Con la passione per lo sport trasmessa dai genitori, in particolare dalla madre, Alessandro Santucci entra in contatto col mondo dello sport fin da piccolo e si spinge col tempo ad arrivare anche nel mondo del calcio femminile. Dall’annata del 61′ quando nasce, le discipline sportive e non in cui si cimenta sono svariate: pallavolo, rugby, sci, trekking, caccia fotografica, cavallo, calcio. Proprio in quest’ultima disciplina inizia a giocare con gli amici, parenti, quando comunque le società sportive non erano ancora una cosa troppo comune. Per lui il ruolo era però quello di portiere. Il tentativo di passare in un campionato della Federazione risultò invano e dopo un duro colpo in match per la salvezza, decide di passare dall’altra pare del campo. No, non quella della tribuna, ma quella dell’arbitro: “Forse sono uno dei pochi giudici di gara che viene dal ruolo di atleta. Cosa che ritengo dovrebbe essere resa obbligatoria in quanto puoi analizzare meglio svariate situazioni.”
Arbitrare non è di per sé un ruolo facile. Pensi sia ancora più difficile arbitrare nel calcio femminile quando si è uomini? Si tende ad essere più “delicati” nelle sanzioni?
Fare l’arbitro richiede impegno, aggiornamento, umiltà e lo studio di ogni gara, anche di quelle dei più piccoli perché un buon giudice di gara deve saper gestire ogni differente categoria sapendo ascoltare anche gli atleti atlete. Anche individuando il leader del team che non è mai il capitano, tranne pochi casi, come per esempio Valentina Boni del Fimauto Valpolicella Chievo Verona.
Nel campo femminile, dove tra l’altro ho allenato le portiere di un team di calcio a 5 di serie a qualche anno fa, serve essere estremamente psicologo, e usando le parole con molta accuratezza in quanto frasi che con gli uomini non provocano nulla con le donne “potrebbero” essere fraintese. Ecco perché i richiami devono essere gesti diversamente e questa all’inizio potrebbe essere una difficoltà.
Per quanto mi riguarda bisogna comunque concentrarsi e non come vedo in campionato sottovalutare gli incontri dato che si fanno designazioni di arbitri della Categoria Eccellenza e sporadicamente fino alla Serie D. Questo è un punto dove i vertici del calcio femminile dovrebbero insistere.
Recentemente hai arbitrato l’amichevole tra due squadre di Serie A femminile: Atalanta Mozzanica vs Fimauto Valpolicella Chievo Verona. Com’è arbitrare alcune delle giocatrici più importanti sul territorio italiano?
Per quanto riguarda l’amichevole non ho avuto problemi: la mia arma del richiamo ha funzionato al meglio anche perché una ragazza, una donna carica di agonismo quando gli sventoli il cartellino ha una reazione diversa del tipo: “Ma che stai scherzando?! Ma davvero?!”; alcune invece fanno segni con il braccio e queste reazioni le hanno le più esperte.
Credi che il calcio femminile sia in forte crescita?
Il calcio femminile ha delle enormi potenzialità, ma deve uscire dalla nicchia dove ancora è chiuso nella massima serie e dove le atlete si conoscono tutte ed alcune girano da una società all’altra.
Anche il fatto di arbitrare per le donne è forse un pregiudizio forte, perché spesso si sente dire che le donne di calcio non ne capiscono. È comunque in crescita anche il numero di donne arbitro in italia?
Non è vero che le donne non capiscano di calcio, si devono solo raffinare magari con l’aiuto di qualche giudice di gara disponibile a serate tecniche oppure a spiegazioni di base, cosa che mi è già capitata con il maschile.
Credo altresì che i tempi siano maturi per l’esordio di un arbitro donna nella massima serie come è accaduto nel Nord Europa.
Meglio arbitrare nel femminile o nel maschile? Perché?
Arbitrare le donne è più bello si vede ancora il vero gioco, il rispetto tra avversari e dove si accetta che l’arbitro può sbagliare.
Come mai hai iniziato ad arbitrare?
Ho conosciuto il vostro mondo ai tempi di Carolina Morace e Patrizia Panico, ma ora collaboro con giustizia sportiva degli enti di promozione sportiva (UISP) dopo aver fatto il coll esterno della alta corte di giustizia
Per il resto ho il patentino per arbitrare le gare per non vedenti e ipovedenti e quando posso do una mano come giudice di gara ai miei meravigliosi ragazzi e ragazze dello “SpecialOlympcs”. Cosa che ha fatto sì che il Presidente Napolitano mi facesse Cavaliere della Repubblica.
Un grande ringraziamento all’arbitro Alessandro Santucci a cui auguriamo un grande in bocca al lupo per il futuro e per i suoi prossimi incontri da dirigere!
Credit Photo: BPE Agenzia Fotografica Verona