Settimane di nomine nelle varie delegazioni regionali all’interno dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio. Tra queste anche la Sicilia ha conosciuto il nuovo direttivo capeggiato da Josè Sorbello, nuovo Presidente regionale dell’AIAC sicula. Come coordinatrice del calcio femminile è stata premiata Antonia Giammanco, prima donna ad ottenere il patentino da tecnico Uefa A in Sicilia. Abbiamo raggiunto, nelle ore scorse, l’allenatrice palermitana apparsa raggiante per l’incarico ricevuto e vogliosa di mettersi al lavoro.

Antonia come e quando si è avvicinata al calcio e quali sono stati i suoi primi passi in questo sport?
“Non mi sono avvicinata al calcio in un periodo specifico e non ci sono stati i primi passi in questo sport perché è una passione innata. Da sempre ho avuto come amico il pallone, era il mio giocattolo preferito e nella mia famiglia nessuno ha mai giocato a calcio. Sono l’unica ad avere avuto questa passione indelebile verso questo sport. Addirittura mio fratello e un nipote, in particolare, sono nati con la passione e vena artistica. Sono la sola sportiva in famiglia, prima da ex calciatrice adesso da allenatrice e per completare il mio profilo adesso anche scouting”.

Dalla sua una carriera da calciatrice in particolare con la maglia del Palermo giusto?
“Ho iniziato in fasce, ovviamente scherzo, ero ancora adolescente quando iniziai a viaggiare per svolgere i primi allenamenti. Residente a Bagheria, in provincia di Palermo, ero costretta a viaggiare con pullman o treno per allenarmi con la squadra di calcio rosa nero. La passione per questo sport mi ha portato a disputare in salita i campionati dalla Serie C Nazionale fino alla Serie A2. Ero una centrocampista, giocavo da titolare, e sono stata per tanto tempo anche capitano della squadra. Non giocavo solo quando ero vittima di qualche infortunio, la mia vera identità è stata sempre in un campo di calcio”.

Poi nel suo destino la panchina come si è trovata dall’altra parte del campo?
“Allenare, non significa continuare a giocare. Sono due pianeti paralleli ma diversi. Bisogna insegnare a prescindere l’aspetto tecnico-tattico e fisico, bisogna saper gestire un gruppo e  curarne l’aspetto comportamentale, la sinergia empatica, il corretto modo di interagire e comunicare con l’allievo. Lo scouting ti completa il profilo, ti insegna nella sua materia la tipologia di struttura e morfologia dell’atleta. Stare in panchina ti fa protagonista di altre importanti e meravigliosi emozioni. Condividi esperienze, storie diverse ma l’importante è stare dentro un rettangolo”.

È stata la prima donna siciliana ad ottenere il patentino di Uefa A? Quanto sacrificio c’è dietro questo traguardo e quanta soddisfazione?
“Essere la prima donna allenatrice professionista siciliana significa sfatare un tabù. Significa essere la pioniera di un qualcosa che nessuna ha mai avuto il coraggio di affrontare, dai dimostrazione di personalità, dimostrazione che volere è potere. Siamo noi a crearci dei limiti e ostacoli mentali e nella vita in genere. Dai dimostrazione di libertà e di vivere senza paure, sicuramente dimostrazione di grande stima di se stessi. Soddisfazione di aver dimostrato coraggio nel percorrere una strada ritenuta appartenente solo al sesso maschile. Beh direi la pioniera in tutti gli aspetti”.

Di recente è stata eletta la coordinatrice del calcio femminile dell’Aiac siciliana. Quali sono i programmi che ha nella sua testa a riguardo?
“Colgo l’occasione per ringraziare il Presidente Regionale AIAC Josè Sorbello, il Presidente Provinciale di Palermo Piero Gatto e tutto il Direttivo Aiac Sicilia per aver aderito alla mia nomina come Coordinatore Regionale Calcio Femminile. Le mie idee verranno esposte quando diventeranno realtà, da poco ho avuto questo incarico e doveroso condividere tutti i progetti prima con il direttivo e dopo svilupparli. Proporli adesso significherebbe fare chiasso inutile. Un progetto che già è attivo è il ‘centro studi’, ideato ed avviato dallo stesso Presidente Provinciale Piero Gatto.  Questo per adesso è attivo solo a Palermo e abbiamo la ferma volontà di inserire al suo fianco anche il settore femminile”.

Il calcio nel Sud Italia sembra prendere piede anche se più lentamente rispetto al Centro-Nord. Quale è il suo pensiero per invertire la rotta?
“Per i miracoli ci stiamo attrezzando. Il nostro obiettivo primario con l’AIAC è sulla formazione da prestare sul territorio. Sicuramente io insieme ai vari delegati provinciali ci attiveremo per propagandare in modo esaustivo il movimento femminile”.

Due siciliane in Serie C come Palermo e Monreale. Possono essere la vetrina giusta per avvicinare le più giovani?
“Diventerebbe troppo riduttivo. Esistono altre realtà che a causa della pandemia non hanno potuto dare inizio al proprio campionato. Si tratta dell’ Eccellenza struttura da 9 società, ne cito qualcuna solo a livello conoscitivo con il Marsala Femminile, il Catania Femminile, Balestrate, Brolo, Sant’Agata, Santa Lucia Siracusa e via discorrendo. Grande contributo alla vetrina per le più giovani lo sta manifestando la nostra Nazionale Femminile”.