È arrivata al capolinea, la corsa della Torino Women in coppa Italia. Non ce l’hanno fatta, le granata, a superare lo scoglio dei quarti di finale, obiettivo già fortemente a rischio dopo il 4-0 subito nella gara d’andata di domenica scorsa, contro il Bulé Bellinzago. Nella sfida di ritorno di mercoledi sera, fra le mura amiche, ogni residua speranza è definitivamente svanita, a seguito di una nuova vittoria della squadra novarese, per 3-2.
Le ragazze di Domenico Barone si sono presentate nella loro, classica, tenuta granata, affidandosi al consueto 4-4-2, con Giovannini fra i pali, la linea difensiva imperniata sull’inedito, ma poi rivelatosi granitico, duo centrale Tesse–Furione e con la coppia di esterni bassi, composta da Lombardo e Pomati, liberi di spingere a volontà. In mediana, a Capello erano come sempre affidate le chiavi del gioco, mentre il terzetto Molinar Min–Calabrese–Caveglia Cresto era chiamato, a suon di scorribande, ad innescare le due attaccanti, Martinetto e Zappone.
Quelle del tecnico Mario Attilio Reggiani, in maglia bianca con doppia striscia verticale gialla e blù, replicavano con un analogo schema, ovviamente più attento al controllo e meno sbilanciato all’offensiva: Comizzoli in porta, con davanti la linea difensiva, composta da Di Piero, Meraviglia, Labanca e Mazzoni, a presidiare la trequarti arretrata. La zona mediana, vedeva la coppia Masciaga–Izzo impegnata nella parte centrale, mentre sulle fasce si esprimevano Gramoni e Delia, con El Akri e Veronese impegnate a svariare su tutto il fronte d’attacco.
Al fischio d’inizio del signor Alessandro Carissimi, della sezione di Torino, era subito evidente come il risultato dell’andata condizionasse le due squadre: quella di casa, affannata dall’idea di dover recuperare il divario, risultava imprecisa nei passaggi e persino un poco arruffona nello svolgimento del gioco, mentre quella ospite, dotata di un ottimo palleggio, poteva esibirsi con animo decisamente più tranquillo e restare tendenzialmente “coperta”. Ciò che spiccava di più, però, era la scelta delle due contendenti di affidarsi, per raggiungere i rispettivi obiettivi, ad un pressing asfissiante, in ogni zona del terreno di gioco.
L’organizzazione del Bulé sembrava però prevalere, tant’è che la Torino Women riusciva a rendersi veramente pericolosa solamente al 24’, quando la Giorgia Comizzoli veniva chiamata ad un plastico intervento in tuffo, sulla propria destra, per smanacciare in angolo un insidioso tiro dal limite di Martina Capello. Due minuti più tardi, invece, era un pallonetto della Andrea Giulia Martinetto a superare, di un nulla, la traversa della porta ospite.
Va sottolineato, che le azioni da gol si susseguivano praticamente a ritmo continuo, anche se la maggioranza di esse finiva per risultare tale solo in ottica potenziale, perché generalmente disinnescate dalle attente linee difensive.
E difatti, la partita si sbloccava in maniera abbastanza casuale al 39’: un subdolo traversone di Fadwa El Akri, appunto non si sa quanto effettivamente voluto, scavalcava il leggermente avanzato portiere granata, Chiara Giovannini, andando a spegnersi nel più classico dei “sette”.
Lo svantaggio si abbatteva sulle spalle delle toriniste, che per alcuni minuti perdevano il bandolo della partita: al 41’, era la stessa marcatrice a fiorare nuovamente il gol, dagli sviluppi di un corner, impegnando l’estremo difensore di casa in una parata a terra, mentre dopo appena un giro di lancette, complice un errato controllo di piede della Giovannini (con la sfera che, in realtà, le rimbalzava sulla caviglia) metteva Martina Delia nella condizione di ribattere, indisturbata, a rete.
