“Per comprendere a fondo questa gara bisogna essere intenditori di questo sport – sostiene Antonio Cincotta al termine dell’andata degli ottavi di finale di Uefa Women’s Champions League –, in primis per via del livello del nostro avversario. Secondo perché il nostro organico è decimato e le mie ragazze stanno scendendo in campo unite. Poi ancora perché giocare contro certe formazioni è uno shock, e ci sta che si debbano prendere le misure. Purtroppo abbiamo subìto due goal nell’immediato, ma nello sviluppo tattico della gara le mie atlete vanno decisamente applaudite”.
“Il Manchester City ti mette alle corde e ti sfiata – prosegue il tecnico nella sua analisi –, la mia squadra è stata egregia nel non disunirsi e nel non abbattersi moralmente. E’ stata una prestazione di livello. Il terzo goal è stato subito mentre cercavamo di riaprirla. E se Thøgersen avesse segnato il 2-1 penso che sarebbe stato un risultato che nessuno avrebbe predetto”.
Si lascia andare sconsolato l’allenatore quando gli viene chiesto della situazioni medica: “l’emergenza ci sta impegnando ancora. Perdiamo anche Sara Baldi (uscita portata a spalla malconcia al 45esimo), Clelland si è sacrificata molto, Neto sarà squalificata per il ritorno. Non è mai successo in cinque anni che sono qui di ritrovarmi in una situazione tanto critica. Avrò dodici atlete fuori servizio. L’istinto vorrebbe che reinserissi subito Piemonte e Breitner, ma la testa ci dice che devono ancora rientrare a regime. Sacrificarle subito potrebbe essere deleterio causando loro un nuovo infortunio che le terrebbe fuori un altro mese ancora”, conclude il manager toscano.