Angelica Soffia, centrocampista della AS Roma e della nazionale italiana Under-19 della quale è anche capitano, ha parlato a Roma TV, raccontando come sta vivendo queste settimane lontano dal campo:
“Sto bene, in questo periodo mi tengo impegnata studiando e allenandomi. La Roma ci ha dato il programma da fare a casa e mi alleno anche con le altre ragazze. Il resto del tempo studio perché tra qualche settimana avrò gli esami all’università. Sto anche guardando molte serie tv, la Casa di Carta è assolutamente da vedere. Per ora riesco ancora a vivermi abbastanza bene questa situazione. A casa ci alleniamo e ci divertiamo insieme, non ci annoiamo mai. Elisa non può stare mai ferma, poi ci sono anche Tecla, Pipitone e Di Criscio. Abbiamo un bel gruppo che ci aiuta a non annoiarci mai nonostante la quarantena.
“L’arrivo a Roma? E’ stata una cosa dell’ultimo minuto, non me l’aspettavo neanche io. Dopo una settimana dall’arrivo ci dissero che saremmo state presentate a Piazza di Spagna. È stata davvero una grandissima emozione, poi mi avevano detto che i tifosi giallorossi erano unici e dopo essere stata allo stadio l’ho capito presto. Le emozioni più forti te le danne proprio i tifosi, dentro e fuori dal campo. I tifosi della Roma sono unici.
Sono sempre stata abituata a stare lontana dalla famiglia, è da tanti anni che sono lontana dalla famiglia e sono sempre stata abituata da questo punto di vista. Ora sono sicuramente più lontana ma sono sempre riuscita a gestire questa cosa, fa parte del mio carattere. Vivo bene da sola, ma ho sempre avuto bisogno dei consigli della mia famiglia. Poi con l’aiuto dei miei compagni di scuola e delle mie compagne di squadra negli anni sono andata avanti. Quando sono arrivata a Roma non conoscevo nessuno ma Roma ti accoglie bene, le persone ti accolgono bene. Quando sono arrivata a scuola mi hanno subito chiesto di che squadra fossi e dopo aver detto di essere della Roma mi hanno tutti aiutato e accolta benissimo! A Roma sto benissimo, noi siamo vicine al centro. Roma è imparagonabile con qualsiasi altra città e sto benissimo sotto tutti gli aspetti.
L’esordio in Champions? Ho esordito in Kazakistan a 16 anni. Ero piccola e non ho subito realizzato bene ma il mio unico pensiero in quel momento era fare il possibile e dare il massimo. È stata davvero tanta roba. Io in generale sono una persona molto tranquilla, in tutto quello che faccio. Ragiono molto e questo succede anche in campo. è una tranquillità che penso mi abbia dato la mia famiglia per come mi ha cresciuto. Mio padre è molto simile a me, penso di aver ereditato questa cosa da lui. La terza più ammonita della Roma? Mi è sempre stato detto che mi faccio “picchiare” in campo quindi ho deciso di prendere un po’ di cartellini anche io! In difesa ci sacrifichiamo di più per la squadra.
In che ruolo hai iniziato a giocare? Con i ragazzi giocavo in attacco, con le ragazze invece da centrocampista finché per varie esigenze ho fatto l’esterno. Alla fine sono diventata terzino perché in una partita delle Nazionale mancavano terzini e durante una partita a Bari contro la Repubblica Ceca ho fatto una grande partita proprio da terzino. Rita Guarino in quell’occasione decise di mettermi terzino. È uno dei ruoli che mi piace fare ma credo di poterne fare anche altri. Mi è sempre capitato di fare più ruoli e mi sento un po’ un jolly.
La cosa più importante in un gruppo è l’umiltà. Se in un gruppo non c’è l’umiltà nessuno è disposto a sacrificarsi per l’altro e il nostro gruppo ne ha tanta, da Bartoli ad Andressa, che potrebbe essere mia sorella per l’atteggiamento che ha. Credo anche che la cattiveria agonistica sia una caratteristica fondamentale per il gruppo e noi in questo stiamo crescendo molto. Siamo un gran bel gruppo e si vede anche in questo momento, ci sentiamo sempre. In questo momento mi mancano tanto le mie compagne di squadra, siamo abituate a vederci sempre e a stare sempre insieme. Manca vedersi in spogliatoio, farsi due risate in palestra, manca lo staff e la coach che ci danno sempre tutto per farci stare bene.
