esce solo per fare la spesa. E difficile allenarsi, se non impossibile! Il prof ci manda il possibile, ma non è facile.. utile si, almeno per mantenere la prestanza fisica e poi anche a livello mentale. Cerco di non svegliarmi tardi, mi alleno alla stessa ora in cui mi allenavo prima e crearmi una routine mi aiuta a trascorrere al meglio questo periodo”.
“Non ho una famiglia di ex calciatori o persone particolarmente appassionate al calcio, a parte uno zio, quindi il mio primo ricordo è legato a lui quando all’età di 5 anni mi insegnava a palleggiare. Io giocavo per strada, venendo da un paesino piccolo a quei tempi si giocava così. I miei non erano molto entusiasti all’inizio, ma poi sono riuscita a fargli cambiare idea. All’inizio andavo agli allenamenti del mio migliore amico di nascosto, poi mia mamma si è arresa e mi ha iscritto alla scuola calcio”.
“Il ruolo di portiere è stato un caso, ho iniziato come centrocampista. Poi quando ho iniziato a giocare con le ragazze, durante un’amichevole mancava il portiere e siccome io ero una delle più alte mi hanno messo in porta. Fu dura convincermi, ci volle un annetto prima che io mi convincessi a fare il portiere. Tra l’altro l’allenatore che mi mise in porta fu Sergio Guenza che purtroppo è mancato pochi giorni fa. È stata una figura importante per tutto il calcio femminile”.
“Il calcio femminile è cambiato in modo abissale negli anni. Quando ho iniziato a giocare io è stata proprio una scoperta vedere che c’erano squadre femminili. Non era per nulla un mondo conosciuto. Ho iniziato con la Lazio con cui vinsi coppe, campionati.. Se faccio ora il paragone anche solo a livello di strutture si percepisce la grande differenza e crescita e anche a livello mediatico. Il Mondiale di Francia poi ha fatto da spartiacque e da li è stato intrapreso un determinato tipo di percorso che spero il prima possibile ci porti al professionismo”.
“In futuro mi piacerebbe allenare i portieri. Ho preso il patentino Uefa B ma anche il patentino da preparatore dei portieri perché la sento mia questa passione e sento di poterlo fare. Mai dire mai però ecco preferirei la strada che conosco e che penso di saper gestire, anche perché non sono famosa per la pazienza. Quindi meglio potermi occupare di 2,3 portieri anziché di una squadra intera. Ora ho più pazienza di quando ero giovane infatti Roberta (Aprile ndr) mi ricorda me qualche anno fa e questo mi piace perché siamo molto in sintonia. Siamo un bel gruppo anche con Piero (l’allenatore dei portieri ndr), che invece al contrario di noi è una persona molto paziente, quindi si riesce a lavorare bene”.
“Sto cucinando molto in questo periodo, anche dolci. Infatti sono quasi diventata esperta di torta di mele. Mi piace cucinare, lo facevo anche prima, ma in questo periodo mi diletto di più anche perché ho ritmi diversi e più tempo per sperimentare anche altre ricette. Il soprannome Brontolo? Mi è stato affidato quando ero giovane perché ero spesso e volentieri una brontolona, non mi facevo andare bene tutto e sono testarda..Ora mi sono ammorbidita, mantenendo comunque quello spirito. Ma il soprannome si sa, resta!”
“Con Roberta Dadda ci conosciamo da tantissimi anni perché abbiamo giocato nel Monza insieme, vincendo anche uno Scudetto e poi ci siamo ritrovate negli anni a Brescia dove c’erano anche Elisa Alborghetti e Stefania Tarenzi quindi è stato bellissimo ritrovarle quest’anno. Anche perché a Brescia abbiamo condiviso una parentesi molto bella a livello professionale. Abbiamo vinto tutto quello che si poteva vincere e loro sono due persone eccezionali. Chiunque vorrebbe averle come compagne di squadra. Regi (Regina Baresi ndr) è stata una bella scoperta, è una bella persona, un’atleta professionista e un buon capitano. Sempre a disposizione delle proprie compagne”.
“A distanza di tantissimi anni mi ricordo dov’ero e cosa stavo facendo nel momento in cui ho ricevuto la notizia della prima convocazione in Nazionale maggiore. E’ una cosa che Roberta (Aprile ndr) ricorderà per il resto della vita. Indossare la maglia della Nazionale è una grande responsabilità perché rappresenti il tuo paese e tutte le ragazze che in Italia giocano a calcio. E’ da tenere sempre a mente anche che con quella maglia bisogna dare il massimo. Come con il proprio club, perché è grazie a quello che indossi la maglia della Nazionale”.
Credit Photo: Facebook FC Internazionale Milano