In questa stagione una delle dieci squadre iscritte nel campionato veneto di Eccellenza è il Gordige Il club, presieduto da Marianna Padovan, prende il suo nome dai due fiumi che passano per Cavarzere, il paese nativo della squadra, ovvero Gor (Gorzone) e dige (Adige). Nella formazione biancazzurra, allenata da Kenny Astolfi, una delle pedine più longeve è Alessia Melato, classe ’91 originaria di Bovolenta nel padovano, che da ben 15 anni gioca con questi colori. Abbiamo raggiunto per qualche battuta proprio il difensore centrale del Gordige.
Alessia come ti sei avvicinata al mondo del calcio?
“Ho cominciato a tirare i primi calci al pallone fin da quando ero bambina. Abito in un paesino in provincia di Padova e la mia fortuna è sempre stata questa: un piccolo quartiere, un parco immenso vicino casa e i miei più cari amici come vicini. Quando tornavo da scuola mi preoccupavo di finire i compiti il prima possibile, mi sentivo ripetere sempre la solita frase ‘prima finisci, prima vai fuori a divertirti’, le sante parole di mia mamma che mi hanno insegnato così prima il dovere e poi il piacere. Il parco pubblico vicino casa era gigante, gli alberi ci facevano da porta e l’erba a lungo andare è andata via via sparendo lasciando solo spazio a della terra che ci faceva tornare a casa, tutte le sere, impantanati dalla testa ai piedi. Eravamo tutti in classe insieme, io la sola ragazza del gruppo, ma questo fortunatamente e grazie soprattutto all’amicizia che ci legava e ci lega non mi è mai stato fatto pesare particolarmente, a contrario delle tante discriminazioni e i tanti pregiudizi che purtroppo si respirano in questo mondo di adulti. Quando avevamo un compito il giorno dopo, il parco era una desolazione, di bambini neanche l’ombra per il resto ogni pomeriggio avevamo appuntamento fisso. E’ così che ho cominciato ad avvicinarmi al calcio”.
Quali sono state le tue prime esperienze?
“Ho iniziato a giocare all’età di 6 anni con il Bovolenta, la squadra del mio paese. Come era facile e naturale con i miei amici giocare al parchetto così difficile e complicato è stato farsi spazio in una società maschile, perché si sa, come in tutti gli ambiti e in tutte le situazioni di questo mondo la donna, rispetto all’uomo, deve fare il doppio della fatica per guadagnarsi quello che semplicemente le spetta. Cosi tra pianti e momenti di sconforto mi sono guadagnata il mio posto da titolare, mi sono tolta molte soddisfazioni e ho fatto piacevolmente ricredere persone che avevano per la testa lo stereotipo sbagliato che il calcio non è uno sport da femminucce”.
Poi il passaggio al femminile come è iniziata la tua carriera da calciatrice?
“A 14 anni sono passata in una squadra femminile, così ho cominciato a giocare nel Gordige, squadra che non ho mai abbandonato e dove tuttora gioco. Lasciavo un ambiente maschile, composto da tanti amici per far spazio ad un mondo nuovo e tutto da scoprire. Quel passaggio si è rivelato molto importante per me perché ho incontrato una seconda famiglia, che al di là dello sport, mi ha dato tanto in termini di principi e valori umani. Il senso di attaccamento alla maglia ereditato dalle generazioni passate e dal vissuto al Gordige è sempre stato un aspetto fondamentale che le nuove generazioni hanno ben interpretato. Con il Gordige di soddisfazioni ce ne sono state tante, tra cui la vittoria del campionato di Serie B e relativa promozione in A2 nella stagione 2010/2011 e del campionato di Eccellenza nel 2019 proiettando così la squadra in Serie C”.
Nella tua carriera da calciatrice purtroppo anche qualche infortunio, quanto è difficile fermarsi?
“Il calcio è sempre stato molto per me. Mi ritengo una persona fortunata perché ho avuto delle belle opportunità. Ci sono stati momenti di sconforto, come gli infortuni alle ginocchia che mi sono operata 4 volte, ma in quei momenti riconosco le parti fondamentali della mia esperienza calcistica. Dopo ogni caduta mi sono sempre rialzata e non ho mai dato modo agli avvenimenti di battere la mia passione”.
Questa stagione abbastanza turbolenta come l’avete preparata?
