Due destini che si uniscono, citando un famoso pezzo musicale di tiromanciniana memoria, da oltre 11 anni sopra lo stesso manto erboso, sotto lo stesso simbolo, dentro gli stessi gloriosi colori. Chiamarle semplici protagoniste della storia rossoblu è finanche riduttivo, per due che con i tacchetti come penna e il pallone come calamaio hanno scritto in prima linea – e continuano a farlo – le pagine più belle della storia calcistica della Città della Vittoria.

Francesca Da Ros Adriana De Martin, il capitano e la bomber, la geometra della retroguardia e l’ingegnere del reparto offensivo, hanno tagliato all’unisono, nell’ultimo match di campionato contro l’Imolese, il sonoro traguardo delle 150 presenze in tutte le categorie sempre e rigorosamente con la maglia rossoblu. Difficile privarsi delle loro qualità sul campo, impossibile scinderle dal legame ormai di sangue con la Mafalda e il suo mondo. Ricordi, emozioni, giocate e tante altre pagine da aggiungere alla manuale del pallone vittoriese: in attesa del “prossimo fascicolo”, sentiamo dalle dirette protagoniste i frammenti più belli di questo primo bignamino rossoblu in tripla cifra abbondante.

Che ricordo hai della tua primissima partita ufficiale con la maglia della Prima Squadra?
Fra:
 Me la ricordo bene, avevo 15 anni, era un incontro di Serie C in trasferta e ho giocato difensore centrale accanto a Giulia Da Re. L’impatto è stato positivo e ho ricevuto diversi complimenti, ma a colpirmi fin da subito è stata la grande sintonia con Giulia, la tranquillità che ha saputo infondermi in campo e che mi è stata di grandissimo aiuto nel rompere il ghiaccio.
Adri: Le sensazioni del mio esordio in prima squadra sono un po’ offuscate a causa del tempo, d’altra parte sono passati ormai 11 anni. Ricordo comunque che ero la più piccina della squadra, avevo quasi paura nello scendere in campo perché sapevo di dovermi scontrare con ragazze molto più grandi. Grazie alle compagne di squadra è stato tutto molto facile, le “vecchiette” del gruppo, Carmen, Federica, Roberta, Ilenia e il bomber Cesca mi hanno insegnato tantissimo e grazie a loro ho sconfitto ogni timore riuscendo ad esprimermi al meglio.

Qual è invece il match che consideri “Il più memorabile” della tua carriera sinora?
F: 
La stagione in cui abbiamo conquistato l’approdo in Serie A, per ovvi ragioni, è stata costellata di match memorabili e ricchi di emozioni. In particolare, mi è rimasta impressa la rimonta nella partita in casa con la Jesina da, 0-2 a 3-2: in quell’occasione abbiamo dimostrato di essere squadra vera e gettato le ultime fondamenta per poter realizzare quel sogno che aveva cominciato a pervaderci la mente.
A: In tutti questi anni diverse partite sono rimaste nei ricordi, nel cuore. Dovendo sceglierne una opto per il match in casa contro il Trevignano nell’annata della promozione in Serie A. Abbiamo affrontato la partita nel modo sbagliato, ma la convinzione e la grinta ci hanno portato a vincere nei minuti di recupero. E poi fare il gol della vittoria nei minuti di recupero… Con il pubblico e l’atmosfera che si era creata quella sera, è un emozione indescrivibile che rivivo spesso ancora oggi.

Un momento di vita vissuta sul campo che non dimenticherai davvero mai.
F: Di tanti istanti, il triplice fischio dell’arbitro nella decisiva partita per l’approdo in Serie A sul campo del Marcon e tutto il mix successivo di sensazioni ancora adesso mi regalano i brividi nel ripensarci. Chiaramente, il fatto di aver raggiunto l’apice sportivo assieme alle mie compagne del “gruppo storico” rende tutto tremendamente, totalmente speciale.
A: La consapevolezza, nell’indimenticabile serata di Marcon, di aver conquistato la promozione in Serie A, un vero e proprio sogno che mai avrei pensato di avverare all’epoca dell’esordio in prima squadra.

Ripensando a quando hai cominciato, come ti vedi cresciuta da alfiere rossoblu?
F:
E pensare che, inizialmente, non volevo neppure giocare con il Vittorio! Fu Franco Fattorel, l’indimenticato e indimenticabile Baffo, ad insistere ogni qualvolta andavo a veder giocare mio fratello perché mi unissi alle Tose. La sua figura mi dava anche un certo timore, ma alla fine e io e Viola Cutifani, abbiamo scelto insieme di vestire i colori rossoblu. Sin dall’inizio mi sono trovata subito molto bene e, anzi, solo qualche anno dopo mi sono resa conto di quanto fosse stata azzeccata la mia scelta. L’armonia del gruppo Permac è sempre stata più unica che rara. Oggi l’essere capitano mi gratifica ma non mi fa sentire più importante delle mie compagne, anzi, idealmente questa fascia è condivisa in particolare con Francesca Zanella, Adriana De Martin e Giulia Reginato, che se la meriterebbero in egual misura.
A: 
Ripensando all’attaccante che ero agli inizi, sono cresciuta sicuramente tanto, come tutta la squadra. La società negli ultimi dieci anni ha avuto un processo di crescita continuo, direi visibile ad occhio nudo.  Grazie alla società, ai mister e alla forza del nostro gruppo sono cresciuta sotto tutti gli aspetti sia dal punto di vista calcistico che personale. Ora purtroppo sono considerata una delle “vecchie” del gruppo e spero di aiutare le giovani a crescere perché il Vittorio deve continuare a vincere!

Credit Photo: http://www.vittoriovenetocalciofemminile.it/