Debora Civalleri, nata a Saluzzo il 28 gennaio 1994, ha iniziato a giocare all’età di 8 anni con i ragazzi del Morevilla (Moretta/Villafranca), per poi approdare al calcio femminile con il Polonghera a 15 anni: qui 4 stagioni in serie D e una in C. Tre anni fa l’arrivo nel Marchesato, dove la promozione in serie B viene centrata al primo tentativo.
Quest’estate a Saluzzo c’è stata una mini rivoluzione: tu hai deciso di rimanere, quali motivazioni hanno spinto questa tua scelta?
Le motivazioni sono più di una: innanzitutto sono rimasta perchè io dovevo qualcosa a questa società, fin dai tempi del Polonghera hanno insistito affinchè venissi a giocare nel Marchesato, hanno sempre creduto in me, non mi hanno mai fatto mancare niente; se oggi posso disputare un campionato di serie B lo devo alla Musiello. Andare via non sarebbe stato riconoscente nei confronti della società e poi, sarebbe stato come cancellare, annullare, l’esperienza dei 2 anni passati in serie B.
La Musiello ha ottenuto un pareggio di carattere con il Ligorna, poi una brutta sconfitta con la Juventus. Si cominciano però a vedere i primi miglioramenti a livello di amalgama di squadra. Dove può arrivare questo Saluzzo?
Il nostro obiettivo è la salvezza e finché non verrà raggiunta matematicamente non si può pensare ad altro: c’è bisogno di tanto sacrificio, impegno e voglia di crescere.
Sei capitano e leader dello spogliatoio: quali pensi siano gli aspetti su cui la Musiello deve maggiormente lavorare per migliorare?
La Musiello deve migliorare a livello di gioco e soprattutto a livello mentale: solo così gli obiettivi potranno essere raggiunti.
A livello personale quali traguardi ti poni?
Personalmente cercherò sempre di dare il massimo in qualsiasi situazione, a livello di gioco naturalmente e, quest’anno, anche a sul piano dello spogliatoio, dato il ruolo di capitano; un obiettivo personale non c’è in realtà, ora premono maggiormente i traguardi della squadra.
Ti reputi bandiera di questa squadra o, perlomeno, punto di riferimento per le nuove arrivate?
Non mi sento niente di tutto ciò, cerco solo di aiutare il più possibile le mie compagne che non hanno ancora giocato in questo campionato e che inevitabilmente hanno difficoltà maggiori rispetto a una serie C o D. La mia piccola esperienza di 2 anni in serie B ha portato in me un cambio di mentalità utile, che voglio trasmettere