Il raddoppio ospite, significava per la squadra di casa il veder svanire anche l’ultima illusione sul possibile raggiungimento della semifinale. Ma, invece di stroncare definitivamente il morale delle ragazze granata, lo 0-2 stuzzicava il loro orgoglio e, ormai mentalmente libere da ogni fardello, riuscivano a scuotersi. A dare il là era Vittoria Caveglia Cresto: con una perentoria azione personale, sulla fascia sinistra, riusciva a liberarsi al tiro e da posizione quasi impossibile, con un precisissimo diagonale, sorprendeva la difesa avversaria, portiere compreso, ed accorciava le distanze proprio allo scadere della prima frazione.
La ripresa si apriva con un doppio cambio fra le fila granata, con Federica Camporelli a rilevare la Martinetto, mentre Debora Palmisano subentrava alla Lombardo, posizionandosi però a sinistra con lo spostamento della Pomati sulla destra.
Dopo un altro pericoloso diagonale della Caveglia Cresto , sempre dalla sinistra ma questa volta fuori di poco (52’), anche il mister del Bulé Bellinzago iniziava il balletto delle sostituzioni: al 59’ facevano il loro ingresso sul terreno di gioco Manuela Curatitoli e Federica Clerici, in luogo di Greta Masciaga e ed Angela Izzo; quindi, dopo due soli altri minuti, veniva l’ora di Giulia Segalini, che prendeva il posto della Delia. Nel mezzo dei due “slot” di cambio, si segnalava l’ennesima iniziativa della numero 7 torinista, il cui tiro da posizione maggiormente accentrata sfiorava il palo destro della porta ospite.
Al 63’ si verificava forse l’unico episodio discusso, di una partita sempre combattuta ma estremamente corretta: Sofia Tesse commetteva un fallo che, a parere dello scrivente, iniziava fuori area per poi concludersi all’interno della stessa. Il direttore di gara assegnava comunque la massima punizione, che veniva calciata dalla Curatitoli, ma a lato.
L’occasione più ghiotta, per il possibile pareggio del Torino Women, arrivava al 66’, quando Giorgia Cavallo, entrata da poco, si ritrovava faccia a faccia con l’estremo difensore del Bellinzago, ma non coglieva subito l’attimo e perdeva l’opportunità di calciare efficacemente.
La gara, a questo punto, viveva la sua unica pausa, con il forsennato ritmo spezzato da un’altra sequenza di cambi: entravano prima Erika Viganò e poi Eleonora Cannizzaro per il Bellinzago, mentre Patricia Prundeanu (portiere titolare della compagine granata, impossibilitata però a disimpegnarsi fra i pali a causa di un infortunio alla mano) entrava a concedere il meritato riposo ad una ormai esausta Caveglia Cresto, dopo le continue sgroppate sulla fascia.
Quando l’agonismo pareva essersi finalmente placato, ecco che invece l’intensità del gioco aveva una nuova impennata, in un finale pirotecnico: il fuoco alle polveri arrivava (82’) da un tiro, alto di poco, scagliato dalla novarese Elisa Gramoni. Un’azione che precedeva di poco (tre minuti) la strepitosa parata della Giovannini a tu per tu col centravanti avversario. L’estremo granata era però costretto a capitolare nuovamente all’88’, quando un ficcante contropiede ospite, permetteva ad Emilia Veronese di incunearsi nella stanca difesa torinista: arrivata all’altezza del dischetto del rigore, per la ragazza in maglia bianca era un giochetto beffare il numero dodici avversario, in disperata uscita.
Le emozioni non erano però finite e solo un giro di lancette più tardi, la Camporelli trovava la gioia personale, con un colpo da distanza ravvicinata, fissando così il definitivo 2-3.
L’impressione che lascia questo match, è che le due contendenti si siano tutto sommato equivalse: la differenza, al di là della sentenza già scritta nella gara d’andata, l’hanno forse fatta le due fortunose segnature iniziali. Ma si sa che nello sport, in particolare in quelli di squadra, la Dea bendata ha comunque una sua importanza…
Adesso, per il Bulé Bellinzago, si apre il capitolo delle semifinali, da giocarsi (sempre su andata e ritorno) contro la Femminile Juventus Torino, mentre a Barone ed alle sue ragazze non resta che affilare le armi, per affrontare al meglio il girone di ritorno in campionato.