“Siamo partite ad agosto con qualche problemino. Dovevano affrontare il campionato di Serie C, ma per una serie di vicissitudini, ai nastri di partenza, con coraggio e sofferenza abbiamo deciso di fare un passo indietro e intraprendere il campionato di Eccellenza. Con umiltà siamo ripartite unite, fiduciose e determinate per cercare nuovi stimoli, obiettivi diversi ma non meno importanti. Difficile è adattarsi ai cambiamenti ma il gruppo ha dimostrato grande senso di squadra e con entusiasmo abbiamo iniziato a lavorare, ponendoci il miglior proposito possibile, giocare cercando di fare bene e di dare sempre del nostro meglio per toglierci qualche soddisfazione. L’entusiasmo, per un gruppo di ragazze impegnate durante la giornata a lavorare o studiare disposto a fare i chilometri per potersi allenare, di certo non manca. Deve essere la base che, mischiata alla passione, genera quel motore che ti spinge ad allenarti soprattutto in quelle serate invernali con i terreni ghiacciati e gli amici che cercano di fare i diavoli tentatori, ma senza troppi risultati, dal facile ‘ma chi te lo fa fare?'”.
Il vostro gruppo è stato riconfermato rispetto allo scorso anno o ci sono stati nuovi innesti?
“Il nostro gruppo si è un po’ ridimensionato in relazione anche alla scelta di partecipare al campionato di Eccellenza. Sono subentrate dal giovanile alcune ragazze mentre altre, per i loro buoni motivi e inevitabilmente con nostro dispiacere, hanno preferito percorrere altre strade e non posso altro che augurare loro il meglio. Altre ragazze, che avevano scelto di concentrarsi su altro e quindi di non giocare più, percependo la situazione amara e delicata, hanno deciso con coraggio di prendere per mano la squadra e di rimettersi in gioco ancora una volta, suscitando riconoscenza e gratitudine da parte di tutti. Lo scheletro della squadra è rimasto tale rispetto agli anni passati. Buona parte delle ragazze e lo staff tecnico con a capo il mister Kenny Astolfi hanno deciso di sposare la scelta di categoria con impegno, volontà e grande spirito di squadra onorando così, ancora una volta, una società che vanta una storia di calcio femminile che dura da quasi 30 anni”.
Come avete metabolizzato la notizia dello stop e come vi siete adeguate?
“Lo stop dei campionati è stata sicuramente una scelta inevitabile. Situazioni che avrebbero sicuramente portato a rischi non indifferenti per noi atlete, allenatori, per la società e per le nostre famiglie. Nelle categorie inferiori come le nostre certi protocolli sono difficili da seguire per lo più per motivi di carattere logistico ed economico. Tutte eravamo consapevoli che prima o poi sarebbe arrivato lo stop da parte del dipartimento, una notizia spiacevole ma un respiro di sollievo per tanti, di conseguenza, vista la situazione abbiamo continuato ad allenarci singolarmente a casa”.
Quanto speri nella ripartenza dei campionati?
“E’ un momento difficile per tanti, soprattutto per chi è impegnato in prima linea, per chi ha perso qualche persona cara, per chi sta combattendo personalmente questo mostro invisibile o per chi quotidianamente lotta per continuare a lavorare. E’ giusto rimanere lontano dai campi di calcio per rispettare il lavoro di tanti ma soprattutto per tutelare le persone più fragili e più vulnerabili di noi. Sarà opportuno riprendere quando arriverà il momento più giusto, ma senza forzature. Non ci costa niente aspettare, però dovremmo ricordarci poi di apprezzare di più i momenti che ci aspettano”.
Come sta crescendo il calcio femminile in Veneto?
“Il calcio femminile in Veneto sta crescendo in maniera graduale. La nostra regione é sempre stata attenta ai settori giovanili delle squadre femminili e questo investimento ha portato a notevoli passi avanti per il movimento in generale. In Veneto ci sono molte squadre femminili che per la loro storicità e i risultati ottenuti negli anni si sono mostrati esempi fondamentali per le realtà più piccole”.
Come valuti il livello del vostro campionato di Eccellenza?
“Il campionato di Eccellenza di quest’anno è molto competitivo. Ci sono ottime squadre che sono maturate negli anni, grazie anche ai settori giovanili di queste realtà che hanno formato giovani ragazze, dando loro modo, spazio e tempo per crescere. Altre società hanno arricchito le rose con forti elementi a livello individuale che militavano in categorie superiori negli anni precedenti. Sarà un campionato equilibrato, contraddistinto sicuramente da un mix di maturità ed esperienza da una parte e da tutti gli aspetti gagliardi delle giovani calciatrici dall’altra, dove nulla sarà poi così scontato, e i risultati ogni domenica verranno messi continuamente in discussione”.
Il tuo più bel ricordo legato al mondo del calcio?
“Ho tanti ricordi belli legati al calcio come ogni qualvolta che ritornavo in campo dopo un infortunio in cui provavo quel senso di felicità difficile da spiegare o magari quando dopo una stagione arrivate a centrare l’obiettivo della vittoria, provavo quel senso di appagamento e di gioia condivisa con le mie compagne che rendeva il tutto ancora più significativo. Ma se devo ricordare nello specifico un episodio, un particolare momento a me tanto caro, lo identifico quando mio padre si fece da solo i chilometri per venire a Meda. Ero emozionata per quell’occasione molto importante, ma con lui li mi sentivo al sicuro”.