Carolina Morace, leggenda le calcio femminile ed ex allenatrice del Milan, ha parlato a Il Calcio Femminile:
“Se analizzo chi fa parte della commissione calcio femminile, rimango un po’ confusa. Partendo da Renzo Ulivieri, che sebbene sia presidente degli allenatori, col calcio femminile non c’entra niente. Perché deve essere lui a scegliere il secondo della CT Bertolini? Forse Ulivieri ha voce in capitolo sulla scelta dello staff della nazionale maschile? No, sicuramente. Allora perché detta legge in quella femminile? Il calcio femminile, ora che sta avendo successo, sta vivendo l’ingresso di molte persone provenienti dal maschile che pensano di sapere tutto ma che con il nostro mondo c’entrano poco. C’è la tendenza di alcune società di imporre che il secondo allenatore sia un maschio. Io ne sono fuori, perché lo staff me lo scelgo da sola. Come non ci sono interferenze sulla panchine maschili, non ci devono essere interferenze neanche su quelle femminili. Il rispetto dei ruoli deve essere alla base di ogni attività”.
“Una donna che allena nel maschile? Nel calcio vedo ancora tanta ignoranza, vedo ancora tanta gente con la terza media che vuol fare il dirigente e che magari non ha mai lavorato in vita sua. Quindi fino a che il calcio prende queste persone, è difficile che una mentalità possa essere superata. Vedo ancora molti pregiudizi, generati da una ignoranza di fondo. Menomale che sono arrivate le squadre professionistiche. Io non sono tifosa della Juventus, ma la Juve nel femminile ha fatto e sta facendo bene. Non mi riferisco al vincere ed al valore della squadra femminile in se, ma mi riferisco a come venga presentata la squadra. Mi viene il mente il fatto che l’abbiano fatta giocare all’Allianz Stadium e che, per esempio, dopo la vittoria dello scudetto l’abbiano fatta festeggiare insieme a quella maschile. Sono tutti particolari che spingono le persone a rompere il pregiudizio. Poi però penso ad alcuni presidenti di serie A, che non fanno nulla per il femminile”.
“Se Gaucci avesse chiamato me nel 2003 come fece con Ljungberg, Svensson e Prinz? Non avrei accettato. Ti parlo comunque dopo aver fatto alcune partite con atleti di spicco del maschile. Mi viene in mente la partita con Totti all’Olimpico per esempio. Posso farti un paragone nel tennis: è come se Novak Djokovic affrontasse Serena Williams. Il gap è molto. Però ti posso dire che giocando a calcetto con loro, ho giocato con Chinaglia per esempio, la differenza in un campo 20×40 non si avvertiva. Stiamo parlando però di un campo dove non c’è l’espressione della potenza, e la forza fisica si fa sentire meno. Le qualità tecniche però sono le stesse tra uomo e donna. Qualità come la scelta di tempo, il saper dove andare a prendere la palla, il saper leggere una situazione sono universali. Sono qualità che non risentono del genere e che fanno la differenza. Quello che caratterizza il campione dal non campione è la capacità di percepire con anticipo quello che sta per accadere”.
Credit Photo: Facebook Carolina Morace