Manca tutto l’ambiente e l’atmosfera che viviamo tutte insieme. Durante le vacanze ci alleniamo in altri modi e non ci vediamo ma ovviamente non è la stessa cosa. Mi manca il gruppo e tutto quello che facciamo insieme. Quest’estate sono arrivate anche nuove giocatrici che si sono inserite benissimo. Quando arrivano delle straniere è più difficile per loro ma si sono inserite benissimo e si impegnano tantissimo ad imparare l’italiano. Sento spessissimo Andrine e Amalie e loro si applicano tantissimo e si vede che ci tengono tanto alla maglia.
Indossare la maglia della Roma? Ho un bel ricordo per rispondere a questa domanda. Contro la Fiorentina, per esempio, durante il riscaldamento c’era l’inno della Roma e c’erano tutte le ragazze, comprese le straniere, che lo cantavano. Non ho mai visto delle giocatrici scaldarsi prima di una gara così importante e che si sentono cosi unite da cantare a canzone durante il riscaldamento. Quella è stata una partita importante, ma in generale tutte le partite al vertice, ci danno quell’adrenalina in più ma anche quella paura in più. A seconda della squadra che abbiamo di fronte o dal momento ci facciamo prendere più o da una cosa o dall’altra. Spesso abbiamo una consapevolezza di partenza, ma ad esempio in alcune partite, come per esempio quella contro la Juventus, la consapevolezza finisci per perderla. Contro la Fiorentina forse questa consapevolezza c’è di più perché ci sentiamo più al loro livello e sappiamo di potercela giocare. Se prendiamo gol lo prendiamo in modo diverso, sappiamo di poter riprendere la partita. Poi ci sono sempre gli episodi, ma non abbiamo ancora quella consapevolezza che può avere in questo momento la Juventus.
Il primo gol al San Marino? Era una partita meno impegnativa. È stato un episodio fortunato ma quel gol ci ha sbloccato la partita. Sto crescendo e sono sempre stata molto fortunata, quando giocavo con i ragazzi il mister era il compagno di mio madre e mi ha permesso di inserirmi. Quando sono arrivata a Verona c’era un ambiente più professionistico e si allenava anche molto, sulle 4-5 volte a settimana. Mia madre inizialmente non voleva, ho fatto danza classica per quattro anni, pattinaggio a rotelle, tennis, nuoto e anche equitazione che mi è sempre piaciuto tantissimo. Mia madre però non voleva che facessi equitazione, è sempre stata spaventata.
Alla fine ho deciso di fare calcio e andavo a giocare di nascosto con il compagno di mio madre. Il mio sogno era quello di avere la borsa con il mio kit di allenamento e i miei primi scarpini sono stati quelli di Del Piero. Ho iniziato a dare i primi calci al pallone a 11 anni, non ho iniziato presto. È bello poter aiutare ora tutte le bambine che vogliono avvicinarsi a questo sport, il fatto di poter influenzare qualcuno in modo positivo è molto bello. I bambini della scuola calcio spesso ci chiedono consigli.
La campagna Assieme? La Roma ha fatto diverse iniziative, da quelle per gli abbonanti over 65, le uova di Pasqua ai bambini e soprattutto tante idee non comuni. Il fatto che si possano aiutare gli anziani è una cosa bellissima e sono loro i soggetti più a rischio. Quando ritroverò le mie compagne sarà una bella sorpresa, questa sosta sarà molto positiva per noi forse perché sento che il nostro gruppo è diverso dagli altri. Questa distanza ci ha unito in realtà, credo che quando ricominceremo la voglia di stare insieme e di giocare ci potrà dare quella spinta in più che ci aiuterà a fare grandi cose in campionato e in Coppa Italia”.
Credit Photo: Vanni Caputo