Il mestiere dell’allenatore è tanto affascinante quanto complicato: un buon mister sa che oltre alla tecnica ci sono molti aspetti da dover curare. Questo lo sa bene Francesco Micheli, coach della Primavera del Perugia Calcio Femminile, che fa un lavoro a 360° con le giovani grifoncelle. Serve la sintonia, il lavoro di squadra e la voglia di mettersi in gioco per creare un ambiente favorevole alla vittoria. Nonostante le diverse difficoltà, il tecnico ritiene questa esperienza in femminile molto positiva e spera in uno sviluppo del movimento.
Dopo sole 3 giornate vi siete ritrovati a giocare 4 mesi dopo. Come avete affrontato questo lungo stop, a livello calcistico e psicologico?
“A causa delle varie ordinanze regionali siamo stati costretti a non allenarci in collettivo. Anche se il gruppo si impegna molto è stato faticoso riprendere in presenza. In ambito atletico c’è un gap enorme a causa del lungo stop, le squadre più grandi invece si sono sempre allenate. Noi ce la stiamo mettendo tutta, anche per farle divertire. Io cerco di mandare messaggi positivi, di crederci sempre, però le difficoltà ci sono. A livello psicologico non è stato difficile ricominciare ma la situazione è complicata. Sprono le ragazze a continuare a lavorare perché il risultato non è tutto, anche se aiuta a migliorare e ad acquisire sicurezza. Il loro obiettivo deve essere arrivare in prima squadra“.
Quanto è importante fare un buon lavoro con le giovani per creare un cantera di future campionesse?
“Io vengo da esperienze prettamente nel calcio giovanile. Come allenatore e istruttore faccio lavorare le ragazze non solo per ottenere il risultato in partita, ma per far sì che si perfezionino soprattutto a livello tecnico, anche individuale. La squadra ha bisogno di collaborare per trovare automatismi“.
Allenare giovani donne ti ha fatto limare qualche aspetto professionale?
“Ho sempre allenato formazioni maschili, sono alla mia prima esperienza in femminile, molto bella e positiva per me. Rispetto ai colleghi uomini, la dedizione e l’attenzione è notevolmente superiore nelle ragazze. Si vede che sono scelte prese consapevolmente perché mosse dalla passione, e si nota nell’impegno che ci mettono in campo“.
Cosa pensi che serva al calcio femminile per cercare di ridurre il divario da quello maschile?
“Dal punto di vista fisico, atletico e di ritmi sarà difficile avvicinarsi per un discorso genetico di struttura muscolare. Per quanto riguarda la tecnica secondo me siamo sulla buona strada a livello nazionale. Vedo che le squadre che incontriamo sono molto organizzate e ben allenate. Per questo niente di diverso dal calcio maschile, bisogna solo riconoscere i dovuti diritti e portare il professionismo anche nel calcio femminile. Di dilettantistico non c’è più niente ormai, la nostra Serie B, ad esempio, affronta trasferte molto impegnative e tanti sono gli allenamenti. Il sacrificio è grande ed è giusto che venga riconosciuto con i dovuti diritti. Grazie alla Nazionale c’è stato un cambio di rotta, il calcio femminile ha avuto molta più visibilità in questi anni“.
Credit Photo: Perugia Calcio Femminile