A poche ore della presentazione del report dell’AIC ‘Calciatori sotto tiro’ c’è stato un nuovo episodio di insulti di matrice razzista durante una partita di calcio. È accaduto nel campionato di Seconda categoria veneta, nell’incontro tra Bessica e Fossalunga, con l’arbitro Mamady Cissé – originario della Guinea – costretto a interrompere il match dopo un insulto di discriminazione razziale rivoltogli dalle tribune. “Bisogna dire basta alle aggressioni agli arbitri, soprattutto giovani – ha commentato il presidente della FIGC Gabriele Gravina, a margine della presentazione del report -. Per un rigore concesso non si può interrompere la partita per cori razzisti. Io oggi sono Cissé, tutto il calcio è Cissé e deve combattere questa forma di cultura becera che deve essere espulsa dal nostro sistema”.
Secondo i dati elaborati e portati a conoscenza dall’AIA, dall’inizio di questa stagione e fino alla fine di gennaio sono stati ben 151 gli episodi totali (45 violenze gravi, 55 violenze fisiche, 40 tentate violenze e 11 violenze morali), con oltre 230 giorni di prognosi complessivi: addirittura otto i casi di aggressione a danni di donne arbitro. “Queste sono azioni indegne di un Paese civile – ha detto Gravina, che di questa situazione ha parlato anche con il vicepresidente dell’Aia, Duccio Baglioni -. Il calcio deve e farà la sua parte, con la Federazione in testa, ma nel nostro Paese è arrivato il momento di riscrivere nuove regole sociali, nuove regole dello stare insieme perché lo sport è vittima del livore, del risentimento e dell’ignoranza che purtroppo alberga nella nostra società”.
La Federazione contrasta e combatte ogni forma di violenza, “promuovendo spazi e programmi di formazione che esaltano i valori fondanti dello sport e del calcio in particolare – ha concluso Gravina -, e lo sta facendo anche denunciando alle autorità competenti le violenze di cui viene a conoscenza e soprattutto non lasciando sole le vittime, anzi affiancandole nel loro doloroso percorso”.